Mentre me ne stavo, l’8 marzo, a prendere freddo sulla gradinata del Campidoglio con le “Deb”  (donne e basta) e le “Se non ora quando” (donne e informazione), mentre realizzavo con sorpresa e piacere che le ventenni e le trentenni, così come le cinquantenni e le sessantenni, erano ben rappresentate (metà e metà?), mentre mi divertivo a guardare becchi e piume (le oche del Campidoglio svegliano la città) e a strillare slogan (“né streghe/ né bigotte/ né barbie/né mignotte”), mi sono messa a riflettere (capita nei momenti più imprevedibili) sulla relazione fra le generazioni.

Madri e figli. Storiche femministe e neoimpegnate sul fronte del femminile. Mi chiedevo: che cosa vuol dire “passaggio del testimone”? Che cosa possiamo impugnare e trasferire alle più giovani? Un idea, un’ ideologia, un decalogo, un breviario? No, direi di no. Un’ esperienza? Un metodo? Sì, l’esperienza. Un profumo di coraggio battagliero. Perché bisogna combattere per ottenere. Anche duramente. Anche rinunciando alla pace apparente di relazioni beneducate, ma dispari, disarmoniche.

Ho sentito, la sera, all’Ambra Iovinelli, serpeggiare una gran paura di isolare gli uomini, di non accoglierli. Di non averli a fianco. La capisco. Non ho mai applicato il separatismo. Però la democrazia di genere, la redistribuzione del potere, in equità, fra gli uomini e le donne, non si può ottenere senza conflitto. Perché dovrebbero scansarsi di buon grado? Ad ogni posto guadagnato da una donna, nei piani alti, in politica come nelle aziende o nei giornali, corrisponde un uomo che lo perde. Gli uomini migliori sanno apprezzare la parità. Anche se va contro i loro legittimi interessi. Però non è facile, né automatico.

Così come io, che non sono più giovane, capisco che è sta accadendo qualcosa di giusto, quando la luce dei riflettori si accende su qualche carriera letteraria esordiente, ma non automaticamente, non facilmente… Le carriere hanno un arco, tutte. Iniziano, crescono, decrescono . La qualità della scrittura no, quella migliora con gli anni, con l’esercizio, lottando con le parole, sperimentando la vita, accumulando dettagli, dolore, dati sensibili. La scrittura cresce e si evolve sine die, non la carriera di scrittore. La carriera ha i suoi tempi, ed è giusto, fare posto agli ultimi arrivati, se si ha, come me, iniziato a pubblicare nel 1976, se si sono pubblicati 27 libri… Ecco, se penso alla fatica che mi costa farmi idealmente da parte, capisco quanto costerà( o costerebbe) agli uomini farsi da parte per far posto alle donne.

Per questo penso che si dovrà combattere.

Un’ esperienza, un metodo. Questo si può mettere in comune. Un metodo: partire da sé, risalire dal particolare del proprio vissuto e  all’universale, al generale. Fare cultura e fare politica risolvendo insieme. Lavorare per sé e contemporaneamente per tutte.

Passare il testimone… anche una mano vuota… una mano nuda… da stringere forte.

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