Il figlio di Letizia Moratti è indagato per abuso edilizio. Ma ben più grave, se l’accusa sarà confermata, è l’aver sottratto un milione di euro al comune di Milano grazie al “condono” del loft extralusso inserito nel pgt e approvato dalla giunta guidata dalla mamma sindaco. In tempi di campagna elettorale (tra due mesi, il 15 maggio, a Milano si rinnova la giunta) una vicenda come questa è oro per gli avversari politici.

Invece Giuliano Pisapia, diretto avversario di Letizia Moratti, non può sfruttarla politicamente. Non grida allo scandalo, non si indigna né sostiene che “donna Letizia”  deve ritirarsi. Non lo fa perché non può.

La sua compagna Cinzia Sasso, giornalista di Repubblica, oltre ad aver ottenuto una casa della Baggina a prezzi irrisori grazie all’intervento invocato e ottenuto nel 1989 dal sindaco Paolo Pillitteri, ha tentato di coprire la verità fino all’ultimo momento. Ha aspettato di avere la certezza che sarebbe finita sui giornali, ha tentato di limitare i danni scrivendo una lettera a Corriere della Sera e Repubblica nella speranza che fosse sufficiente dire che il “contratto d’affitto” era “scaduto nel 2008” per non far emergere la verità. Che era ben altra: la disdetta definitiva Sasso l’ha data solamente il 17 febbraio, il giorno prima che il suo nome uscisse sui giornali nell’elenco dei privilegiati inquilini del Pat.

Per questo il candidato sindaco del centrosinistra Giuliano Pisapia non si scaglia contro i guai della Moratti. Lo stesso Pisapia che durante la campagna elettorale per le primarie attaccava praticamente tutti i giorni Stefano Boeri per aver lavorato in passato con Ligresti. Oggi è costretto al silenzio. A causa di una “leggerezza”, come ha detto lui stesso, della compagna.

Eppure c’è chi accusa il Fatto Quotidiano di vedere “la pagliuzza e non la trave”. Lo ha fatto ieri Gad Lerner sul suo blog, sostenendo che parlare della casa di Cinzia Sasso e non di quella di Gabriele Moratti significa non tener conto della “evidente disparità di rilievo fra la pagliuzza – un comportamento improprio, non illegale, di una persona legata affettivamente a Pisapia – e la trave: un illecito attraverso cui la famiglia del sindaco si sarebbe procurata un cospicuo vantaggio economico, sanato grazie alla politica”. Sostenendo che molti cittadini bombardati mediaticamente “dal messaggio qualunquistico del ‘così fan tutti’ facciano fatica a recuperare il senso delle proporzioni”. Quindi suggerendo implicitamente che tra due comportamenti si debba far finta di non vedere quello meno grave? In un Paese in cui il limite all’illecito è ogni giorno superato? E’ vero: forse tra i due casi c’è un abisso, ma entrambi sono meritevoli di spazio sui giornali perché sono notizie.

Il Fatto Quotidiano era stato il primo a scrivere della casa di Gabriele Moratti lo scorso luglio, quindi nessuna omissione. E il coinvolgimento di Cinzia Sasso nello scandalo del Pio Albergo Trivulzio è stato riportato da tutta la stampa. Noi abbiamo semplicemente smascherato una non verità. Che non riguarda solo Sasso, ma anche Pisapia. E’ il candidato sindaco del centrosinistra in una città in mano al berlusconismo da oltre venti anni. I milanesi stanchi della gestione familiare e affaristica della Moratti, si aspettano che lui sia diverso dai suoi avversari. Che sia trasparente e onesto. Ha il timore che come per la casa della sua compagna i giornali possano scoprire altro? Che qualcosa dal suo passato possa essere ripescato dalla stampa? Magari in modo strumentale, ma c’è qualcosa che potrebbe essere usato contro di lui? Lo dica, lo dica subito. Convochi una conferenza stampa. Faccia come il suo avversario alle primarie Stefano Boeri quando, prima ancora di essere attaccato, spiegò (all’infinito) i suoi rapporti con Salvatore Ligresti, il suo coinvolgimento con la Cricca nei lavori per il G8 alla Maddalena, la collaborazione con Letizia Moratti in Expo 2015. A un candidato di centrosinistra è chiesto di essere migliore dell’avversario di centrodestra, non che abbia meno da nascondere ma che non nasconda niente.

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