Mentre la Tunisia, Paese ben più piccolo ed economicamente meno sviluppato del nostro, ospita con grande efficienza decine di migliaia di rifugiati provenienti soprattutto dalla confinante Libia dove divampa la guerra civile, l’Italia, settima potenza industrializzata del mondo, si trova in grave difficoltà per il flusso di qualche migliaio di persone, migranti e rifugiati, provenienti dal Nordafrica, che si sono riversate sull’isola di Lampedusa. Ancora una volta il governo Berlusconi ha dimostrato di essere, al contrario delle sue affermazioni propagandistiche, cui oramai più nessuno crede, tranne forse qualcuno dei disperati isolani di Lampedusa, per nulla un governo dei fatti e, invece, lo sgoverno del caos organizzativo e dell’ingiustizia.

Per lunghi anni, il governo delle destre, ma, in certa misura, anche quello precedente del centrosinistra, si sono cullati nella pericolosa illusione che, per affrontare il fenomeno del flusso umano da Sud verso Nord fosse sufficiente sostenere i dittatori della sponda Sud, da Ben Alì a Gheddafi, delegando loro il lavoro sporco della violazione dei diritti umani, assumendo poi in proprio, qualora questa delega non fosse più sufficiente, il respingimento in aperta violazione dei diritti dei richiedenti asilo sanciti dalla Convenzione delle Nazioni Unite in materia. Il tutto condito dal gergo apertamente razzista dei leghisti, un ceto politico di avventurieri che ha deciso di trarre profitto politico dal tema dell’immigrazione e della paura dei diversi. Fenomeno di bassa speculazione politica che del resto trova delle manifestazioni anche negli altri Paesi di Europa, a conferma della fase di decadenza che il Vecchio continente sta attraversando.

Per far ciò, il governo Berlusconi non si è peritato di violare norme internazionali ed europee, in materia di diritti dei rifugiati e di non discriminazione, ha introdotto leggi inique e incostituzionali come quella che rende la condizione di clandestinità un illecito penale, e aperto luoghi concentrazionari, anch’essi fuori dalla normativa costituzionale come i centri di detenzione per stranieri. Abbinando a tale repressione sul terreno, come di consueto, la demagogia più sfrenata, ad esempio nei confronti dei Tunisini, invitati a cercarsi il proprio “paradiso” in Italia. Questa politica basata sulla negazione non solo delle norme, ma anche dei più elementari principi di umanità, che si è spinta a tentare di criminalizzare i pescatori che portano soccorsi alle persone perdute in mare, così come i medici che curano i cosiddetti clandestini, mostra oggi anche tutta la sua inadeguatezza dal punto di vista funzionale.

Ben altro approccio è necessario per affrontare un problema come quello delle migrazioni. L’epoca dei muri deve finire una volta per tutte. Fra gli adempimenti più urgenti, finalmente, il varo di una legge sul diritto di asilo che sia in armonia con le leggi internazionali e un impegno di cooperazione paritaria con le nuove democrazie dell’Africa del Nord, che veda l’abbandono da parte dell’Italia e dell’Europa di ogni atteggiamento ricattatorio, nel quale sembra invece indulgere l’attuale governo. Dobbiamo essere consapevoli che, finché il Nord continuerà a sfruttare le risorse del Sud ed a fomentarvi le guerre, continueranno i flussi di rifugiati e di migranti, cui occorre far fronte con spirito di autentica accoglienza e cooperazione.

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