Nella sede del Partito democratico c’è una piccola stanzina dove sono riposte tutte le bottiglie di spumante mai aperte, il cui tappo non è mai saltato perché si credeva di vincere ma, al momento dello spoglio dei voti, ci si accorgeva scheda dopo scheda che non ce la si sarebbe fatta. Nello stanzino è andata a finire anche la bottiglia che avrebbe dovuto aprire Daniel Negri, consigliere comunale di Piacenza ed ex candidato a sindaco in pectore per Rottofreno,  comune con 11 mila abitanti e spiccioli, alle porte di Piacenza, dove il Pd ha 46 iscritti e dove, le primarie non sarebbero state previste, visto che si tratta di una città con meno di 15 mila abitanti.

Ma seppur in pochi, non si sono messi d’accordo. Il  gotha del Pd locale (tra l’altro parliamo della città di Bersani) voleva Negri a tutti i costi. E lo ha messo convinto di spuntarla. I partiti ci hanno messo la faccia, puntando tutto su Negri: dal segretario provinciale del Pd, Vittorio Silva, a quello dell’Italia dei valori, Sabrina Freda, non avevano esitato nel dare il proprio appoggio  a Negri nella corsa per la scelta del sindaco di Rottofreno, pensando che le primarie fossero tutte in discesa, vista anche la notorietà di cui gode Negri. Chi, meglio di un uomo del partito, che siede in consiglio comunale a Piacenza, avrebbe potuto prendere in eredità la coalizione guidata sino ad oggi dal sindaco uscente Giulio Maserati?

Ma non bisogna mai dare niente per scontato. Così la 44enne Simona Bellan, iscritta tra le fila dei Democratici, ma espressione del civismo targato PolisLab, ha sparigliato le carte e vinto il banco mettendo in saccoccia quasi 20 punti percentuali in più del suo sfidante. Domenica sera, infatti, allo spoglio dei voti delle primarie, Negri si è fermato al 41% mentre la Bellan è arrivata al 59% delle preferenze, firmando un pezzo di storia – da dimenticare – per il Partito democratico perché, quelle di Rottofreno, erano le prime primarie mai fatte in Italia per un Comune al di sotto dei 15.000 abitanti. E, a perderle, è stato proprio il Pd.

Sebbene il segretario provinciale del partito, Silva, ci tenga a sottolineare come “entrambi i candidati, Bellan e Negri, fossero del Pd”, il più grande partito del centrosinistra esce ancora una volta a pezzi dopo una consultazione con il suo stesso elettorato. E a dimostrazione dell’affanno ci sono le facce lunghe di chi si è presentato lunedì scorso in viale Risorgimento per commentare i dati, con consiglieri e membri dell’esecutivo attoniti di fronte al risultato portato a casa da Negri. Insomma – questo il ragionamento di parecchi Democratici – la Bellan ha fatto la campagna delle primarie con fotocopie e passaparola, senza nessun big del partito che ne confermasse la statura e la storia politica, e ha vinto. Contrariamente a Negri che ha fatto recapitare a casa degli elettori di Rottofreno brochure con l’imprimatur del Pd e foto che lo ritraevano accanto al sindaco Roberto Reggi, ed è stato archiviato dal suo elettorato: possibile?

Ad evidenziare il nervosismo del Pd è anche la critica, arrivata ventiquattro ore dopo il voto, dello strumento delle primarie “inquinate da esterni” secondo il sindaco Maserati, o “da riformare” come sostiene Silva.

Fatto sta che Rottofreno ha soli 48 iscritti al Pd e, per scegliere la guida della coalizione alle prossime amministrative, si sono recati alle urne 665 elettori, affluenza di poco inferiore rispetto a quelle del 2005 quando fu incoronato Prodi come leader del centrosinistra. Lo stesso centrosinistra che preferisce la sua anima civico-polista e, ancora una volta, si tiene ben alla larga da un partito che non ha mai ben digerito né compreso appieno nelle sue dinamiche interne.

“La prossima volta candidiamo un cavallo”, hanno scherzato amari dalla sede del Pd. Ma l’idea sembra essere stata presa più che in considerazione.

Massimo Paradiso

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