Accorpare la tornata referendaria con il ballottaggio delle amministrative del 29 e 30 maggio. In una parola Election day. E’ quello che Greenpeace chiede al ministro dell’Interno Roberto Maroni. Il motivo? Fare risparmiare allo Stato 400 milioni di euro da destinare al Giappone colpito dallo tsunami. L’appello dell’associazione ambientalista sta rimbalzando in rete e sui social media con un successo inaspettato. L’obiettivo era infatti di arrivare a 100mila firme entro lunedì, ma già oggi il traguardo è stato superato.

Tra il 15 aprile e il 15 giugno è in programma “il referendum che potrà fermare il ritorno del nucleare in Italia”, si legge sul sito di Greenpeace. “Chiediamo al Ministro dell’Interno On. Roberto Maroni di accorpare l’appuntamento referendario con le elezioni amministrative che si terranno in molte città a maggio”.

Salvatore Barbera, responsabile della campagna nucleare Greenpeace Italia, ricorda che la sua organizzazione da oltre trent’anni in tutto il mondo è impegnato nella lotta contro l’energia atomica e racconta le ragioni dell’iniziativa: “E’ nata due settimane fa, prima che lo tsunami colpisse il Giappone”, spiega. “Il governo vuole che i cittadini votino il 15 maggio per le amministrative, che tornino ai seggi per i relativi ballottaggi due settimane dopo e desidera fissare un’altra data per il referendum. E’ evidente, oltre all’inutile spreco di denaro pubblico, che non vogliano fare decidere gli italiani sui quesiti referendari”.

L’invio di una mail al ministro è un segno importante anche per rivitalizzare la partecipazione dei cittadini, sempre più lontani e scoraggiati dalla politica. E quello raggiunto finora è il risultato record di Greenpeace Italia per la raccolta firme. Infatti hanno aderito oltre 102mila persone finora. “Spendiamo quasi mezzo miliardo di euro per una tornata elettorale in più. Ora si aggiunge anche l’emergenza del terremoto che ha ridestato l’interesse nei confronti dell’energia nuclare. Nelle città colpite dal sisma infatti, la situazione è ancora fuori controllo. 750 operatori presso la centrale di Fukushima sono stati costretti a lasciare il sito per l’alto livello di radiazioni. Solo 50 stanno ancora operando, anche a fronte di gravi rischi per la propria salute, per evitare conseguenze peggiori. Alla luce dei fatti, dobbiamo impedire che vinca il nucleare e che quel denaro venga impiegato in modo così stupido”, osserva Barbera.

L’Italia, nonostante inizialmente avesse preferito seguire imperterrita la linea pro centrali già fissata dal governo, ha poi deciso di fare un passo indietro sulla scia delle decisioni europee. “All’inizio cercavano di minimizzare quanto era accaduto: Stefania Prestigiacomo chi chiedeva lo stop al nuclare era uno sciacallo, Paolo Romani invece è uscito dal silenzio pochi giorni fa. Ora hanno deciso di ascoltare: la gente è molto preoccupata e chiede risposte. Loro, in cambio, hanno paura di perdere le elezioni al referendum sul nucleare. Per questo stanno cambiando posizione”, nota Barbera che ricorda anche la decisione della Germania di chiudere le centrali più vecchie e i timori crescenti in Francia. Intanto gli utenti continuano a inviare le mail a Maroni e, visto che il Consiglio dei Ministri non ha ancora deciso la data, “siamo ancora in tempo – conclude Barbera – Pensiamo di raccogliere le firme sul sito fino a sabato, poi vorremmo anche consegnarle fisicamente al ministro. Votare ‘sì’ al referendum è l’unica via per sfuggire alla possibilità di un disastro”.

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