Venerdì 11 marzo

Alle 14.46 (ora giapponese) un terremoto di magnitudo di 9 gradi sulla scala Richter devasta un’area di 370 chilometri quadrati a nord est di Tokio. E’ il quinto sisma più grande della storia da quando sono iniziate le misurazioni di questi fenomeni.

La scossa si verifica al largo delle coste giapponesi a una profondità di 24 chilometri sotto il livello del mare. Un’ora dopo, un muro d’acqua di nove metri si abbatte sulla costa est giapponese distruggendo tutto quello che incontra. Interi villaggi sono spazzati via.

Il terremoto danneggia gravemente l’impianto nucleare di Fukushima, una vecchia centrale cominciata a costruire negli anni ’70.

Tre dei sei reattori erano già stati spenti per dei lavori di manutenzione, gli altri erano programmati per spegnersi automaticamente in caso di terremoto. Così avviene, ma quando arriva lo tsunami, il muro d’acqua travolge i generatori che devono mantenere bassa la temperatura degli impianti. Non si sa più come raffreddare i reattori. Comincia l’incubo radioattivo: alle 20.15 cominciano a trapelare le prime notizie sull’emergenza nucleare.
Due ore dopo un comunicato del governo di Tokio rivela che il sistema di raffreddamento dell’impianto è fuori uso. La centrale giapponese comincia ad assomigliare sempre di più una bomba atomica che sta per esplodere. Le autorità dichiarano: “Ci aspettiamo il peggio”.

Sabato 12 marzo

Nella notte fra venerdì e marzo, quando ancora non si conoscono i danni effettivi del terremoto che ha sconvolto il Paese, né il numero di morti e dispersi, la centrale di Fukushima continua a destare le maggiori preoccupazioni. Alle 2 del mattino un comunicato informa la popolazione che la temperatura all’interno del primo reattore è in continua crescita. Si inizia a parlare di fusione del “nocciolo”, le barre di uranio radioattivo, il “motore” delle centrali i cui vapori sono carichi di radiazioni fatali per gli uomini.

Alle 6.00 del mattino le prime ammissioni della Tepco, la società giapponese che gestisce la centrale, sulle fughe radioattive dal reattore compromesso dallo tsunami. Parla anche l’Agenzia nazionale per la sicurezza nucleare: “Le radiazioni vicine all’impianto sono nove volte più alte del normale”.

Alle 16.00 l’authority conferma che c’è stata una “piccola fuga di cesio radioattivo” probabilmente causata da una parziale fusione del nocciolo. E’ la prima ammissione di quello che può rivelarsi un disastro nucleare come quello di Chernobyl del 1898. Due ore dopo, un’esplosione di idrogeno fa saltare il tetto della struttura che contiene il reattore tre. L’esplosione ferisce gravemente quattro persone e per gli abitanti della zona comincia l’incubo: le autorità avvertono i residenti nel raggio di 20 chilometri attorno alla centrale che devono lasciare le loro case. Le informazioni sono contraddittorie e nonostante le autorità si ostinino a dire che durante l’esplosione sono stati rilasciati solo gas non pericolosi, comincia la psicosi collettiva. Dalla zona di Fukushima parte un’esodo di 200mila persone.

In serata si fa largo l’ipotesi di utilizzare l’acqua marina per raffreddare le centrali e scongiurare il processo di fusione del nucleo. Nel frattempo le forze di soccorso distribuiscono tavolette di iodio alla popolazione residente vicina agli impianti per prevenire la contaminazione da radiazioni.

Domenica 13 marzo

La prefettura di Fukushima sceglie un campione di tre cittadini su un gruppo di novanta persone ed effettua analisi per verificare il livello di esposizione da uranio. I risultati sono positivi: i cittadini sono stati contaminati. Nonostante oramai sia chiaro che popolazione è stata esposta a radiazioni, le autorità giapponesi continuano a dire che il sarcofago in cemento armato che contiene il nucleo del reattore è rimasto intatto.
Alle 17.00 un comunicato del capo di Gabinetto Yukio Endo paventa la possibilità di una seconda esplosione al reattore numero tre. Nel frattempo le squadre di soccorso continuano nel disperato tentativo di raffreddare gli impianti con acqua marina, ma il rischio di nubi radioattive continua a crescere.

Lunedì 14 marzo

Alle 11.00 una nuova esplosione al reattore tre manda in tilt il sistema di raffreddamento e ferisce altre 11 persone. Crolla l’involucro protettivo dell’impianto, ma la Tepco rassicura che il sarcofago che contiene il nocciolo continua a essere in buone condizioni. Nel reattore due inizia a venire pompata acqua marina per il raffreddamento. Anche in questo caso si comincia a temere per la fusione delle barre di uranio radioattivo.

Un comunicato informa tutte le persone che non sono evacuate di rimanere all’interno delle proprie abitazioni e di non uscire all’aria aperta. Continuano i problemi alla centrale. Il combustibile nucleare che deve essere immerso nel liquido di raffreddamento è parzialmente scoperto. Le pompe idrauliche sono fuori uso.

Martedì 15 marzo

Alle sei di mattina la terza esplosione in quattro giorni. La vasca di raffreddamento del reattore due è definitivamente compromessa. La marina militare statunitense si allontana dalla costa giapponese per paura che le radiazioni in atmosfera raggiungano l’equipaggio che si trovava in zona per prestare soccorso alle popolazioni colpite dal sisma.

Alle 8.30 il capo di Gabinetto dirama una nota in cui si dice che non si può più escludere che tutti e tre i reattori danneggiati possano fondere. Sarebbe la catastrofe. Il governo finalmente ammette che il livello di radiazioni è pericoloso per la salute umana e lancia un secondo avviso alla popolazione limitrofa agli impianti: “Chi vive nel raggio di 30 Km da Fukushima rimanga chiuso in casa”.

Tutto il personale della centrale, 800 persone, viene evacuato. Rimangono in loco solo cinquanta persone che eroicamente portano avanti le operazioni di emergenza.

Venti minuti dopo le dichiarazioni del capo di Gabinetto si sviluppa un incendio nella vasca di raffreddamento del reattore quattro, uno di quelli che erano spenti già prima del sisma di venerdì.

A quel punto il primo ministro del paese asiatico Naoto Kan avverte la popolazione del rischio che una nube radioattiva possa levarsi in cielo. Esattamente come accadde oltre venti anni fa in Ucraina. Livelli di radioattività fuori dalla norma vengono rilevati fino alla Capitale.

L’agenzia internazionale per la sicurezza atomica rivela che attorno all’impianto di Fukushima il livello di radiazioni registrato è superiore di 167 volte alla media annua. L’Aiea comunica anche che il sarcofago del reattore due è compromesso. Nel frattempo la Tepco cerca di raffreddare gli altri reattori anche con l’utilizzo di elicotteri che buttano acqua sui reattori. Una decisione che si rivelerà inutile.

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