Tra Piazza Maggiore e Piazza del Nettuno c’è un filo visibile: una catena di poliziotti. Da un lato, quello che affaccia su Salaborsa, si sta tenendo un comizio del Pdl con Galeazzo Bignami, qualche sedia di plastica e una cinquantina di spettatori. Dall’altro, quello antistante San Petronio, sono arrivati alle 11 di mattina i No Nuke bolognesi. I Verdi di Bologna in prima fila, dopo aver lanciato un appello online assieme a WWF, Legambiente, Greenpeace, Usb, Ya Basta, a cui hanno aderito Sel, Federazione della sinistra, Pd.

Gli ambientalisti hanno raccolto in piazza circa 150 persone, tante le bandiere contro il nucleare, una di rifondazione, i Verdi in prima linea con il loro rappresentante regionale Paolo Galletti, e poi Filippo Bortolini, Gabriele Bollini e Sauro Turroni, che di battaglie ne ha viste tante compresa quella No Nuke dell’87. Un presidio tranquillo, finché una fila di ragazzi in tuta anti radiazioni decide che al banchetto Pdl qualche metro più in là bisogna dire qualcosa. “Vergogna! La cricca  fa le centrali per pagare a Berlusconi il suo mignottificio!”, urla uno al megafono. Dall’altro lato i pidiellini rispondono con l’inno di Mameli.

Dieci minuti di tensione, la polizia che respinge i ragazzi, qualche insulto che vola. Una piazza che sembra divisa. “Purtroppo per aprire gli occhi c’è voluta una tragedia che temo sarà peggio di quella di Chernobyl”, spiega Paolo Galletti dei Verdi Emilia-Romagna. “Per i soliti interessi parassitari, si è scelto un settore che non dà futuro, mentre alle rinnovabili il governo taglia gli incentivi”. Mentre Galletti spiega le sue ragioni e scende in piazza per il sì al referendum, il Pdl a pochi metri parla di tutt’altro e accusa “la sinistra che dimentica i più deboli e usa le case popolari per i discobar”.

Ma Galeazzo Bignami (Pdl) non se la sente più di difendere le scelte nucleariste (a metà) del suo governo. “E’ giusto che abbiano un po’ fermato la cosa”, dice, quando gli chiedono se la vorrebbe davvero, una centrale in Emilia-Romagna. E come mai questo cambio di rotta, Bignami? “E’ un cambio a livello europeo, è una scelta comunitaria, perché con il nucleare non ci sono confini”. “Si vede che avrà dei figli anche lui”, commenta un ambientalista dall’altro lato della piazza. “Si vede che stanno a guardare i sondaggi”, replica un altro con la bandiera No Nuke in mano.

Articolo Precedente

In migliaia su Facebook
per salvare il dormitorio

next
Articolo Successivo

Alma Mater: l’appello
dei ricercatori precari

next