La professoressa Chiara Daraio

La prima cosa di cui parla è lo sport: “Ero abituata al centro universitario sportivo di Ancona, che offriva solo calcetto e pallacanestro. Qui puoi fare di tutto, ci sono strutture e insegnanti gratuiti per attività di ogni tipo, dall’hockey sul ghiaccio alla vela, dall’ippica alla capoeira, dalla giocoleria alla scherma”. Certo è invitante, a maggior ragione se il clima di San Diego “ti fa sentire in vacanza tutto l’anno” e se, come nel caso di Chiara Daraio, a soli 32 anni, hai appena messo a punto un’invenzione capace di portare innovazione: l’ecografia del futuro, quella ad alta definizione. Chiara è full professor (professore ordinario) di fisica applicata e aeronautica al California institute of technology.

Marchigiana, è già mamma ed è stata appena inserita nella “Brilliant 10”, la classifica pubblicata dalla rivista “Popular Science” che ogni anno seleziona i dieci migliori scienziati, under 40, che lavorano negli Usa.

“The sound magician”, “la maga del suono”, questo l’appellativo con cui la chiamano lì, ci spiega la sua invenzione: “Attualmente gli ecografi per generare segnali utilizzano trasduttori lineari difficili da mettere a fuoco. I proiettili sonori da noi ideati sono invece forme d’onda con proprietà particolari. Possono raggiungere pressioni acustiche elevate, viaggiare per lunghezze predeterminate ed essere localizzati in maniera molto precisa. I proiettili possono essere creati con una lente acustica non lineare che abbiamo progettato e che genera onde solitarie e le focalizza in un punto (il fuoco). Queste caratteristiche consentiranno di ottenere ecografie al alta definizione”.

Chiara ha un curriculum simile agli altri ricercatori italiani che qui vengono ad arricchire il loro capitale umano e scientifico: sessanta sessantesimi al liceo scientifico, partecipazione alle Olimpiadi di Matematica, laurea con lode e menzione d’onore come più giovane laureata in Ingegneria meccanica dell’Università politecnica delle Marche. Ma come è iniziata la sua carriera? Si laurea in ingegneria meccanica all’università di Ancona a soli 23 anni. Il suo relatore nota le sue capacità e per Chiara inizia l’avventura americana: durante il suo ultimo anno di studi vola negli Stati Uniti e poi in California, per fare ricerca e perfezionare la tesi in metallurgia all’università di San Diego e a quella dell’Oregon State University. Subito dopo la laurea torna a San Diego, frequenta un master e fa il dottorato di ricerca in Scienza dei materiali ed ingegneria, che completa nel 2006. Durante il suo ultimo anno da dottoranda è assunta da Caltech come assistant professor e quest’anno diventa full professor.

All’inizio la difficoltà principale in cui si è imbattuta era il non conoscere le opportunità di ricerca esistenti all’estero e non avere molte informazioni dei sistemi accademici al di fuori dell’Italia, ma una volta fatto il passo è stato impossibile tornare indietro. Ora in California si trova molto bene: “La cultura accademica americana è molto diversa da quella italiana, nel fatto che da molto più spazio alla meritocrazia e creatività”, racconta Chiara, “e offre più spazi di indipendenza per i giovani. Sin dai primi giorni da studente in California, mi sono sentita molto a mio agio in questo sistema”. La scelta di vivere all’estero è stata graduale: ha iniziato da una singola esperienza di ricerca, che poi è lentamente cresciuta in un lavoro stabile.

“Ora ho anche una splendida famiglia con un nuovo arrivato di poco più che undici mesi – racconta soddisfatta – quindi sono molto felice, sia dal punto di vista accademico che da quello personale”.

Se avessi pari opportunità in Italia? “Probabilmente considererei il rientro”, confida. “È triste vedere come in Italia il valore della ricerca sia ridotto al minimo. Ammiro i ricercatori che rimangono per la loro volontà di “cambiare” il sistema, e la loro voglia di migliorare la ricerca nonostante il carico di insegnamento accademico sia pesantissimo rispetto a qui, e nonostante le magre condizioni economiche e le lunghe attese per promozioni accademiche che procedono con criteri ancora oscuri. Applaudo la voglia di cambiamento, anche se in condizioni piuttosto difficili al momento”.

A chi sogna un’esperienza all’estero Chiara consiglia di non scoraggiarsi, “ci sono tantissime opportunità di studio per varie esigenze”, dice: “Da brevi stage estivi di 8-10 settimane da completare durante i corsi di laurea al master o dottorati di ricerca”. Internet è un’ottima risorsa per cercare programmi specifici. “Con forza di volontà e un po’ di intraprendenza, le opportunità si trovano anche al fuori di programmi accademici ufficiali. Consiglio di contattare direttamente i docenti all’estero per chiedere maggiori informazioni riguardo a borse di studio, ammissione a programmi post-laurea o stage nelle varie specialità di interesse”.

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