La commedia italiota dell’arte, oggi, in Italia non sarebbe quella che è se la si privasse di una maschera fondamentale: Vittorio Sgarbi. Questo prezzemolino prezzolato dotato del dono dell’ubiquità e del vezzo tricotillomane, nonchè noto per gli inconfessabili sentimenti che esalano le sue mega(ca)fonate, è stato ospite alle Invasioni Barbariche, trasmissione del venerdì serale condotta da Daria Bignardi.

Come l’augusto Minzolini, anche il nostro ciuffo phonato ha dedicato una delirante catilinaria contro il Fatto Quotidiano, croce e delizia di tanti valvassini berlusconiani. L’incipit dell’intervista è contraddistinto da un esordio soporifero in cui il nostro maître à penser espone la sua personale visione della guerra in Libia (“Non guarderò mai con ammirazione Sarkozy e Obama”), sciorina le ragioni della rivolta libica (“Il popolo libico si è ribellato perché in Libia non c’è lavoro e si illude dell’arrivo di un nuovo salvatore; è la stessa illusione di dare un milione di posti di lavoro che alcuni governanti promettono a destra e a sinistra”. Ma non era uno slogan storico di Berlusconi?), delizia tutti con reminiscenze strappacuore della tenera amicizia tra la sua mamma e il beduino libico, si concede freddure bagaglinesche su Bossi e sulla verde armata di Brancaleone. Ma i toni si arroventano quando si toccano il divo Silvio e i giornali contrari al suo verbo.


L’argomento incandescente è il suo nuovo programma Rai, pervicacemente preteso da Mauro Masi che ha allestito una corazzata bellica sbrilluccicosa per contrastare il binomio Santoro-Floris: Giuliano Ferrara e, appunto, Vittorio Sgarbi. Il primo, conduttore del catastrofico Qui Radio Londra e “raccomandato” dallo stesso Sgarbi al direttore generale della Rai, per il ciclopico flop dei suoi ascolti fa ormai pensare a un suicidio della balena che va alla deriva quando si rende conto di non essere nemmeno materia di caccia per oceanografi e Achab di turno.

Al secondo, invece, sarà affidato un programma che andrà in onda il 27 aprile ed è al riguardo che la Bignardi gli chiede dettagli. Il sindaco di Salemi si concede dapprima un prologo incentrato sulla riforma della giustizia e sull’apologia di Marco Pannella (snobbato da quel maleducato di Bersani che non gli risponde al telefono da diciotto mesi, ma tanto caro al ghandiano Sgarbi, tanto che quest’ultimo ha “raccomandato” a Berlusconi pure l’amico radicale). Poi esce letteralmente dai cardini quando si snocciolano i nomi delle papabili accompagnatrici nella sua futura trasmissione tv. La Minetti? No, perchè il regista Martinez ha detto scherzosamente che la consigliera regionale ha il labbro superiore un po’ troppo turgido. E Corona? Era stato pensato per riservagli uno spazio gossip del programma, ma era solo una boutade.

In realtà Sgarbi ha a cuore un’altra povera vittima del giornalismo forcaiolo e insufflatore d’odio (cit.): Francesca Cipriani, ex vincitrice del reality La pupa e il secchione (“Una nostra collega”, la definisce il critico, provocando un malcelato disappunto nella Bignardi che, con nonchalance, la chiama “una delle olgettine”). Sgarbi racconta, contrito, che giornalacci come il Fatto Quotidiano e Il Secolo XIX avevano fatto la bua alla pulzella del gineceo Mora-Berlusconi, bollandola come una delle allegre signorine che deliziavano il premier. Addirittura, nei quotidiani succitati si insinuava che la Cipriani avesse chiesto il permesso al guru Mora per partecipare alle festicciole che si tenevano nella pouponniere di Silvio.

Anatema! Eresia! Blasfemia! Lo Sgarbi furente trasecola, maramaldeggia e scatena la bestia che è in lui, mentre la Bignardi, forse per evitare improperi ovini, abbozza sorrisi sommessi. Magari un altro padrone di casa, meno compassato, avrebbe messo il punto ai vaneggiamenti dell’ospite con una sonora pernacchia. Un altro avrebbe risolto pragmaticamente la cosa con una pacca sulla spalla, il rituale salutino di commiato e una efficace podo-zampata La Russa style. Ma dinanzi all’arte e all’oratoria del nostro intellettuale dell’haute coiffure ogni difesa crolla implacabilmente. Quest’omino occhialuto che si sbraccia e sbraita sul nulla con impeti alfierani è quasi struggente e commovente, benchè ridesti tragicamente la terribile fatica di saperlo sindaco e futuro anchorman della tv pubblica.

Articolo Precedente

Verso la pubblicità rispettosa della donna

next
Articolo Successivo

Quanto tempo dedicano i Tg ai partiti?

next