“Vogliono usare questa storia dei rimborsi spese per tenermi sotto schiaffo, ma io non ci sto. Io quei soldi ora li restituisco”. Augusto Minzolini in un’intervista sul prossimo numero di ‘A’ racconta lo scambio di lettere con Mauro Masi. La prima mossa è del direttore generale della Rai: una paginetta dattiloscritta datata 19 marzo 2011. Masi riconosce a Minzolini “assoluta buona fede” e “nessuna responsabilità”. Ma spiega come la “mancanza di chiarezza nella governance aziendale” abbia creato “un’incomprensione di natura amministrativa” tra Minzolini e l’azienda. Il direttore del Tg1 capisce le richieste dell’azienda. Capisce meno la tempistica. “Faccio un esempio: un giornalista va fuori e presenta un rimborso spese. Se qualcosa non funziona l’azienda lo chiama subito o aspetta diciotto mesi?”. Minzolini non ci sta: “L’azienda avrebbe dovuto avvertirmi prima”. Poi azzarda lo scenario del complotto tentato per farlo fuori: “La cosa in Rai è chiara e allora interviene la Corte dei Conti. Ma visto che tutto finirebbe in una bolla di sapone, il consigliere Rizzo Nervo pone il problema delle conseguenze penali”.

Non basta. Il Fatto parla di questo cosa, poi arriva puntuale l’esposto di Di Pietro e, per l’obbligatorietà dell’azione penale, si muove la procura di Roma. Tutto costruito, tutto costruito… E Repubblica, che è sempre più un vero partito, rilancia sul suo sito la notizia con incredibile evidenza”. Poi ancora una precisazione. “Nella nota spese incriminata non ci sono viaggi, non ci sono maglioncini di cashmere o bottiglie di champagne… Ci sono solo pranzi e cene di lavoro!

“Nell’intervista ad ‘A’, Minzolini commenta anche i rumors su ipotetici successori: “Preziosi direttore del Tg1? Non basta studiare, devi avere pure carattere per guidare il primo tg del Paese. E parafrasando don Abbondio dico: il coraggio se non ce l’hai nessuno te lo dà. Preziosi sta bene a Radio uno e se immagina di prendere il mio posto con una genuflessione a sinistra al mattino, una al centro all’ora di pranzo e una a destra la sera non ha davvero capito nulla”.

Minzolini poi attacca anche Bianca Berlinguer ed Enrico Mentana. “I miei editoriali? Spiegavo la mia posizione e mi prendevo precise responsabilità, ma il telegiornale andava lungo i suoi binari. Al Tg3 non è così: il direttore fa il conduttore e dà un giudizio su ogni servizio che viene fatto. E così è come se facesse ogni giorno un editoriale lungo trenta minuti”. Mentana? “Approfondisce le notizie date dal tg3 un’ora prima. C’è una relazione tra i due tg, pescano ascoltatori nella stessa area. E lo dimostra il fatto che quando c’è Fazio, il sabato e domenica, Enrico dimezza gli ascolti passando dall’8-9 al 4-5. Ma vuole la verità: per me la sfida non è con lui, è con il Tg5 su cui resto avanti di 5 punti”.

Quanto all’iniziativa del Cdr uscente della testata, che ha presentato alla Fnsi un libro bianco per denunciare quelle giudica le violazioni delle regole della sua direzione, Minzolini dice: “Come può un Cdr uscente con uno dei membri addirittura in pensione preparare un libro bianco su quello che è successo in due anni al tg1 senza nemmeno parlarne con la redazione?”, domanda Minzolini. “E’ un modo di fare sindacato senza logica – dice il direttore del Tg1- Non so che cosa farà l’azienda ma certo un sindacato che spara sulla testata per cui lavora non mi piace e voglio dire che i metalmeccanici della Cgil sono più propositivi rispetto a chi fino ad oggi ha fatto sindacato a Saxa. Purtroppo le lenti spesse dell’ideologia fanno venire meno la capacità di leggere la realtà e di capire il mondo che cambia”.

Il direttore poi si difende: “Rifarei tutto quello che ho fatto senza nessuna esitazione. Anche gli editoriali”. E rivela. “Berlusconi mi ha chiamato più di una volta e mi ha detto ‘chi te lo fa fare?’. Ma io credo in quello che dico. Dall’immunità parlamentare che andrebbe riproposta, alla responsabilità civile per i giudici”. Il direttore del Tg1 affronta poi anche i casi Busi e Ferrario. “Dicono che c’è una strategia politica dietro il cambio di ruolo. E’ un non senso: un conduttore legge il gobbo, che tipo di intervento politico c’è nella lettura di un gobbo? Non inciderebbe più come caporedattore? E poi la Busi stava lì da vent’anni, la Ferrario da 28… Un maestro come Paolo Fraiese ha fatto il conduttore per sette anni poi è andato a fare il corrispondente a Parigi. L’elemento vero non è l’età biologica è l’età professionale”, conclude Minzolini.

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