Il potere in Libia torna sempre più evidentemente nelle mani di Muhammar Gheddafi. Il Rais rinconquista Brega, importante porto petrolifero nella Libia orientale, a 250 chilometri da Bengasi, e costringe i ribelli a fuggire dopo nuovi bombardamenti del regime alle porte della città.

Il canale televisivo libico ha riferito che le milizie di del colonnello hanno “ripulito la città dalla bande armate” e un reporter dell’agenzia France Presse ha constatato che i rivoltosi si stavano ritirando, sotto i colpi dell’artiglieria, verso Ajdabiya, 80 chilometri di distanza. L’avanzata viene dall’ovest e ha già investito la città di Uqayla e il villaggio di Bisher, a 20 chilometri da Brega. I “ribelli” si stanno ritirando verso le città di Bengasi e Tobruk. La rivolta mantiene ancora il controllo sulla città di Misurata, malgrado i tentativi dei lealisti di riconquistarla. Secondo quanto riporta la Bbc le truppe di Gheddafi sarebbero comunque nella periferia della città da dove già si sentono gli spari dei blindati. Ieri Saif al-Islam Gheddafi, figlio del colonnello, si è detto fiducioso di una vittoria spiegando di aver già ripreso “il 90% del paese”.

Intanto è stata confermata la morte di un cameraman di Al Jazeera, stato ucciso in un agguato a Bengasi, Ali Hassan al Jaber è il primo giornalista ucciso nei combattimenti che infuriano nel Paese africano. Un commando armato ha teso un agguato a lui e ai suoi colleghi, che si trovavano a bordo di un’auto. Il commando ha aperto il fuoco sull’auto. Un altro giornalista e’ rimasto ferito.

Si attendono invece le decisioni della diplomazia internazionale dopo che ieri la Lega araba ha fatto sapere di appoggiare l’imposizione di una ‘no fly-zone’ sul territorio libico, e di formulare una richiesta in tal senso al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Tra i Paesi membri della Lega soltanto due, la Siria e l’Algeria, hanno invece votato contro la proposta di avviare contatti diretti con il Consiglio Nazionale Provvisorio di Bengasi, che raggruppa le forze di opposizione al regime di Muammar Gheddafi. Quest’ultimo aveva inviato in Egitto una delegazione propria, alla quale non è però stato permesso di prendere parte ai lavori.

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