Fra pochi giorni avrà luogo il match che infiammerà gli animi di tutti i tifosi milanisti ed interisti: il derby della Madonnina. Ci si arriverà in una situazione potenzialmente ansiogena dal punto di vista psicologico: il Milan capolista con due punti di vantaggio ma “affranto” dopo la sconfitta col Palermo e l’Inter inseguitrice “affamata” di risultato (che significherebbe sorpasso in classifica). Partita decisiva che per di più si giocherà dopo una pausa lunga di campionato dovuta all’incontro della nazionale.

Parlo di ansia perché la partita, in realtà, è già iniziata da giorni e la posta in gioco va ben al di là dell’esito della singola gara. Lo sa molto bene il Presidente nerazzurro Moratti che da qualche settimana rilascia dichiarazioni interessanti per poter studiare il fenomeno di come le aspettative possano creare o meno stati d’ansia, sia nella propria squadra, sia in quella avversaria. Lo stesso Leonardo, che da ex storico si trova in una situazione di difficile gestione a livello emotivo, ha parlato dell’importanza di “esserci con la testa”. Così come Allegri, dopo la sconfitta siciliana, ha manifestato la necessità di “ritrovare serenità e non farsi prendere dall’ansia”.

Già ai primi di marzo, in occasione del ritiro dell’Ambrogino d’Oro, Moratti ha adottato una tecnica ben precisa, dichiarando: “l’Inter è Milano, i tifosi dell’Inter sono stati sempre considerati i veri milanesi. La nostra squadra ha più radici nella città che il Milan”. Questo tentativo di creare uno stato d’ansia nell’avversario, tende a destabilizzare l’ambiente di tranquillità che dovrebbe caratterizzare un pre-derby. La risposta del Milan non si è fatta attendere e, a mio parere, è stata molto funzionale al buon mantenimento dello stato psicologico: mister Allegri ha ironizzato in maniera simpatica sulla dichiarazione, dandole un peso relativo e riconducendo il tutto ai normali screzi che contraddistinguono eventi importanti come i derby.

L’ansia che si può percepire precedentemente ad un evento importante, come nel caso di un derby (per di più decisivo), è caratterizzata per essere una combinazione di emozioni negative che include paura, apprensione e preoccupazione per qualcosa di avverso che potrebbe accadere (in questo caso la sconfitta). Questo stato d’animo ha una componente sia cognitiva (cioè i pensieri negativi anticipatori che impediscono di concentrarsi sul “qui e ora”) sia una emotiva (sensazione di preoccupazione che ci fa stare in uno stato di attivazione psicofisiologico non ottimale). Ciò favorisce quindi una costante inquietudine in cui i soggetti temono il peggio e sentono di non poter controllare il loro stato di apprensione. Di conseguenza ne possono risentire le capacità di attenzione e concentrazione, il ritmo del sonno, la tensione muscolare etc.

Un esempio concreto ci è dato dal fatto che, quando sperimentiamo uno stato d’ansia, i pensieri utili per rendere al meglio (orientati al “qui ed ora” della partita, come ad esempio nell’effettuazione di un calcio di punizione, nell’esecuzione tecnica in generale o nella concentrazione) possono essere “disturbati” da altri pensieri meno funzionali alla prestazione ed orientati al passato o al futuro (ad esempio: loro ci hanno già battuto all’andata: cosa succederà se perdiamo? I tifosi come reagiranno? Quanti soldi rischio di perdere io come giocatore e la squadra come club se perdiamo lo scudetto? E così via…).

Il Milan parte svantaggiato psicologicamente perché ha più probabilità di sviluppare uno stato ansioso: deve infatti vincere per mantenere la vetta. Ma Allegri sta dimostrando, per ora, una buona capacità di autocontrollo emotivo nel contenere gli stimoli potenzialmente provocatori.

L’Inter al contrario è in una situazione in cui più difficilmente è a rischio di risentire di agenti stressanti o ansiogeni. Infatti non ha nulla da perdere (apparentemente). In realtà il mister nerazzurro sa perfettamente qual è la posta in gioco, ma dissimula bene, mostrando serenità (“non sarà la partita determinante per lo scudetto” Leonardo dixit) e distacco emotivo rispetto a quella che da tutti viene indicata come la partita della vita. In questo modo i giocatori probabilmente sentiranno meno pressioni e potranno accingersi alla gara con una preparazione mentale meno influenzata da eventi esterni (stampa, tifoserie, pressioni interne della stessa Società).

Non ci resta che assistere alle ultime “frecciate” e cercare di osservare chi fra Allegri e Leonardo saprà “reggere” meglio il peso psicologico di questo derby scudetto. L’allenatore è colui che nei confronti della squadra fa da principale mental trainer: chi mostrerà maggior autocontrollo emotivo e capacità di gestire e regolare gli stimoli avversi molto probabilmente sarà colui che si aggiudicherà la partita.

di Pietro Bianchini, Psicologo dello Sport
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