Per il biologo marino interpretato da Christopher Lloyd, il Doc di Ritorno al futuro, i pesci assassini di Piranha 3D (da venerdì 4 nelle sale) hanno due milioni di anni: liberate da una scossa tellurica, le bestiacce preistoriche sono pronte a divorare – in effetto stereoscopico s’intende – chiunque si addentri nelle acque del lago Victoria. In realtà la famelica masnada ha un’origine ben più vicina nel tempo.

E’ solo del ’78, infatti, il glorioso Piraña, diretto da Joe Dante per la factory Corman, almeno dichiaratamente alla base della nuova versione. Non c’è bisogno di chissà quale analisi comparata per capire quanto poco ci sia in comune tra la vecchia pellicola e quella del francese americanizzato Alexandre Aja. Solo l’idea di fondo in verità: un gruppo di pesci carnivori divora un bel po’ di gente. Perché dichiararne la dipendenza allora? Se la sopracitata specie marina preesisteva con buona pace di tutti all’opera di Dante perché esplicitare una subalternità inesistente?

Considerando che non tutti i racconti di viaggio debbano per forza rendere omaggio all’Odissea, ci si rende presto conto che la risposta è in stretto rapporto con le logiche del marketing. Nonostante il vecchio Piraña non sia famoso come Lo squalo, del quale peraltro cercava di cavalcare l’onda, gli spettatori che lo conoscono potrebbero anche aver voglia di vederne una nuova edizione.

E’ così che un remake si trova a godere dei frutti coltivati dal prototipo in decenni di passaparola, passaggi televisivi, edizioni home video, pubblicità. Vendere la nuova veste di un prodotto già esistente è ben più facile che piazzarne sul mercato uno totalmente inedito: pochi i dubbi in proposito. Quelli che del lavoro di Dante non hanno mai sentito parlare, poi, avranno di che divertirsi con gli occhialetti 3D, il che significa sale comunque piene.

Se fino a poco fa il termine remake era considerato sinonimo di poca originalità ora è diventato motivo d’attrazione, ecco perché la pellicola diretta dal bravo Aja dichiara di essere il rifacimento di un film con cui ha a che fare solo per lo spunto iniziale. Nell’ultimo decennio, i cinema sono stati presi d’assalto da remake, newquel, prequel, sequel, spin-off al punto che gli spettatori adolescenti intendono l’horror – del cui pubblico costituiscono la fetta grande – come riproposizione e copia, rimasticatura e traduzione.

A volte, tale consuetudine facilita anche il recupero, da parte dei giovani più diligenti, di un cult originale che con buona probabilità non avrebbero conosciuto, ma da qui a sperare che la tendenza non cambi ce ne passa. Paralisi dell’immaginazione degli Studios esclusa, non dovremmo stupirci se i produttori finissero con lo scartare del tutto idee innovative in favore di altre vecchie e trite; a chi non piacerebbe una pubblicità che si paga da sola? A proposito, Piranha 3D è più divertente di quanto pensiate.

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