Il titolo parla da solo: “Una sporca storia”. Il dossier che Greenpeace si appresta a pubblicare domani e di cui riportiamo l’anteprima, contiene interrogativi che ruotano intorno a tre discariche abusive dello stabilimento ex Sisas di Pioltello, alle porte di Milano. Da alcune settimane Greenpeace sta monitorando ogni passo delle attività della Daneco Impianti, la società del gruppo Colucci che ha vinto la gara dall’appalto per la bonifica, pena una mega multa dell’Unione Europea per i ritardi accumulati dai decisori pubblici.

Una storia italiana

Lo stabilimento ex Sisas situato in Rodano, in provincia di Milano, occupa una superficie di 330mila metri quadrati ed è compreso nel cosiddetto «Polo chimico di Pioltello-Rodano». In questa area sono state create abusivamente due discariche, denominate A e B, circa 280mila tonnellate di rifiuti industriali (idrocarburi policiclici aromatici, residuo della produzione di colle e solventi contaminati con mercurio) di cui 50mila tonnellate di nerofumo, dovuti ai processi produttivi. Una terza discarica, denominata C, sarebbe stata già svuotata da circa 35mila tonnellate di rifiuti.

La storia di questo disastro ambientale è la fotografia di uno sviluppo industriale senza controllo. La Sisas, Società italiana serie acetica sintetica viene fondata a Milano il 28 settembre 1947 da Giacomo Falciola per avviare la lavorazione artigianale dell’acetilene nello stabilimento di Rodano, che si completa pienamente nel 1953 grazie ad un accordo con Basf per la fabbricazione attraverso il cracking da metano. Grazie a ciò Sisas raggiunge il primato nazionale nella realizzazione di acetilene ed entra anche nel settore della distribuzione dei prodotti chimici di base. Nel 1959 stringe un accordo con Linde costituendo una joint venture attiva nel frazionamento dell’aria per la produzione e la commercializzazione di ossigeno ed azoto. Nel 1977, a causa degli alti costi dell’energia elettrica viene decisa la riconversione della produzione in intermedi per materie plastiche. Nel 1997 impiega 1500 dipendenti tra Italia e Belgio, ma sceglie una strada di investimenti avventati in Belgio e agli inizi degli anni 200 è gravata da 1000 miliardi di debiti, amplificati anche da operazioni avventate sul cambio euro/dollaro unito. Un articolo de Il Corriere della Sera del 9 giugno 2007 a firma di Biagio Marsiglia e Barbara Sanaldi afferma che i dirigenti “sono ritenuti responsabili di aver dissipato il patrimonio sociale e distratto soldi alla Sisas con varie operazioni per un ammontare di oltre 300 miliardi delle vecchie lire. Inoltre, sono accusati di non avere effettuato gli interventi di bonifica e messa in sicurezza dell’ area di discarica, «così da determinare il deprezzamento dello stabilimento di Rodano». Già dal 1986 il Tribunale di Milano condanna Sisas alla bonifica delle discariche, ma la sentenza viene disattesa e nel 2002 la Commissione Europea apre una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per violazione della Direttiva EC 1975/442/CEE.

La condanna per l’Italia arriva nel settembre 2004 per non aver ancora bonificato, a distanza di anni, le tre discariche ritenute pericolose e illegali, in violazione di Direttive europee riguardanti l’obbligo di autorizzazione delle discariche e l’obbligo alla prevenzione dei danni all’ambiente, all’atmosfera e alla salute umana (caso C 383-02). Nel 2007 le autorità pubbliche sperano di non dover sborsare i soldi indispensabili alla bonifica perché TR Estate 2 (gruppo Zunino-Walde Ambiente, Giuseppe Grossi) si dichiara disponibile a bonificare il sito, a rimuovere completamente la discarica “C” e tutti i materiali pericolosi e nocivi che saranno rinvenuti nelle discariche “A” e “B” in cambio della cessione a titolo gratuito della proprietà del sito Sisas a TR Estate, per la costruzione di un centro commerciale, un albergo e degli uffici (attività produttive settore terziario).

Il 21 dicembre 2007 viene sottoscritto un ‘Accordo di programma’ da 120 milioni di euro (poi saliti a 164, ma erogati dalla Regione solo 32 milioni) tra tutti gli Enti pubblici interessati (ministero dell’Ambiente, Regione Lombardia, Provincia di Milano e Comuni di Pioltello e di Rodano) e TR Estate. Il 24 giugno 2010, TR Estate decide unilateralmente di ritirarsi dall’AdP, accusando gli Enti pubblici di non aver rispettato la tempistica prevista per le autorizzazioni allo smaltimento dei rifiuti tossici: ha impiegato 25 milioni di euro per questi due anni di attività e ha bonificato completamente la discarica C, asportando 35mila tonnellate di scorie.

In conseguenza di quanto verificatosi, i primi giorni di settembre 2010, il Commissario delegato su ordinanza della presidenza del Consiglio dei ministri per la Bonifica del sito Sisas indice una gara sullo smaltimento dei rifiuti residui, vinta da Daneco Impianti per euro 36.8 milioni. I lavori dovrebbero terminare entro marzo 2011. Per evitare la maximulta che l’Unione europea ha inflitto all’Italia per la mancata applicazione della sentenza del 2004 di cui sopra, stanno operando sull’area da bonificare 100 camion al giorno.

Dove finiscono le scorie tossiche?

