Costretti a presidiare la fabbrica per evitarne lo smantellamento e poi a chiederne il fallimento per ottenere la cassa integrazione. È questa la situazione della Verlicchi di Zola Predosa a Bologna, azienda produttrice di telai per moto e auto con 260 dipendenti. Lunedì Fiom Cgil e Fim Cisl presenteranno un’istanza di fallimento, accompagnata da una richiesta di sequestro conservativo. Ma dietro non c’è soltanto questo. I dipendenti, insieme ai loro avvocati che hanno già presentato un esposto in Procura, vogliono capire perché l’azienda sia finita in mano, a un prezzo simbolico, a tre personaggi finiti a vario titolo nel mirino della magistratura. Uno in particolare, Mariano Bertelli, condannato per bancarotta a Firenze nel 2001, il cui nome è stato associato al ministro Paolo Romani con il quale Bertelli aveva sicuramente ottimi rapporti fino a qualche anno fa. Un episodio su tutti ha fatto discutere e risale ai tempi dell’emittente televisiva Lombardia 7 di cui il ministro è stato proprietario e animatore. Riguarda Lombardia Pubblicità, la concessionaria di pubblicità della rete stessa e di cui Romani mantenne a lungo il 5 per cento delle azioni. All’assemblea sociale straordinaria del febbraio 2001, Romani si fece rappresentare da un suo uomo di fiducia, proprio quel  Mariano Bertelli che oggi il nuovo proprietario della Verlicchi. Tre mesi dopo quell’assemblea Bertelli venne arrestato per bancarotta a Firenze. E su tutti i passaggi la procura della Repubblica di Bologna avrebbe già aperto un fascicolo. Per verificare i trascorsi dei nuovi gestori ma, soprattutto, per capire come l’azienda sia finita nelle loro mani. E per quale cifra. 1 euro? Solo i macchinari custoditi nella fabbrica valgono centinaia di miglia di euro. Qualcosa non torna.

Anche perché la vendita avviene a metà febbraio, in fretta e furia. Le sorelle Verlicchi cedono le quote azionarie al fratello, il quale cede il 100% dell’azienda. A chi? Alla JBF Pontedera srl, azienda senza capitale sociale (tranne i 10.000 euro per la costituzione, evidentemente) che si occupa di: “Esercizio di attività sportive dilettantistiche, la formazione e la preparazione di squadre nella disciplina sportiva e l’insegnamento della pallacanestro, e delle attività motorie in genere.” La JBF Pontedera è del Gruppo Caponi, e l’ufficio personale della Verlicchi Bologna viene spostato presso Tecnocontrol Pontedera. Da qui si occuperanno di tutto: gestione buste paga, cassa integrazione.

Tutti particolari che restano poco chiari e incomprensibili ai lavoratori, oggi costretti a dormire davanti ai cancelli per impedire a Bertelli che si porti a casa i macchinari, come sembra che abbia tentato di fare pochi giorni fa. “Domani aspettiamo che si esprima il giudice, così finalmente potremo andare a casa”, dice il delegato Fiom Nicola Patelli, che da giorni presidia la fabbrica insieme ai lavoratori. Lucchetti ai cancelli, auto parcheggiate a sbarrare il passaggio, scaffalature saldate all’ingresso dei magazzini servono per evitare che la nuova proprietà si porti via i macchinari dell’azienda, smontati di soppiatto nel corso del fine settimana. “Sabato scorso qualcuno ci ha avvertito dell’andirivieni nella fabbrica ormai chiusa, così siamo venuti qua e abbiamo dato il via all’assemblea permanente – racconta –. Facciamo i turni tra di noi per 24 ore al giorno e abbiamo avviato una colletta alimentare che sta incontrando una grande solidarietà da parte dei lavoratori della zona”.

“Fino a due anni fa – spiega Patelli –, quest’azienda fatturava 44 milioni di euro, nel  2010 ne ha fatturati 8”. Colpa del fallimento di alcuni dei clienti più importanti (come la bolognese Moto Morini, che andrà all’asta il 13 aprile) e del calo di commesse da parte di altri, tra cui Bmw. “Metà della produzione aziendale – aggiunge il sindacalista – era per Ducati, che poi però ha cominciato ad acquistare una parte dei telai in Vietnam”. Nel febbraio di quest’anno, il proprietario vende la Verlicchi al costo di un euro. L’acquirente è la Jbf Pontedera srl, una polisportiva toscana di basket femminile. La società sarebbe però gestita dal Gruppo Caponi, proprietario a sua volta di un’altra azienda di telai, la Tecnocontrol. In un esposto presentato alla Procura, i sindacati chiedono di verificare i trascorsi dei nuovi gestori: tra questi ci sarebbero Mariano Bertelli, appunto, ad della polisportiva, Valdemaro Peviani, nuovo ad di Verlicchi e già indagato per associazione per delinquere finalizzata alla truffa e Massimo Stella, amministratore di Tecnocontrol, coinvolto nell’inchiesta sulla frode Eminflex nel 2002.

Anche il segretario provinciale della Fiom bolognese Bruno Papignani parla di “gente strana” quando si riferisce alla nuova gestione della Verlicchi: “Non possiamo permettere che avvengano operazioni di questo tipo, dove l’acquisizione della fabbrica è finalizzata a suo smantellamento”. Papignani, che pochi giorni fa ha lanciato l’allarme per 6 mila posti di lavoro a rischio nel settore motoristico bolognese, è reduce da un tavolo regionale sull’industria delle due ruote insieme all’assessore alle Attività produttive dell’Emilia-Romagna Gian Carlo Muzzarelli e all’assessore della Provincia di Bologna Graziano Prantoni. Per il 22 marzo è fissato un nuovo appuntamento, a cui parteciperanno anche le associazioni di categoria.

“Sulle singole aziende faremo tavoli specifici  – dice il segretario Fiom –. Nel frattempo, per la Verlicchi stiamo mettendo in concreto degli atti legali”. Si tratta dell’istanza di fallimento che sarà depositata lunedì, l’unico modo per permettere ai lavoratori di avere la cassa integrazione straordinaria e di sperare nel recupero di stipendi arretrati e contributi non versati per un totale di circa 500 mila euro. “È una situazione paradossale – conclude Patelli – : i lavoratori devono rinunciare all’azienda e al lavoro per poter avere ciò che spetta loro”.
Erica Ferrari
Sara Olivieri

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