La sedia vuota di Liu Xiaobo alla cerimonia per il conferimento del premio Nobel per la pace 2010

di Cecilia Attanasio Ghezzi e Edoardo Gagliardi

Liu Xiaobo è noto per il premio Nobel per la pace 2010. Ma di lui e del suo ruolo in Cina non si sa nulla. Qualcosa può raccontarla la sua tesi di dottorato, pubblicata nel 1988 giusto un anno prima delle rivolte di Piazza Tian’anmen. S’intitola Estetica e libertà dell’uomo, e alcuni stralci saranno presentati domani su “Saturno”.

Perché, a più di trent’anni di distanza, leggere queste pagine inedite ha un valore? Perché in nuce si ritrovano le idee fondanti del pensiero di Liu Xiaobo: quelle sull’importanza dell’individuo e della libertà, come il concetto e la funzione dell’esperienza estetica.

Prima che un dissidente, Liu è un intellettuale. È stato promotore e primo firmatario di Charta 08, un appello per le riforme politiche e democratiche della Cina. Per questo è osannato in Occidente. Per questo è stato condannato a undici anni di carcere e due anni di privazione dei diritti politici in Cina.

Chi è Liu Xiaobo

Nato nel 1955 da una famiglia di intellettuali in una provincia della Cina nordorientale, viene subito travolto dagli eventi del suo Paese. Quando si diploma è il 1974 e, come molti suoi coetanei, viene mandato nelle campagne per esser rieducato. Nel 1977, quando la Rivoluzione culturale volge al termine, è tra i primi a essere accettato all’Università di Jilin appena riaperta. Si laurea in Lettere e vince un posto da ricercatore alla Normale di Pechino. In quegli anni la sua attività accademica si distingue nei circoli letterari e artistici, tanto da far parlare le élite culturali del “fenomeno Liu Xiaobo”. Successivamente è Visiting Scholar presso alcune università occidentali: Oslo, Hawaii e Columbia. Nel 1989 torna in Cina per partecipare a quelle grandi manifestazioni popolari a favore degli studenti che culmineranno con la tragedia di Piazza Tian’anmen. Dopo pochi giorni dal massacro viene arrestato, detenuto per tre mesi e poi espulso dall’Università. I suoi scritti, tra cui la sua tesi di dottorato già pubblicata pochi mesi dopo la sua discussione, sono messi al bando e ritirati dagli scaffali. Separatosi dalla sua prima moglie, riprende a scrivere fino a quando non viene messo agli arresti domiciliari per aver promosso una petizione che chiede l’apertura di un’inchiesta sui fatti di Tian’anmen. Rilasciato dopo nove mesi nel febbraio 1996, viene mandato nei campi di rieducazione nell’ottobre di quello stesso anno per aver invocato pubblicamente una riunificazione pacifica con Taiwan. Qui rimane tre anni. Quando esce riprende la sua attività di scrittore freelance. Da quel momento la polizia sorveglia la sua casa e intercetta tutte le sue comunicazioni. Viene arrestato nuovamente a seguito della pubblicazione di Charta 08.

Dov’è finito?

Secondo fonti governative attualmente si trova in una prigione della provincia del Liaoning. Uscirà nel 2020. Il suo pensiero e la sua voce sono affidati alla seconda moglie Liu Xia e ai suoi scritti. Almeno fino a quella data.

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