Mentre le forze di Muammar Gheddafi riconquistano lo strategico terminale petrolifero di Ras Lanuf, a metà strada tra Tripoli e Bengasi, e i ribelli si rifugiano a Brega, si accende all’interno della coalizione il dibattito sull’ipotesi di fornire armi ai rivoltosi, e si inasprisce lo scontro tra Italia e Unione Europea sull’emergenza immigrati. Gran Bretagna e Francia spingono per armare i ribelli. Il premier britannico David Cameron ha detto che anche se “una decisione non è ancora stata presa”, il Regno Unito “non esclude” questa soluzione. Neanche Barack Obama la esclude.   

Roma appare scettica: la Farnesina ritiene che armare i rivoltosi “non e’ affatto detto che sia la soluzione ideale” e invita a “usare gli strumenti già a disposizione”. Ferma opposizione è stata espressa dalla Russia così come da Belgio, Danimarca e Norvegia, che pure fanno parte della coalizione multinazionale. Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha ribadito che l’operazione cui Mosca ha dato il proprio consenso “prevede la difesa e non l’armamento della popolazione civile” del Paese mediterraneo. Anche il premier cinese Hu Jintao oggi si è espresso sui raid degli alleati spiegando che “violano l’intento originario” della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.    

Una richiesta precisa di armi leggere è peraltro arrivata dal Consiglio nazionale transitorio, che ha anche chiesto alla coalizione di effettuare raid aerei su Ras Lanuf. I combattenti anti-Gheddafi, pesantemente bombardati, hanno abbandonato il terminale petrolifero e si sono ritirati un centinaio di chilometri più a est, verso Bengasi. Qualche sacca di resistenza sta ancora impegnando le truppe lealiste alle porte della vicina Bin Jawad, ma ormai si allontanano le speranze di puntare verso Sirte, città natale del colonnello. Mentre da Parigi il ministro degli Esteri, Alain Juppè, ha fatto sapere che si registrano le “prime defezioni” all’interno della cerchia dei fedelissimi di Gheddafi.   

Intanto sull’emergenza immigrati continua il muro contro muro tra il governo italiano e l’Unione Europea. “L’Europa”, ha detto il ministro degli Esteri, Franco Frattini, “è inerte” perché non bastano i soldi stanziati dall’Unione per fare fronte all’emergenza degli sbarchi a Lampedusa, bensì è necessario “un intervento politico” da parte dell’Ue in modo da affrontare la questione “in tema di solidarietà tra Paesi europei”.  Secca la risposta dell’Ue: la responsabilità degli immigrati che dalla Tunisia arrivano in Italia “è delle autorità italiane”, ha detto il portavoce Matthew Newman, ricordando anche che sono circa 80 i milioni di euro che l’Unione europea ha destinato all’Italia per sostenerla nella gestione dei flussi migratori nel periodo 2010-2011.

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