“Prendi la via che fa più paura, non ti fermare davanti a niente. Non aspettare Godot, la vita è tua”. Le parole di “Prendi la strada” segnano una svolta nel rapporto di Vasco Rossi con il suo esercito di giovani fan. Questa volta il rocker non può dire, come ha sempre fatto in passato, di raccontare le proprie esperienze senza dispensare consigli. In un momento in cui mancano punti di riferimento, prova lui a prescrivere una ricetta su come affrontare le difficoltà della vita. Naturalmente lo fa a modo suo, perché dopo l’esortazione e la spinta “a prendere la strada che va sulla Luna”, arriva il ritornello che riporta alla realtà: “E quando arriverà domenica e sarà sempre colpa tua avrai almeno la soddisfazione di dire che sei stato un’eccezione”. “Prendi la strada” è uno dei tanti manifesti del nuovo album di Vasco, “Vivere o niente”, presentato ieri a Milano (e nei negozi dal 29 marzo).

“Si tratta di piccoli poetici consigli per prendere le cose nel verso giusto” spiega Vasco al Fatto Quotidiano: “Prendi la strada che istintivamente ti viene da prendere, ma ricordati di un sacco di cose. Non ti devi distrarre, non lamentarti, non lasciare che siano altri a scegliere per te”. Un’iniezione di fiducia, che arriva da chi, solo tre anni fa, nell’album Il Mondo che Vorrei, cantava “qui si può solo piangere”: “I giovani – continua Vasco – oggi hanno il problema del lavoro, cui va aggiunta una crisi economica incredibile. Ma tutte le generazioni hanno avuto dei problemi. I ragazzi, con la loro spinta e la loro forza, riusciranno a risolverli come sempre. E la maggior parte di loro se la caverà”.

Nell’immagine di copertina del cd Vasco è raffigurato in auto, al posto di guida, mentre guarda indietro con sospetto, quasi preoccupato. “Sono sempre un po’ teso – scherza – perché vivo in clandestinità”. Vasco spiega che questa immagine rappresenta, più in generale, la condizione dell’artista. “Sempre in fuga. Dal conservatorismo, dall’omologazione. Per essere libero, indipendente, sincero e onesto un artista deve vivere in questa condizione”, dice.

Il biglietto da visita del nuovo corso è anche in queste parole, che suonano come un monito, in un periodo in cui la censura non fa più notizia e i casi di autocensura (anche nel mondo della musica, oltre che in tv) sono sempre più la regola. La “clandestinità” di cui parla il rocker è quella alla quale Vasco si richiama da sempre. Oggi, con la canzone “Manifesto futurista della nuova umanità”, va oltre e si spinge a riflettere sul senso della vita. “Sarà difficile – canta con una vena di ironia – non fare degli errori senza l’aiuto di potenze superiori”. A quali potenze fa riferimento? “Questa canzone è un gioco ironico e parte da un concetto: la scienza ha preso il posto della religione, ma la scienza stessa ci dice che le verità sono tali fino a prova contraria”. In diverse occasioni il rocker di Zocca ha dichiarato che per lui “la vita è un caso, non un dono”. Stavolta lo chiarisce anche nella canzone: “In fondo la vita è solo una scusa. È lei da sola che ogni giorno si rinnova”. “È per questo – chiosa Vasco – che bisogna avere rispetto per se stessi”. Un punto di vista ripreso ne “L’Aquilone”, forse il pezzo più poetico dell’album, in cui canta: “Lo sai che si potrebbe fare senza anche di tutta questa scienza, che ci fa stare così bene. E chi la ferma più questa benedizione, questa rivoluzione”.

Insomma, il nuovo Blasco riflette in modo istintivo sul senso della vita. “Tutto nasce da un assunto elementare: io sono ancora qua”, dice citando la sua “Eh già”, il singolo che da un mese è il più programmato nelle radio italiane. “Pensavo di non vivere così a lungo, pensavo che sarei morto prima. Ero convinto di aver bruciato tutto. E forse questa convinzione di essere sempre “alla fine” è la ragione della spontaneità delle mie canzoni. Per questo, visto che sono arrivato a 59 anni, posso prendermi la soddisfazione di dire “io sono ancora qua. E non c’è niente da cambiare, niente che non va”.

Complessivamente, le dodici canzoni di “Vivere o niente” alternano momenti riflessivi e brani più leggeri, di puro divertimento, come “Non sei quella che eri”, dove se la prende con la quotidianità che finisce per rendere nevrotica la vita di coppia. “Ma – scherza Vasco in conferenza stampa – in realtà le donne, quando ti fanno pesare qualche piccola dimenticanza nella vita domestica, vogliono comunicare uno stato d’animo”. I fan storici sono accontentati da due canzoni, la numero 12 “Maledetta ragione” e la ghost track, “Mary Louise”, che nelle loro versioni anni ’80 sono custodite gelosamente dai collezionisti. Ora entrano a pieno titolo nella discografia ufficiale, con gli arrangiamenti di Guido Elmi e gli assoli dei musicisti del gruppo storico, come Stef Burns (che firma anche uno dei nuovi pezzi).

Naturalmente per il “popolo di Vasco Rossi” il disco è solo il preludio della festa: anche quest’anno il tour si annuncia da record, con la doppia data all’Olimpico di Roma e tappa milanese che, per la prima volta nella storia dei concerti a San Siro, lo vedrà esibirsi per ben quattro date. “Ora cominceremo a costruire il nuovo spettacolo, sarà come sempre un’onda emotiva. Con il mio pubblico sarà come sempre comunione… e liberazione”.

da Il Fatto quotidiano del 25 marzo 2011

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