A qualche giorno dall’annuncio del ministro degli Esteri Franco Frattini circa la possibilità che Berlusconi si rivolga alla Corte dei diritti dell’Uomo per vedere tutelata la propria privacy, a suo avviso minacciata dal caso Ruby e dalle indagini dei Pm di Milano, negli schedari della Corte di Strasburgo non risulta ancora niente. O meglio, un file aperto c’è, ma il Cavaliere è “imputato”.

Si tratta della causa depositata nel marzo 2010 dalla fondazione Open Society Institution per la posizione di monopolio che Berlusconi esercita nel settore televisivo italiano. La fondazione del miliardario liberal George Soros si era infatti rivolta all’Alta Corte “a seguito del controllo che egli (Silvio Berlusconi, ndr) esercita fuori dalla legalità sul sistema televisivo italiano, contrario agli standard democratici europei, una situazione inaccettabile per una democrazia”. La causa è ancora pendente e la prima udienza è fissata per il prossimo maggio. Una notizia che lo scorso marzo aveva fatto poco rumore, sia per la mancanza di novità sostanziale dell’informazione italiana – fotografata già come “semi libera” da associazioni come Freedom House e Reporters sans frontiers – che per il silenzio stampa di Mediaset e Palazzo Chigi il giorno dopo la denuncia.

La causa si basava sul monitoraggio condotto negli ultimi anni da diversi enti indipendenti internazionali sullo stato dell’informazione e del sistema televisivo in Italia. Tra gli altri, l’ormai annosa vicenda di Centro Europa 7, la rete televisiva che, pur avendo vinto nel 1999 una concessione di frequenze nazionale su tutto il territorio italiano, per 10 anni si è vista negare l’accesso alle frequenze. “Questo caso mette in luce il fallimento dei governi italiani nell’affrontare il monopolio e il conflitto d’interessi del sistema televisivo”, ha osservato James Goldstone, direttore internazionale di Open Society Justice Iniziative. “L’Italia ha il più alto tasso di concentrazione di proprietà delle televisioni in Europa e la mancanza di diversità ostacola il dibattito e limita l’accesso del pubblico all’informazione e all’analisi critica”.

Se Berlusconi intende davvero appellarsi alla Corte di Strasburgo, come detto da Frattini, dovrà prima affrontare la questione sollevata da Open Society. Ad ogni modo da Strasburgo ricordano che ci si può rivolgere alla Corte soltanto “dopo” un processo che si vuole contestare, e non “prima”. Quindi non ci sono scappatoie: il “cittadino” Silvio Berlusconi, irritato per l’invasione della propria privacy, dovrà passare prima dall’odiata Procura di Milano, e soltanto dopo prendere il treno per Strasburgo.

Berlusconi non sarebbe il primo Capo di stato a rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Lo fece anche Saddam Hussein con un ricorso contro i Paesi della coalizione che avevano attaccato l’Iraq, tra cui l’Italia. In quel caso gli andò male, visto che il ricorso venne giudicato “inammissibile”.

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