Questa è una storia diversa dalle cronache che avete letto. Non parlerò dei fatti del processo, ma di quello che c’è stato intorno e rispetto al quale ho avuto un ruolo diretto.

Don Ruggero Conti è un parroco cattolico che esercitava il suo ministero a Roma sino a quando nel giugno 2008 fu arrestato mentre era in procinto di partire con i suoi ragazzi per la Giornata mondale della gioventù di Sidney. Accusato di aver commesso nell’arco di dieci anni violenza sessuale su sette minori e induzione alla prostituzione, è stato condannato ieri dalla VI sezione del Tribunale di Roma a 15 anni e 4 mesi di reclusione, oltre alla condanna a risarcire tutte le parti civili, con provvisionali per più di 200 mila euro. La requisitoria del pm, le conclusioni delle parti civili e della difesa, la sentenza finale, sono disponibili in audio video su Radioradicale.it.

Questi in estrema sintesi i fatti. Veniamo ora a tutto il resto.

Personalmente entro in questa storia al termine delle indagini preliminari, quando il pubblico ministero chiede il rinvio a giudizio nei confronti di don Ruggero. L’udienza in cui si deciderà il rinvio a giudizio è anche il termine entro il quale debbono costituirsi le parti civili, ovvero i soggetti danneggiati dal reato. Chiedo allora al sindaco Alemanno di far costituire il Comune di Roma parte civile: nei processi per reati di violenza sessuale è molto facile che le vittime finiscano loro sul banco degli accusati. La presenza del Comune nel processo garantisce alle parti offese di non essere lasciate sole, ferma restando la necessità di accertare la colpevolezza dell’imputato. Proprio per questo negli ultimi anni molti Comuni, compreso quello capitolino, si sono costituiti parte civile nei processi per stupri di donne.

Stranamente, non è mai capitato nei casi di pedofilia. Mi viene un sospetto, che non lo si faccia perché l’accusato potrebbe essere un esponente del clero: ci pensate, il sindaco di Roma che si schiera contro un prete, per di più accusato del tabù dei tabù per il Vaticano?!?

Alemanno non mi risponde. Scopro che don Ruggero è stato un suo fiancheggiatore sino a pochi mesi prima: durante la campagna elettorale per il Campidoglio era il garante per le politiche della famiglia (!!) e le periferie dell’aspirante Sindaco. Decido di andare sino in fondo. Scovo uno strumento quasi mai utilizzato: l’azione popolare, che permette ai cittadini di esercitare le azioni legali che il Comune potrebbe fare nel caso in cui l’amministrazione rimanga inerte. Decido quindi di esercitarla, cioè costituirmi parte civile a nome del Comune di Roma.

Il 16 giugno 2009, all’udienza preliminare la prima sorpresa: l’avvocatura comunale deposita una memoria firmata da Alemanno con cui il sindaco dichiara di non volersi costituire parte civile e si oppone a che lo faccia io al suo posto. Rimango basito per quello che mi sembra un atto vile oltre che un suicidio politico. Il Tribunale, però, con una storica ordinanza ammette la mia azione popolare: il Comune di Roma sarà parte civile nel processo, solo che a rappresentarlo non sarà il Sindaco ma il sottoscritto. Artefice di questa straordinaria conquista giuridica l’avvocato Elisabetta Valeri, che mi assisterà durante tutto il processo.

Sommerso dalle critiche, Alemanno tenta prima di negare i fatti e poi scarica la responsabilità su di una dirigente comunale, annunciando di averla rimossa. Messo alle strette, ci confrontiamo durante una trasmissione di Radio Radicale e, dopo aver ammesso l’errore, mi ringrazia “per averci pensato al suo posto, d’ora in poi il Comune si costituirà non solo per le donne, ma anche per i minori”. Eppure, mentre la dirigente che aveva fatto da capro espiatorio torna al suo posto in pochi mesi, mi devo anche difendere fino in Cassazione perché Alemanno impugna l’ordinanza del Tribunale e vuole che io esca dal processo e che entri lui. Per capire l’ostinazione, un altro sospetto: “chissà che combina questo radicale!” avrà pensato. In un processo penale, infatti, la parte civile può fare domande a testimoni e imputati.

E arriva il momento della verità: il vescovo Gino Reali, chiamato a testimoniare perché diretto superiore di don Ruggero, ammette di essere stato informato nel periodo in cui accadevano le violenze da conoscenti e vittime, ma di non aver creduto loro. L’avv. Valeri, che per mio conto rappresenta il Comune, gli domanda in aula perché non avesse denunciato alla polizia e se fosse stato aperto almeno un procedimento canonico. La sua risposta vale più di tante inchieste: “Esiste una direttiva della Santa Sede che dice che c’è l’obbligo di denuncia all’autorità civile laddove la legge dello Stato lo preveda”. Solo che, dice il vescovo rispondendo alla mia domanda, non so cosa preveda la legge italiana” (!). L’alto prelato conferma inoltre che non c’è stato nessun processo canonico e che si è limitato ad informare informalmente la Congregazione per la dottrina della fede. Insomma, fosse stato per loro, questo processo non si sarebbe fatto.

Nel frattempo, Renato Farina sulle pagine de Il Giornale conduce una campagna in difesa di don Ruggero, contro il pm e contro di me, accusato di essere estraneo alla tradizione radicale. Pochi giorni dopo, il 13 ottobre del 2009, arrivano tre lettere con minacce di morte e pallottole nei confronti miei, del pm e del presidente di un’altra parte civile, la Caramella buona.

Di udienza in udienza si arriva alla sentenza finale. È la prima volta che un Comune viene risarcito come parte civile in un processo di violenza sessuale contro minori. I soldi del risarcimento danni ovviamente non andranno a me, ma andranno a finire nelle casse del Comune e dovranno essere spesi per la prevenzione e l’assistenza. Nelle mie conclusioni troverete le ragioni.

La vicenda, a parte l’appello che confermerà o meno la condanna, non è ancora conclusa. Innanzitutto Alemanno: chiederà i soldi di risarcimento che il Tribunale ha riconosciuto al Comune grazie alla mia azione popolare? E poi la Curia: garantirà il risarcimento economico alle vittime o si affiderà al fatto che don Conti non lo farà? Credo sarebbe il minimo viste le loro responsabilità, in caso contrario torneremo nei tribunali. Questa volta, speriamo con il sindaco dalla nostra…

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