Greenpeace dall’inizio dell’anno ha cominciato a monitorare i flussi dei rifiuti che venivano asportati dalla Sisas e sono iniziate subito le sorprese che l’organizzazione ambientalista ha poi riassunto in un esposto presentato al pm di Milano Laura Pedio. Al 4 gennaio 2011, secondo il Comune di Pioltello, sarebbero state smaltite circa 50mila tonnellate di scorie, pari a circa 1/6 della quantità totale, comprese le 50mila tonnellate di nerofumo definite dalla stampa come maggiormente pericolose a causa di elevati livelli di contaminazione da mercurio. Visto che non sarebbe possibile smaltire questi rifiuti in discariche italiane, per la scarsa disponibilità di impianti autorizzati a ricevere rifiuti pericolosi, la Daneco Impianti conferisce le scorie a una discarica gestita dalla società spagnola Befesa, situata in Nerva (Huelva) nella regione Andalusia. Queste spedizioni sono state rilevate in partenza dal porto di Genova e sono state oggetto di contestazioni da parte di associazioni ecologiste e partiti spagnoli, visto che la discarica di Nerva non risulta essere dotata di quegli impianti di pre-trattamento, sia termico che fisico-chimico, che soli potrebbero permettere il necessario smaltimento in sicurezza dei rifiuti pericolosi in provenienza dall’Italia.

Il 4 febbraio 2011, il Commissario delegato scrive al sindaco del Comune di Pioltello dichiarando che al 31 gennaio 2011, circa 213.000 tonnellate di rifiuti pericolosi e non pericolosi, di cui circa 134mila tonnellate sono state avviate a smaltimento in impianti autorizzati. Le rimanenti 62.700 tonnellate sono confinate in sicurezza all’interno dell’area Sisas in attesa di un non meglio precisato «conferimento» verso impianti autorizzati entro la seconda/terza decade di febbraio 2011.

Il 18 febbraio un articolo pubblicato dal quotidiano Il Manifesto pubblica una fotografia che mostra come dei sacchi bianchi (“big bags”) siano in fase di carico sulla nave “Zeeland” in provenienza da un automezzo identificabile come proprietà della società “Settentrionale Trasporti” specializzata nel trasporto rifiuti. I “big bags” dovrebbero contenere i rifiuti pericolosi dell’area ex Sisas. La “Zeeland” salpa poi in direzione del porto di Siviglia, da dove i rifiuti vengono trasportati verso la discarica di Nerva. Nell’esposto, l’associazione precisa che “nei giorni 25, 26 e 27 febbraio 2011 ha ricevuto segnalazioni ritenute credibili in merito ad ulteriori, intensi traffici di mezzi pesanti in uscita dall’area ex Sisas in direzione di semplici aree di stoccaggio lombarde, quali: Vallesabbia Servizi, Agnosine (Brescia); Solter srl, Saronno (Varese); Gamma Recuperi srl, Cornaredo (Milano). Queste operazioni di «parcheggio» dei rifiuti, in attesa del loro smaltimento finale, scrive Greenpeace, contraddicono le pochissime notizie filtrate finora sullo stato dei lavori confermando quindi anche l’assoluta opacità sui siti di smaltimento finale dei rifiuti e sollevando grande preoccupazione rispetto alla possibilità che decine di migliaia di tonnellate di rifiuti pericolosi vengano disperse nel territorio lombardo, causando un inquinamento diffuso e difficilmente tracciabile. Ma non solo la Lombardia sembra interessata da queste operazioni. Nella seconda metà di marzo, secondo quanto riferito da organi di stampa, una protesta locale ha impedito ad alcuni mezzi di scaricare materiale proveniente dalla bonifica dell’area ex- Sisas di Pioltello nella discarica di Pogliani nel comune di Chivasso (TO)”.

Le domande dell’associazione sono molto chiare: “Daneco Impianti afferma di aver spedito a Nerva 25.000 t. di rifiuti pericolosi classificati secondo il codice CER 19.13.01* – rifiuti derivanti da bonifiche contenenti sostanze pericolose -. Secondo Daneco,»il sito in questione è costituito da impianti per il trattamento chimico-fisico dei rifiuti pericolosi (D9), nonché inertizzazione e stabilizzazione previsti dalla normativa vigente ». Daneco avrebbe effettuato queste spedizioni di rifiuti in base ad una specifica autorizzazione all’importazione rilasciata dalle autorità andaluse. A Nerva, associazioni ambientaliste e gruppi politici locali affermano che i rifiuti vengono regolarmente scaricati senza alcun pre-trattamento. Il 7 marzo, le autorità andaluse inviano a Greenpeace copia dell’autorizzazione (referenza IT 013587) all’importazione rilasciata alla Daneco Impianti per un totale di 60mila tonnellate di rifiuti provenienti dall’area ex Sisas di Pioltello-Rodano. L’autorizzazione riguarda rifiuti classificati con codice CER 19.13.02 ovvero rifiuti NON pericolosi provenienti da attività di bonifica”.

L’interrogativo a questo punto richiede una risposta ufficiale da parte delle autorità: dov’è la seconda autorizzazione rilasciata allo smaltimento delle scorie pericolose? Le autorità andaluse hanno forse volutamente reso pubbliche informazioni parziali e, in definitiva, fuorvianti? O le ragioni sono da ricercare nei benefici economici di questa scelta? Una tonnellata di nerofumo della tipologia presente nelle discariche illegali dell’area ex SISAS di Pioltello-Rodano viene infatti smaltita a Nerva per circa 120-125 euro mentre in una discarica tedesca autorizzata per rifiuti pericolosi con elevati livelli di contaminanti tossici sarebbero necessari almeno 150 euro e in un inceneritore tedesco per rifiuti pericolosi 300 euro.

di Redazione Valori

Articolo Precedente

Saluggia, la storia infinita delle scorie. Salta
di nuovo il bando per la messa in sicurezza

next
Articolo Successivo

Iodio radioattivo anche nei cieli italiani
Gli esperti: “Nessun rischio per la salute”

next