Questa è la storia di una giovane donna di ventiquattro anni che attraversa mari e monti per incontrare il suo principe azzurro. Ma attenzione, non pensiate sia una favola convenzionale, è una storia dei nostri tempi. Perché il suo principe è gay.

Roberta fin da giovanissima coltiva la passione per il cinema, la musica, le arti. Come tante sue coetanee. Finito il liceo a Milano, ne vuole fare un lavoro. Studia, s’impegna, si specializza in documentari e inizia a lavorare poco più che ventenne per una casa di produzione come figura junior. Inizia anche a soffrire, si scontra con un mondo di adulti che non le aprono certo le porte. La sua capa arriva a dirle a muso duro: “Vuoi diventare una executive producer? Vuoi fare il mio lavoro? Peccato che non ce la farai mai, perché tu non hai il carattere, non sarai mai in grado!”

Roberta vorrebbe sprofondare sotto la coltre delle sue paure ma qualcosa le dice che no, non deve credere a quelle parole piene di sfiducia. Anche se la notte, certe volte, non riesce a dormire per la paura. Nessuno le spiega come migliorare nel lavoro: se fa bene è scontato, se fa male deve pagare a caro prezzo i suoi errori. Ma vuole diventare una professionista e decide di buttarsi nel buio: si licenzia per fare la producer come free lance. Pazza.

Un giorno, sfogliando le pagine de L’Internazionale, legge la storia di un principe indiano e sente click dentro. Si emoziona, la rilegge, rimane stregata. È la vicenda del rampollo di una famiglia reale che decide di fare coming out pubblicamente. Dopo questa scelta – a dir poco coraggiosa in un’India ancora intrisa di pregiudizi – viene letteralmente diseredato e diventa uno dei più importanti attivisti per i diritti civili dei gay nel suo Paese. È il suo coraggio a muovere il cuore di Roberta e non solo il suo cuore, perché decide di raccontare la sua storia con le immagini, documentare la sua battaglia contro il pregiudizio.

E i soldi? All’inizio pensa di chiederli in famiglia. Ma dopo essersi licenziata, l’ultima cosa che il papà ha intenzione di fare, è finanziarla per andare a conoscere un principe indiano. Roberta lo capisce, ci pensa e ripensa, prova mille strade, finché un giorno il suo migliore amico, con uno slancio che solo il legame sincero fra due giovani può avere, le dice: ti aiuto io. D’altronde sognano da sempre di mostrare al mondo quello che i loro occhi di ventiquattrenni vedono.

Roberta scrive al principe e lui le risponde. Dopo un mese è su un aereo verso l’India. Parte insieme a Stella – sua cara amica regista di documentari – e un operatore. Esperienza fortissima. Roberta riesce a instaurare col principe un rapporto umano meraviglioso e in virtù di questo, lui le apre le porte del suo cuore, mostrandole sia la sua attività pubblica che la vita privata, senza filtri, senza interruzioni. È proprio un principe azzurro.

Una volta rientrata in Italia con un buon trailer, inizia a cercare un produttore per realizzare il lungometraggio. Il feedback generale è positivo, ma nessuno sembra avere i soldi. Perché in Italia i documentari non si guardano, perchè c’è la crisi, perchè bla bla bla. Roberta non si arrende, cerca finanziamenti incessantemente, da privati, istituti, chiunque possa dare un contributo. Per un lungo anno è una sequela di no. A un certo punto però il vento gira in suo favore, la perseveranza la premia, si fa avanti un produttore, e riesce a incontrare Imma Battaglia – da sempre impegnata per i diritti dei gay – che crede nel progetto. E le riprese in India iniziano a ottobre del 2011!

Roberta ha realizzato il suo sogno. “Sono stati tantissimi i momenti di sconforto – dice – e tanti quelli in cui mollavo il colpo e dicevo ‘forse non lo devo fare e basta’ ma duravano pochissimo, perché poi naturalmente emergeva in me un desiderio enorme di portare a termine questo lavoro, verso il quale ho iniziato anche a sentire un senso di missione. Ormai è un patto tra me e il principe, io voglio che come me molte altre persone siano grate a lui per quello che sta facendo per i diritti civili e per la lotta contro l’HIV in un Paese come l’India”.

In questo percorso alla scoperta di una “via umana” di usare il proprio talento, Roberta non è stata con le mani in mano. A dispetto di quello che le disse un giorno la sua ex capa, è diventata un’affermata producer di videoclip musicali, tra i quali l’ultimo dei Negramaro, un vero successo.

“E’ l’estremo valore che diamo a tutto ciò che facciamo, a partire dalle persone che collaborano con noi, che ci fa ottenere risultati non mediocri – dice col sorriso – È questo tipo di valore che voglio portare avanti, a prescindere che sia il mio documentario, il videoclip dei Negramaro, un video di moda o un format televisivo”.

A ventiquattro anni è arrivata alla consapevolezza di quanto le persone siano importanti. A quando il risveglio dei senior?

di Alessandra Sestito

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