Come già osservò Platone, se il mitologico anello dell’invisibilità esistesse davvero e permettesse a chi lo indossa di scomparire, sicuramente il suo proprietario diventerebbe un ladro, perché sarebbe certo di non essere scoperto”. Questa è una riflessione di Julie Zhuo, product design manager di Facebook, pubblicata lo scorso novembre sul New York Times. Zhuo, che di discussioni online se ne intende, utilizza questo spunto per spiegare come l’anonimato in tali discussioni porti spesso a toni esacerbati, accuse sopra le righe, volgarità. La questione, in rete, è antica (ai tempi delle BBS, le bacheche di mail che preesistevano al web, venne elaborata la cosiddetta legge di Godwin: “Mano a mano che una discussione online si allunga, la probabilità di un paragone riguardante i nazisti o Hitler si avvicina a 1; a quel punto la discussione è sul punto di estinguersi”).

Parliamo di tutto ciò perché oggi il problema sembra persistere anche per blog e siti di news. Ma, forse, potrebbe esserci una soluzione visto che sta predendo sempre più piede uno strumento che dovrebbe portare numerose novità. È “Facebook Connect”, un software che permette di commentare post, notizie , video, ecc. su siti e blog utilizzando il proprio account Facebook (dalla prossima settimana sarà implementato anche su ilfattoquotidiano.it – che rimarrà comunque commentabile anche da chi non è iscritto a FB). Il sistema, spiega Techcrunch, ha pregi e difetti. Tra i difetti, i log-in Twitter e Google non supportati e il blocco del sito blu da parte di molte aziende. Tra i vantaggi: i commenti firmati (o comunque provenienti da un account) alzano il livello della discussione e fanno scappare i disturbatori (troll). E c’è anche la “viralità” assicurata agli aggiornamenti che, tramite i commenti, finiscono in bacheca. Certo, anche “connect” sarà un esperimento. Ma ci aiuterà a tenere a bada il “troll” che è in tutti noi.

Il Fatto Quotidiano, 5 marzo 2011

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