Il presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti

Tre ore di interrogatorio per il governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti indagato per abuso d’ufficio in concorso con l’ex dirigente Orsola Fallara che si è suicidata a dicembre, ingerendo acido muriatico. L’ex sindaco di Reggio Calabria è stato sentito dal procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza e dai sostituti Sara Ombra e Francesco Tripodi. Secondo l’accusa, ha firmato il conferimento incarico alla Fallara affinché quest’ultima rappresentasse il Comune nelle contese davanti alla commissione tributaria. Incarico per il quale, la dirigente al bilancio di Palazzo San Giorgio si è illegittimamente liquidata somme stratosferiche che superavano il milione di euro. Per l’accusa, invece, quelle somme non le erano dovute in quanto quel compito rientrava negli incarichi da dirigente che già ricopriva e per i quali non poteva essere ulteriormente retribuita come un qualsiasi consulente esterno.

Dopo che la pentola era stata scoperchiata, Scopelliti aveva scaricato la Fallara stigmatizzando, nel corso di una conferenza stampa del 21 novembre 2010, il comportamento del suo ex fedelissimo dirigente esterno. “Ha sorpreso me e tutti noi – aveva dichiarato il governatore della Calabria – . Una scelta di vita diversa rispetto a valori in cui abbiamo sempre creduto, valori di lealtà nei confronti di una comunità, che abbiamo servito e continuiamo a servire con grande passione e con grande amore. È una questione prettamente etica: si tratta di una scelta che semplicemente non andava fatta. E, come spesso amo dire in particolare ai miei collaboratori, certi errori non sono tollerati”.

A distanza di mesi e, dopo il suicidio della Fallara, dagli atti sembrerebbe che sia stato proprio lui a firmare il conferimento di quell’incarico alla dirigente al bilancio. E proprio per questo, la Guardia di Finanza e la Procura della Repubblica stanno cercando di ricostruire gli ingranaggi della macchina burocratica del Comune e verificare le eventuali responsabilità di Scopelliti. Dal canto suo il governatore della Calabria ostenta sicurezza (“Sono molto sereno e fiducioso”) prima di trincerarsi su un “no-comment” (”Su questa vicenda non ho altro da aggiungere”).

Per il “Caso Fallara” risulta iscritto nel registro degli indagati anche l’architetto Bruno Labate che percepì consulenze per svariate centinaia di migliaia di euro per progettazioni di opere mai realizzate. Anomalie reggine che, lo stesso consulente ha ammesso davanti ai giudici che lo hanno interrogato nelle settimane scorse e ai quali aveva riferito di non sapere “a che titolo gli fossero stati riconosciuti quei soldi».

Intanto, vanno avanti anche altre indagini che toccano Palazzo San Giorgio. Tra queste c’è un filone dell’inchiesta “Meta” che riguarda i rapporti tra esponenti politici e soggetti in qualche modo legati alla ‘ndrangheta.

Proprio nei giorni scorsi, infatti, dal sesto piano del Cedir è partito un avviso di garanzia per il consigliere comunale del Pdl Manlio Flesca, invitato a comparire davanti al procuratore capo Giuseppe Pignatone e al sostituto della Dda Giuseppe Lombardo. Il pomeriggio del 9 marzo il consigliere comunale è stato interrogato. L’accusa per lui è violazione della legge elettorale con l’aggravante mafiosa dell’articolo 7. Manlio Flesca era uno dei partecipanti alla festa per il cinquantesimo anniversario di matrimonio dei genitori dei fratelli Domenico, Vincenzo e Carmelo Barbieri (tutti e tre indagati).

Oltre all’ex sindaco Giuseppe Scopelliti, al boss di Sinopoli Cosimo Alvaro e ad altri esponenti politici reggini, la sera del 15 ottobre 2006 al banchetto organizzato al ristorante “Villa Fenice” c’era il consigliere comunale di Alleanza nazionale (oggi Pdl) che, in occasione della campagna elettorale del 2007, stando a quanto affermato dai fratelli Barbieri nel corso di un’intercettazione telefonica, si sarebbe messo «a disposizione» degli amici degli amici.

In sostanza, secondo la ricostruzione del Ros e della Dda, il consigliere di maggioranza avrebbe fornito la propria disponibilità affinché la moglie dell’indagato Vincenzo Barbieri (Vincenza Musarella) venisse assunta alla Reges, «elemento fondamentale, – scrivono gli inquirenti – affinché i fratelli Barbieri appoggiassero lo schieramento politico al quale aderiva il Flesca Manlio».

Erano giorni in cui Flesca era impegnato a rastrellare più voti possibile. Il suo sponsor, Domenico Barbieri (arrestato per associazione mafiosa), si dava da fare per raccogliere consensi per il consigliere comunale uscente arrivando a chiedere il voto anche agli stranieri. Tra questi, Barbieri aveva contattato un tale “Rudy” dal quale pretendeva 9 voti nell’ambito familiare. “Rudy” è stato identificato dal Ros nel pregiudicato marocchino Redouane Fraoussy (di 44 anni) condannato per droga nel 1995 dalla Corte d’Appello di Udine.

Gli uomini del colonnello Giardina (ex comandante del Ros) parlano addirittura di un «appoggio incondizionato dei fratelli Barbieri nei confronti del candidato Flesca Manlio». Appoggio che, oltre all’assunzione della moglie di Vincenzo Barbieri, era «dettato dalla necessità di avere un loro candidato all’interno dell’Amministrazione Comunale, con delega ai Lavori Pubblici, settore in cui i citati fratelli operavano con le loro imprese».

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