Se a Roma Umberto Bossi e Silvio Berlusconi riescono a convivere, usciti dai confini parlamentari la santa alleanza in nome della governabilità si sgretola. Ovunque. Anche nelle grandi città. Bologna ne è l’esempio. Il centrodestra, a due mesi dalle elezioni, non è ancora riuscito ad accordarsi sul nome di un candidato. La Lega vorrebbe un uomo tutto suo, sotto il motto “padanizzare l’Emilia“, coniato da un’imprudente Renzo Bossi, per tutti il trota. E’ lui, consigliere regionale in Lombardia, responsabile dell’informazione del Carroccio e candidato solo dal padre, come in una monarchia che si rispetti, alla sua successione, ad aver lanciato l’idea e a volerla imporre. E dal cilindro del Carroccio è uscito il nome di  Manes Bernardini, avvocato, candidato dal fazzoletto verde a sfidare Virginio Merola. Oggi è arrivato l’annuncio ufficiale: “La Lega Nord ha voglia di un candidato sindaco e il nostro candidato sindaco a Bologna è Manes Bernardini”. Così Rosi Mauro vicepresidente del Senato e plenipotenziaria del Carroccio, ufficializza la candidatura del consigliere regionale della Lega alla corsa per la guida di PalazzoD’Accursio.    Di fronte ad un centinaio di militanti, in Corte Galluzzi, cuore del capoluogo emiliano, Mauro lancia un chiaro appello al Pdl e spiega: “Ho apprezzato il passo indietro del coordinatore regionale del Pdl Filippo Berselli e penso sarebbe opportuno -sostiene la senatrice – che anche il Pdl convergesse su Manes perché è un ottimo candidato e ha tutte le carte in regola per governare”.

Un suicidio politico, ma il trota di numeri e alleanze ne mastica poco e, oltre alle visioni e alla full immersion nella Milano che fu da bere, ancora non riesce ad andare. I colonnelli della Lega, ovviamente, lo hanno lasciato fare, nella speranza che si bruci prima ancora di iniziare la carriera politica.

E non ci hanno visto male, visto che la manovra del trota sulla via Emilia ha trovato immediato uno sbarramento che si chiama Filippo Berselli, Pdl, of course, veterano della politica emiliano romagnola, che non ci pensa nemmeno a un candidato leghista tanto da spingerlo a imporre il suo di nome. Berselli non è di primo pelo, tutt’altro. Alla soglia dei 70 anni figuriamoci se può fargli paura il trota. Berselli, coordinatore regionale del Pdl, è stato eletto deputato nel Msi 1983 la prima volta e ha fatto il consigliere comunale a Bologna più volte fino al 1995. Si è sempre occupato di giustizia: avvocato cassazionista, eletto con Alleanza Nazionale alla Camera nel 1996 diventa vicepresidente della Giunta per le autorizzazioni a procedere in giudizio,vicepresidente del Comitato parlamentare per i procedimenti d’accusa e membro della II Commissione permanente Giustizia. Riconfermato alla camera nel 2001, nel 2006 passa al Senato dove viene nuovamente eletto nelle liste del Pdl nell’attuale legislatura. Tra i più assidui a frequentare l’aula nella scorsa legislatura, oggi è presidente della commissione Giustizia a Palazzo Madama. Per non farsi mancare niente è anche consigliere provinciale a Rimini.

Da coordinatore regionale del Pdl ha deciso che il candidato anti Merola sarà lui, anche se ieri avrebbe fatto un piccolo passo indietro non è per niente disposto a lasciare. Ma è proprio sul suo nome che la Lega ha posto il veto, mentre sarebbe stata più propensa ad accettare una candidatura di Anna Maria Bernini, avvocato anche lei, berlusconiana doc capace di difendere il premier anche nei momenti più difficili, ospite gradita nel salotto di Brunpo Vespa. Su Bernini la Lega poteva forse arrivare anche a un accordo, ma lei punta decisamente ad avere la poltrona di vice ministro allo Sviluppo, come Berlusconi le ha promesso.

La pace però, almeno per adesso, non è stata trovata. “Credo che Berselli sia un ottimo candidato. Noi andiamo sul miglior candidato. Se ci fosse uno della Lega vincente lo avremmo preso in considerazione, ma non ci risulta”. Così Ignazio La Russa, amico e sponsor di Berselli, si è pronunciato ieri conversando con i giornalisti a Montecitorio. Un’ora dopo è arrivato il comunicato della Lega: “Per noi il candidato sindaco a Bologna è il consigliere regionale Manes Bernardini, e il partito è anche pronto a correre da solo. Replica, dichiaratamente riferita alle parole di La Russa: “Pur non esprimendo alcun giudizio negativo sul senatore del Pdl, la Lega Nord avanza con forza la propria proposta di candidatura a sindaco nella persona di Manes Bernardini. “Rosi Mauro e Angelo Alessandri dichiarano altresì che la Lega Nord sotto le Due Torri è pronta anche a correre da sola”. Capito il trota cosa è riuscito a combinare? Un pasticcio, una crisi profonda anche tra due partiti che fingono di amarsi ed essere fedeli l’un l’altro.

A questo punto solo il senatùr e il cavaliere possono trovare un accordo. Anche se sembra ormai tardi. Con tutto quello che ne potrebbe conseguire, visto che l’alleanza poi deve resistere per un’intera legislatura sia al governo della città (improbabile) che all’opposizione. Berlusconi ieri ha preso tempo, ma la linea del Pdl non è cambiata: il candidato si chiama Berselli. La Lega, almeno per ora, non ha intenzione di fare retromarcia. Così, per non perdere la faccia (e i voti) l’appuntamento – meglio, il compromesso – è rinviato. Non è escluso che alla fine venga sacrificato il nome di Bernini che, se così fosse, resterebbe fuori dal rimpasto di governo. Oppure che torni il vecchio candidato, Giancarlo Mazzuca, parlamentare, ex direttore e oggi editorialista del Resto del Carlino, prima silurato e oggi sul punto di essere ripescato. Due o tre giorni. Non di più, poi il nodo sarà sciolto. Anche perché gli avversari partono con un margine di vantaggio non indifferente, visto che la campagna elettorale per loro è iniziata da un pezzo.

Articolo Precedente

La Bologna dell’accoglienza
spenna gli studenti

next
Articolo Successivo

Il governo avverte Parigi
“Giù le mani da Parmalat”

next