Un cittadino connesso alla rete è un cittadino in meno davanti alla televisione; è un cittadino che può scegliersi le fonti di informazione che ritiene più attendibili; è un cittadino incentivato a sviluppare un maggiore senso critico. Un cittadino connesso alla rete, se dispone di buona connettività, è un cittadino con maggiori opportunità di lavoro. Può allinearsi ai tempi in cui vive e crearsi nuove opportunità di impiego, oppure può cercarselo da solo, usufruendo dei numerosi servizi di recruiting online. Un’azienda con un dna digitale robusto, connesso ad una infrastruttura di rete efficiente e veloce, è più competitiva sul mercato ed è più agile nei rapporti con i suoi clienti e i suoi fornitori. Una pubblica amministrazione digitalizzata, aperta e versatile risparmia al cittadino interminabili code e snellisce il peso della burocrazia alleggerendo il costo dello Stato.

L’equidistribuzione della conoscenza, la formazione a distanza, le possibilità di confrontarsi realizzano un tessuto sociale meno amorfo, più vigile e più costruttivo, in grado di assumersi responsabilità di alto livello e meno incline ad affidarsi ad una oligarchia che le informazioni, lasciate libere di fluire, mettono a nudo. Per questi e per molti altri motivi, non ultimo la necessità di scongiurare il pericolo dell’arretratezza tecnologica che rischia di far scendere il nostro paese perfino dall’ultimo vagone del treno delle grandi potenze, connettere i cittadini ad una buona rete è importantissimo.

Forse per questo il tasso di penetrazione di internet nella popolazione è un fattore chiave per molti paesi leader, e anche per quelli che non ti aspetteresti mai. In islanda, 97,6 cittadini su cento navigano. 94,8% il tasso di penetrazione in Norvegia, 86,1% in Danimarca, 85,3 in Finlandia, 82,5% in UK, 79,1% in Germania e 75,1% in Estonia! Noi veniamo quasi ultimi. Con 51,70 cittadini che navigano ogni 100, l’Italia è nella stessa fascia di altri illustri colleghi come la Russia di Putin, l’Iran di Ahmadinejad, l’Arabia Saudita, la Colombia e via di seguito. Ecco la mappa che ho elaborato per voi, partendo dalle ultime statistiche pubblicate su Internet World Stats , il sito gestito da Miniwatts Market Research.

Non solo: nel decennio 2000 – 2010 la Spagna ha avuto una crescita del 440%, la Francia del 425%, la Grecia del 397%, l’Olanda del 281% e l’UK del 234%, senza considerare che nei paesi dove la penetrazione di internet tra la popolazione è già prossima al 100% evidentemente lo spazio di crescita tende ad annullarsi. L’Italia, che invece ha di fronte a sè sconfinati orizzonti di miglioramento, ha visto crescere il numero di connessioni solo del 127%. In dieci anni! E anche rispetto alla qualità della banda larga, secondo NetIndex siamo al 168° posto per quanto riguarda la velocità di download, mentre raggiungiamo a malapena la 100^ posizione per quanto riguarda la velocità di upload.

Nel frattempo, il governo pantelevisivo continua a promettere fondi per la banda larga e, come è logico che sia, a toglierli all’ultimo momento per dirottarli sul digitale terrestre.

E’ ora di darsi un’agenda digitale seria.

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