«Sono sempre più evidenti le difficoltà nei settori produttivi del comprensorio faentino, vi sono pochissimi segnali di miglioramento e ancora più arretrata è la ripresa occupazionale». A dirlo è Idilio Galeotti, ex-coordinatore faentino della Cgil. Altroché ripresa: in questa fase la crisi occupazionale sta colpendo più che mai le famiglie. Francesco Pinoni, direttore della Banca di Romagna faentina, smentisce chi si è affrettato a proclamare che nel 2011 la situazione sarebbe migliorata. «Non ho pretese di ipotizzare dove sia l’uscita dal tunnel – dice – essendo un ottimista la vedo, ma non so a quanti chilometri sia».

L’area faentina è tra le più colpite della provincia di Ravenna e il colpo più duro l’ha accusato il comparto manifatturiero, storico punto di riferimento per l’economia cittadina. Sono  4.738 (una percentuale del 28,7 per cento) i lavoratori in cassa integrazione, il loro numero è aumentato dall’inizio dell’anno, dopo che si era riscontrato un progressivo calo da agosto a dicembre 2010. Il metalmeccanico è tra i settori maggiormente colpiti: grandi aziende come la Cisa, la Iemca e la Hs Penta hanno fatto ricorso, pur con situazioni differenziate, agli ammortizzatori sociali. Il settore del tessile non sta meglio, come neppure quello ceramico, ma diverse sono state le strategie intraprese dalle aziende per garantire l’occupazione dei loro dipendenti. Per le 240 operaie dell’Omsa la cassa integrazione verrà prorogata di un altro anno, dopo che la proprietà Grassi ha disatteso due dei tre punti cruciali dell’accordo siglato, il 18 febbraio, al Ministero dello sviluppo economico. «Ora il nodo cruciale è la riconversione. Le dipendenti dell’Omsa vogliono il lavoro, non i soldi, ma l’azienda non è credibile, non rispetta gli impegni». È chiara in merito Samuela Meci, rappresentante della Filctem Cgil ed ex-operaia, il suo rammarico è che la proprietà del gruppo Golden Lady, di cui Omsa fa parte dal 1992, non abbia applicato i contratti di solidarietà, come hanno fatto le aziende della ceramica Cooperativa di Imola e Cedir di Castelbolognese. «Con questi contratti che si possono prolungare per 4 anni -continua Meci- si lavora meno ma almeno si lavora tutti e i dipendenti percepiscono l’80 per cento della loro retribuzione, non del massimale Inps».

CONTI CORRENTI IN ROSSO. I direttori delle principali banche di Faenza non hanno dubbi: il fenomeno esiste ed è preoccupante. Pinoni, non senza una nota di preoccupazione, ammette: «A Faenza c’è una realtà di risparmio e solidarietà economica. Certamente le difficoltà sono aumentate e ora si parla di centinaia e centinaia di persone che non ce la farebbero se non fossero aiutate dalle famiglie, il primo ammortizzatore del territorio». Il direttore della Banca di Romagna continua: «Mi chiedo quanto possa durare questa situazione? La difficoltà contingente la si risistema, ma se non c’è il ricollocamento del personale, quello è il vero problema».

LE ISTITUZIONI. Dopo la recente chiusura del reparto di tessitura, che funzionava 24 ore su 24, sono solo 40 le dipendenti che lavorano: loro e le altre duecento pretendono il rispetto dell’accordo preso a Roma sulla riconversione del sito produttivo e il conseguente ricollocamento. «Sulla reindustrializzazione l’azienda avrebbe dovuto indicare un advisor». A ricordarlo è Germano Savorani, assessore alle attività economiche del Comune di Faenza che prosegue: «Se Omsa non vuole occuparsene deve farlo un soggetto terzo. L’amministrazione comunale è impegnata a sollecitare la proprietà in tal senso e a riattivare contatti con imprese locali».

BOICOTTAGGIO. Sono tante le iniziative organizzate finora per evitare che si spengano i riflettori sulla vertenza di lavoro Omsa. «Ora abbiamo deciso di boicottare l’azienda perché continua a disattendere gli accordi presi», lo dice Samuela Meci, mentre ci mostra uno dei volantini che verranno distribuiti sabato 2 aprile, dalle 16, davanti al Golden point di Via Cavour a Ravenna. L’appuntamento è il secondo, dopo quello di sabato scorso di fronte al punto vendita faentino che, assicura un’operaia, è stato un successo: «Erano venuti 20 clienti, anche da Rimini e Forlì. Tutti a parte uno hanno capito la nostra protesta e sono tornati indietro».

Liana Barbati, capogruppo Idv in Regione ci tiene a rivendicare la paternità dell’iniziativa: «siamo stati i primi a dare vita a una vera e propria campagna nazionale di informazione, denuncia e boicottaggio del Gruppo Golden Lady. Purtroppo, come Regione, non abbiamo gli strumenti adeguati per far fronte al mancato rispetto di un accordo sindacale da parte di una multinazionale come la Golden Lady. Con le risorse a nostra disposizione non siamo in grado di incutere timore».

Il boicottaggio è appoggiato anche dal sindaco Giovanni Malpezzi che lo vede come «uno strumento di democrazia economica» e afferma: «fintantoché rimane tale sono pienamente favorevole, ma non deve travalicare il limite della finalità informativa». Altri toni, più netti, si trovano sulla pagina di Facebook Azione boicottaggio “Golden Lady/Omsa”: «Il sottrarsi dell’Omsa da tali impegni porterà a una radicalizzazione dello scontro che produrrà tensioni sociali i cui effetti non sono prevedibili».

Enrico Bandini

Articolo Precedente

Profughi, chiesto l’aiuto
degli alberghi di Rimini

next
Articolo Successivo

Petrolio, scavi in Appennino
“Rischio dissesto geologico”

next