Avrei voluto scrivere belle pagine con i racconti di insegnanti e professori che giorno dopo giorno si dedicano al proprio lavoro con la dedizione che fu di grandi esempi, come don Lorenzo Milani o Maria Montessori. Invece scrivo del presidente del Consiglio Berlusconi che avalla di fatto le scelte del ministro Gelmini e tratta il corpo docente come fosse il corpo da ballo del bunga bunga di Arcore: la deriva totalitaria che prende il nostro paese è segno non solo del delirio politico, ma anche di una cultura berlusconiana ormai radicata nelle viscere del paese.

Mi è giunta una lettera da parte di una insegnante elementare che mi ha lasciato di stucco, tanto che ogni commento pare superfluo. Per dovere di cronaca, ma soprattutto per dovere di chi il 12 marzo sarà in piazza a difendere la Costituzione e il ruolo centrale dell’istruzione in Italia, vi racconto il contenuto mantenendo l’anonimato dei protagonisti.

Seppur in malattia, l’insegnante in questione si premura di preparare i compiti a un bambino, ma il giorno del rientro ritrova il quaderno bianco. Chiede spiegazioni alla famiglia e la risposta è tale da chiedersi perché siamo caduti così in basso: il genitore di fatto la accusa di fannullonaggine, sostenendo che, pur facendo il tempo pieno, non si sarebbe impegnata a fondo nel suo lavoro, a differenza di lui che, avendo in mano un’azienda, si dà da fare.

Ora, vorrei sapere chi ha fatto maturare questo clima nei confronti delle istituzioni. Ci (e mi) stanno giungendo troppe lamentele dal mondo dell’istruzione, in primis dagli insegnanti che subiscono aggressioni verbali e accuse di lavatismo. La risposta è scontata, ma non basta rispondere, abbiamo il dovere morale di fare molto di più, il riscatto di una nazione passa attraverso la libertà e la partecipazione. Dobbiamo ribaltare il modello televisivo che ha di fatto sostituito la cultura italiana riprendendoci gli spazi sociali e il nostro tempo, che non può avere il fine di produrre denaro, specie illegalmente. L’Italia non è un paese sudamericano, né un paese dell’Est che, assoggettato per anni ad un regime comunista, ha maturato un moloch di pensiero unico. La plurità e le differenze sono una risorsa di crescita e progresso.

Il 12 e il 17 marzo a Roma e a Napoli ci saranno due importanti manifestazioni : la prima è il C-Day, a difesa della Costituzione italiana, dell’istruzione e del lavoro, la seconda è “150 proposte per l’Italia” come 150 sono gli anni che fa il Paese. Non c’è più molto tempo a disposizione, non possiamo aspettare oltre. I diritti non sono immutabili, ma devono essere difesi giorno per giorno… e giorno per giorno matura la nostra resistenza.

PERCHÉ NO

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