Ragionando a mente fredda, credo che il comportamento del ministro La Russa, che ha preso a pedate un giornalista di Annozero cercando di accusarlo dello stesso comportamento, sia davvero grave. La mia non è una valutazione solo etica, ma anche giuridica. Mi riferisco al fatto che ha sostanzialmente simulato un reato attribuendolo a una persona determinata, il che comporterebbe la astratta configurabilità di una calunnia (in concerto non esistente, stante la mancanza di una querela). Quid, da oggi in poi, della credibilità “giuridica” di un ministro? Il ministro della Difesa, per giunta?

Se, da giudice, venisse un ministro a testimoniare innanzi a me di aver ricevuto una pedata da un giornalista e la sua scorta confermasse che egli, nell’immediatezza, si è lamentato dell’accaduto, ha chiesto l’identificazione del “calciatore” e si è proceduto alla identificazione, io quel giornalista lo condannerei certamente. A seconda delle circostanze si potrebbe configurare infatti il reato di percosse, di lesioni, di ingiuria o diffamazione (non mi addentro nelle diverse ipotesi perché sarebbe tropo tecnico), ma certamente sarebbe un fatto-reato giuridicamente provato.

Ai pubblici ufficiali viene di solito tributata una grande credibilità nei processi, in quanto trattasi di fatti appresi nell’adempimento del dovere e di funzioni specifiche. Il presunto reo è invece in una posizione di minore credibilità, proprio perché accusato di un reato. In questo caso a favore del presunto reo ci sarebbe stata solo la sua stessa testimonianza, a fronte della testimonianza di un ministro e di quella (indiretta) di uomini delle forze dell’ordine. Per fortuna, non è andata così: le telecamere hanno immortalato le “gesta”, ben poco commendevoli, del ministro della Difesa.

Da oggi in poi però, mi chiedo con dubbio che credibilità processuale dovrei tributare, come giudice, alla testimonianza di un ministro, dopo questo documentato precedente che non ha sollevato nemmeno un brusio tra i suoi stessi colleghi. E poi, che esempio è – aggiungo – per tutte le forze dell’ordine, che già vantano soggetti condannati in primo grado nelle varie vicende di Bolzaneto e della scuola Diaz (peraltro ancora non sanzionati a livello disciplinare, a quanto pare, mentre il povero Gioacchino Genchi è stato da poco destituito per aver pronunciato qualche affermazione “sgradita”)?

Articolo Precedente

Caso Ruby, nuove carte: “Più troie siamo, più ci vorrà bene”. E alcune fanno il test dell’Hiv

next
Articolo Successivo

La fedeltà a orologeria delle Papi girl

next