Le biografie, i coccodrilli, il cordoglio, gli abiti messi e gli amori dismessi, ormai li avete letti tutti. Come il nostro Fellini, Liz Taylor deve essere morta per eccesso di caffeina: “Ci avevo preso un caffè”, è la frase che oggi, domani e dopodomani andrà per la maggiore. Nel suo caso, un caffè doppio, al di qua e al di là dell’oceano, perché quando muore Qualcuno chi non è qualcuno rivive, anzi, vive per la prima volta.

Se n’è andata per “arresto cardiaco”, come apprendiamo dai take di agenzia: evidentemente, devono esserci mille altri modi per morire o scomparire, magari risucchiati dagli alieni.

Elizabeth, in effetti, era un’aliena: vuoi per gli occhi viola, vuoi per il matrimonio doppio (Richard Burton), vuoi perché oggi con Hollywood non c’entrava più nulla. Meglio, era l’ex Mecca del cinema – nome islamico per una creatura ebraica… – a non avere più niente a che vedere con lei, e con il suo status: una diva, una diva vera, non un surrogato di star buona per questo shampoo o quel lucidalabbra.

Se n’è andata con – frase fatta, ma per lei vale – un fragoroso silenzio, portandosi appresso i rumors e il gossip che per tanti altri “colleghi” sono diventati l’unico pane quotidiano. Non per lei: la donna che visse più di due volte, più delle altre e si fece vivere da tutti noi, elevando all’ennesima potenza una forza iconica e insieme immaginifica senza eguali. Fatevi un giro a Ischia Ponte, vi diranno ancora oggi chi era Cleopatra, sbarcata lì come fosse Anzio, a scazzare col suo Richard.

L’anagrafe dice che è morta il 23 marzo 2011 a 79 anni, ma non credete: non perché – speriamo – l’attenda un futuro alla Elvis, ma perché il presente l’aveva scaricata, incapace di accogliere e contenere il suo ordine di grandezza. Comunque è vero, non morirà: il suo raggio viola – ci perdoni Rohmer – continuerà a indicarci la via, al computer come in videoteca.

Eppure, non è solo questione di cinema: partiva svantaggiata da Marilyn Monroe, anziché di un presidente si è dovuta accontentare di un senatore John W. Warner (marito dal ’76 all’82), perché gli uomini preferiscono le bionde, ma il nero lascia un segno indelebile. Anche nella memoria: mio nonno non andava tanto al cinema, ma aveva due ricette. L’anatra alla Richard Burton e il pollo alla Liz Taylor.

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