Londra, conferenza sulla Libia

“Il popolo libico deve essere libero di determinare il proprio futuro”. E’ uno dei passaggi della dichiarazione della presidenza della Conferenza di Londra sulla Libia, che ha riunito oggi i ministri degli Esteri di una quarantina di Paesi e di rappresentanti di organizzazioni internazionali. “I partecipanti hanno concordato che Gheddafi e il suo regime hanno perso completamente legittimità e saranno ritenuti responsabili delle loro azioni”, si legge nel testo, nel quale si sottolinea la necessità che “tutti i libici, incluso il consiglio nazionale di transizione, i leader tribali ed altri si uniscano per iniziare un processo politico inclusivo, coerente con le risoluzioni dell’Onu, attraverso il quale possano scegliere il proprio futuro”.

Nella dichiarazione i partecipanti si dicono poi “preoccupati” per le condizioni di oltre 80 mila sfollati interni. “Abbiamo concordato sulla necessità di sviluppare e coordinare un approccio internazionale per assicurare la disponibilità di risorse sufficienti a venire incontro alle necessità umanitarie del popolo libico”, afferma il testo, nel quale si prende atto dell’”offerta del Qatar di facilitare la vendita di petrolio libico laddove coerente con il diritto internazionale, in particolare con quanto previsto dalle risoluzioni 1970 e 1973″.

Quanto all’attuazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza, i partecipanti riaffermano l’importanza di “una loro piena e rapida implementazione” e ribadiscono “il loro forte impegno alla sovranità, indipendenza, integrità territoriale ed unità nazionale della Libia”. “Abbiamo concordato di considerare, all’Onu e nelle organizzazioni regionali, sanzioni aggiuntive contro individui ed entità associati con il regime”, continua la dichiarazione.

Infine, i partecipanti alla Conferenza di Londra annunciano l’accordo per l’istituzione di un Gruppo di contatto sulla Libia che “si riunirà per dare una direzione politica e una leadership complessiva allo sforzo internazionale in stretto coordinamento con l’Onu, l’Unione africana, la Lega araba, l’organizzazione della Conferenza islamica e l’Unione europea”. “Il Qatar -prosegue la dichiarazione- ha accettato di convocare la prima riunione del gruppo al più presto possibile. Successivamente la presidenza ruoterà tra i Paesi della regione e oltre”. Ancora il testo sottolinea che “il Consiglio nordatlantico, incontrandosi con i partner della coalizione, darà la direzione politica esecutiva alle operazioni della Nato”. “Questa conferenza – chiosa il documento – ha dimostrato che siamo uniti nei nostri obiettivi, siamo uniti nel volere una Libia che non rappresenti una minaccia per i suoi cittadini, la regione od oltre e nel lavorare con il popolo libico mentre sceglie la propria via per un futuro pacifico e stabile”.

Unione africana. Assente dall’odierna riunione a Londra del Gruppo di Contatto sulla Libia, così come dal vertice a Parigi con cui il 19 marzo scorso fu deciso l’intervento militare per imporre la ‘no fly-zone’ decretata dall’Onu, l’Unione Africana ha comunque voluto far sentire la propria voce sulla crisi nel Paese maghrebino, esortando le grandi potenze a manifestare pieno sostegno alla ‘roadmap’, il piano di pacificazione da essa messo a punto. A tale scopo il segretario generale dell’Ua, il diplomatico gabonese Jean Ping, ha scritto un messaggio al ministro degli Esteri britannico, e ‘padrone di casa’, William Hague. “Sono fiducioso sul fatto che, come già avvenuto in passato, possiamo contare sull’appoggio dei nostri partner agli sforzi dell’Africa riguardo alla Libia”, sottolinea Ping nella missiva, il cui contenuto è stato reso noto dal suo portavoce, Noureddine Mazni, “e sono certo che avremo l’opportunità di uno scambio di vedute sulla questione”. Ping inoltre pone l’accento sulla posizione comune assunta dal continente circa la crisi libica; come comprovato, ricorda, dalla “unanimità raggiunta sui cinque punti che costituiscono la roadmap”: cessazione delle ostilità, protezione dei civili, garanzie per l’assistenza umanitaria “ai cittadini libici e ai lavoratori stranieri immigrati”, “dialogo politico tra tutte le parti”, l’avvio di un “periodo di transizione omnicomprensivo” durante il quale si attuino “le necessarie riforme politiche”.

Fonti riservate presso il quartier generale dell’organizzazione pan-africana hanno frattanto riferito che il segretario generale intende recarsi in Europa per colloqui con i vertici dell’Ue e della Nato, ma non subito. La posizione dell’Unione Africana è particolarmente delicata in quanto il dittatore libico Muammar è stato un tenace promotore della coesione a livello continentale, al punto da proporre addirittura la creazione di ‘Stati Uniti d’Africa’, e rimane tuttora popolarissimo. Anche per questo l’Ua ha deciso in extremis di disertare l’appuntamento londinese, come già fece per quello parigino, quando invece una sua partecipazione era data per acquisita. D’altra parte, nella riunione ad Addis Abeba di venerdì scorso furono invitati anche Nazioni Unite, Lega Araba, Unione Europea, Cina, Russia, Usa e Francia.

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