Saverio Romano

Palermo
Un’indagine per mafia “quasi” archiviata e un’altra, in corso, per corruzione aggravata dall’art. 7, che prevede il favoreggiamento a un’associazione mafiosa: sono queste le inchieste condotte dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo nei confronti di Saverio Romano, ministro in pectore del governo Berlusconi per la formazione de I Responsabili, sulla cui nomina in queste ore, secondo alcuni quotidiani, si sono registrate perplessità da parte del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano proprio in relazione ai problemi giudiziari del deputato. E, come scrive Il Messaggero, anche “ai presunti legami dei suoi familiari con la mafia”, forse riferendosi alla decisione del ministero dell’Interno, adottata un mese fa, di iniziare le procedure di scioglimento per mafia del comune di Belmonte Mezzagno, feudo elettorale del ministro in pectore guidato dal sindaco Saverio Barrale, zio di Saverio Romano.

Perplessità ed esitazioni manifestate nell’incontro di mercoledì tra il premier ed il capo dello Stato che avrebbero indotto Romano e la sua pattuglia di parlamentari (cinque in tutto) a disertare il voto d’aula sull’election day, nel quale la maggioranza, com’è noto, si è salvata per un solo voto, quello del radicale Beltrandi.
Per fugare i dubbi sulla sua lealtà nei confronti del governo (e ridefinire i rapporti con la maggioranza) Romano ha convocato una conferenza stampa in cui ha esordito: “Imboscate da noi non ne verranno mai”. “Sono ministro dell’Agricoltura da 15 giorni” ha ricordato ironicamente Romano, a proposito delle voci sul suo ingresso nell’esecutivo, “ma una mia nomina al governo potrebbe essere addirittura dannosa se non è preceduta da una premessa”. Che secondo Romano deve essere politica: il leader del Pid si è detto “lusingato” per la possibilità di entrare al governo espressagli “dal presidente Berlusconi”, ma ha sottolineato che occorre prima che Iniziativa Responsabile “entri organicamente nella maggioranza”, il che significa che d’ora in poi “i provvedimenti dovranno essere concordati non solo tra la Lega e il Pdl, ma anche con il concorso di Iniziativa responsabile”. D’ora in poi, dunque, i Responsabili vogliono entrare a pieno titolo in tutte le decisioni della maggioranza e non, ha detto Romano, come è capitato in passato con la norma sull’anatocismo bancario presente nel Milleproroghe, o i tagli al Ministero per i Beni Culturali, o quelli agli incentivi per le fonti rinnovabili.

Per il deputato ex Udc, insomma, in sede parlamentare i capigruppo di Pdl e Lega dovranno concordare con quello di Romano i provvedimenti al vaglio di Camera e Senato, mentre quando “il confronto riguarda la sede politica”, Berlusconi dovrà convocare i Responsabili nel vertice di maggioranza. “Vogliamo da questo governo – ha spiegato – un progetto chiaro che indichi anche i tempi. Iniziativa Responsabile pone questioni politiche e non di poltrone”, perché “serve un progetto che guardi alla futura legislatura”. Premesse politiche e tatticismi, da una parte e dall’altra, nelle quali finisce per giocare un ruolo anche la questione morale: se è vero che l’inchiesta principale, per concorso esterno in associazione mafiosa, (nata dalle dichiarazioni del pentito di Villabate Francesco Campanella) si è chiusa in procura quattro mesi fa con una richiesta di archiviazione che attesta la mancanza di elementi concreti per sostenere l’accusa in giudizio, nella stessa richiesta il pm Nino Di Matteo scrive che dalle indagini è emerso un quadro di “contiguità”, penalmente non rilevante, con ambienti mafiosi villabatesi.

Resta aperta, invece, l’indagine per corruzione aggravata dal favoreggiamento alla mafia aperta dopo che in un’intercettazione ambientale del gennaio 2004 Massimo Ciancimino disse al professor Gianni Lapis, che per suo conto aveva curato la vendita della società del Gas agli spagnoli della Gas Natural, che aveva dovuto versare somme di denaro ad alcuni esponenti politici. Tra questi, Saverio Romano.

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