Confronto a distanza tra Berlusconi e Fini sulla giustizia. Con il primo che garantisce che non ci saranno forzature, ribadisce di essere vittima di una persecuzione giudiziaria e si definisce “un po’ eroico un po’ matto”; e il secondo che apre al dialogo ma sottolinea come non esista alcuna dittatura dei giudici.

“Non faremo forzature; ci sarà invece l’impegno ad adeguare il nostro Paese a quanto avviene negli Usa, in Francia, in Gran Bretagna”: lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, intervenendo telefonicamente a una convention del Pdl in corso a Torino e riferendosi alla riforma della giustizia. “Sono sereno perché fin dal primo momento che decidemmo di scendere in campo, nel 1994, quindi prima che cominciasse la persecuzione giudiziaria nei miei confronti eravamo convinti che la riforma della giustizia fosse una componente fondamentale di quella rivoluzione liberale che avevamo in mente”, ha aggiunto il premier. “Può sembrare paradossale che la stagione delle grandi riforme prenda corpo proprio nel momento in cui una parte della maggioranza ha voltato le spalle ai suoi elettori. Ora però – ha sottolineato Berlusconi – il centrodestra è più coeso e determinato a rispettare il contratto con gli elettori: si è liberato di una minoranza statalista, laicista, giustizialista che – ha concluso Berlusconi – aveva come primo obiettivo quello di bloccare la nostra azione riformatrice”.

”Anche se nobilita il concetto citando Tocqueville, Silvio Berlusconi parla di una dittatura dei giudici in Italia che non credo ci sia”. Lo dice Gianfranco Fini in un’intervista a Sky Tg24, sostenendo che “è giusto discutere su alcune parti della riforma della giustizia proposta dal governo, come quella sull’obbligatorietà dell’azione penale o la reponsabilità civile del giudice, giusta solo in caso di dolo”.

“I tempi della riforma saranno lunghi, l’iter è complicato – aggiunge Fini aprendo al dialogo – un anno e mezzo minimo. E poi, senza maggioranza di due terzi, c’è il referendum. E’ giusto vedere in che modo si attua questa riforma, che è solo una cornice da concretizzare con leggi ordinarie”.

Fini ha definito “positiva” la manifestazione di ieri a difesa della Costituzione, ma ha aggiunto: “Sarebbe un errore madornale parlaresolo di riforma della giustizia, che è solo un anello di una catena Si sente l’esigenza di altre risposte. Per esempio la riforma federale non si può fare senza il federalismo istituzionale”.

Il premier è invece tornato sulla necessità della separazione delle carriere. “Le carriere separate esistono in tutto il mondo, sono la regola. E l’autonomia dell’azione penale, secondo la legge, significa solo che anche i pm sono cittadini come gli altri e che devono rispettare le norme e le priorita’ che sono indicate dal Parlamento”, ha detto Berlusconi. “Così com’è, la responsabilità civile dei magistrati è che se sbagliano devono pagare, perché questo è il minimo richiesto in uno Stato di diritto. Quindi – ribadisce – non c’è nulla in questa riforma che possa far gridare allo scandalo o suscitare indignazione”.

Lanciando la candidatura a sindaco di Torino, Michele Coppola, il Cavaliere si è poi definito “coraggioso, temerario, forse anche un po’ eroico e matto e ho detto variamo subito questa importante riforma e lo abbiamo fatto”. E ha aggiunto: “Sono sotto cinque processi di cui uno civile terribile in cui mi si chiede un mucchio di soldi, tutte le persone sagge con la testa sulle spalle mi hanno detto: ‘non presentare adesso la riforma della giustizia, altrimenti chissa’ cosa ti fanno’. Ho ritenuto di avere finalmente raggiunto nei fatti una maggioranza in grado di fare questa riforma e ho detto: non mi importa niente” ha concluso il premier.

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