In cinque verbali (del 2, 6, 22 luglio e 3 agosto) Ruby racconta la prima visita ad Arcore, il primo incontro con Silvio Berlusconi, che cosa è il “bunga bunga” e la genesi della bugia sulla parentela con Mubarak. Ecco le parole di Karima El Mahroug riportate da La Repubblica: “Mi risulta che Marystel, Barbara Faggioli e Nicole Minetti dispongano di appartamenti a Milano 2 in cui il presidente paga in dono 5 anni d’affitto. Tale proposta viene fatta a me da Berlusconi che, in quell’occasione, scoprì che ero minorenne e senza documenti. In quella circostanza, poiché gli avevo detto falsamente che ero egiziana, Berlusconi mi propose di farmi passare per nipote del presidente egiziano Hosni Mubarak e di fornirmi documenti comprovanti la mia nuova identità di cui lui si sarebbe occupato. Mi propose inoltre di mettermi nella disponibilità di un centro estetico in via della Spiga. Il fatto che fossi parente del presidente egiziano avrebbe giustificato questa disponibilità economica”.

Quello che Ruby racconta ai pm, seppur afflitto da confusioni e reticenze, viene verificato dai magistrati milanesi e dà l’input all’inchiesta che squarcerà il velo sui festini di Arcore. E porterà al rinvio a giudizio di Silvio Berlusconi per concussione e prostituzione minorile. La minorenne marocchina all’inizio non aveva voglia di raccontare queste cose: “I fatti, di cui finora ho parlato, li ho riferiti a una mia amica e a mia madre la quale mi pregò di non frequentare più quegli ambienti dicendo che a lei non interessavano i soldi”.

Eppure nell’interrogatorio del 3 agosto, quando Ruby racconta la sua prima visita ad Arcore, saltano fuori 46 mila euro in banconote da 500 che Berlusconi le avrebbe preparato in una busta come “regalo”. Ruby spiega: “Il primo incontro con Berlusconi c’è stato il 14 febbraio. Sono stata chiamata da Emilio Fede che mi ha invitata a prepararmi per andare a una cena. È venuta in via Settala, dove vivevo, una limousine (ricordo che aveva due corna) con autista e scorta di carabinieri in divisa che seguiva su un’auto. Sono stata portata ad Arcore presso una lussuosa villa denominata Villa San Martino, sita nell’omonima via, e ho in quel momento appreso che il proprietario ne era il presidente Berlusconi (…) Dopo la cena Berlusconi mi ha proposto di scendere presso il Bunga Bunga, dicendomi che il termine l’ha preso in prestito dal suo amico Gheddafi e sta a designare una sorta di harem femminile che si esibisce al piano inferiore della villa. Fino a quel momento io avevo detto a Berlusconi che avevo 24 anni; il presidente mi condusse nel suo ufficio lasciandomi intendere che la mia vita sarebbe cambiata completamente se io avessi accettato di partecipare al bunga bunga insieme alle altre ragazze. Anche se non ha mai esplicitamente parlato di rapporti sessuali non era per me difficile intuire che mi proponeva di fare sesso con lui: io ho detto di no che volevo tornare a casa. Lui mi ha risposto che comunque era già pronto un regalo per me contenuto in un pacchettino contenente una dicitura “Per Ruby”, all’interno del quale, c’era la somma in contanti di 46 mila euro in banconote da 500. Quella sera stessa mi ha regalato l’orologio Lockman con la dicitura “Meno male che Silvio c’è”, con il logo del Milan”.

I pubblici ministeri ascoltano stupiti la testimonianza della ragazza. Cercano di chiarire quello che succedeva nelle notti di villa San Martino. Che cos’è il “bunga bunga”? Risponde Ruby: “Quella sera Berlusconi mi raccontò che il bunga bunga consisteva in un harem che aveva copiato dal suo amico Gheddafi nel quale le ragazze si spogliano e devono fargli provare ‘piaceri corporei’. È stata in quella circostanza che io ho opposto un netto rifiuto. Sono stata riaccompagnata a casa verso le 2 e 30 dal suo autista che si chiama Angelo ed è napoletano. A suo dire le ragazze sarebbero rimaste a casa di Silvio Berlusconi per tutto il fine settimana e cioè fino al lunedì mattina per esaudire i suoi desideri”.

Il racconto di Ruby sulla strana cerimonia del bunga bunga verrà poi confermato da altre testimonianze, intercettazioni telefoniche, interrogatori. Il bunga bunga, quindi, non è solo una barzelletta, come Berlusconi e i suoi amici Fede e Mora cercano di far passare.

Il racconto della giovane marocchina va avanti. Parla del secondo incontro col premier. Avvenuto “sempre ad Arcore, nel mese di marzo 2010”. Qui Ruby si confonde: le tracce del suo cellulare dimostrano infatti che a febbraio Ruby è stata di nuovo ad Arcore. Forse ora cerca di confondere gli inquirenti sulle date. Ma vediamo cosa viene messo a verbale del racconto della minorenne. Nel periodo precedente al secondo incontro “Berlusconi continuava a mandarmi i soldi attraverso il suo autista Angelo. La somma complessiva ricevuta tra febbraio e maggio 2010 è stata di circa 187 mila euro oltre ai regali”. Una somma a cui poi se ne aggiungeranno altre a molti zeri, stando alla seconda tranche di documenti trasmessi il 26 gennaio dalla procura di Milano alla Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera. Un faldone dal quale spuntano i documenti sequestrati alle “arcorine” durante le perquisizioni del 14 gennaio nelle abitazioni delle ragazze. Negli appunti manoscritti trovati nell’abitazione genovese di Ruby si parla di diamanti e di 4 milioni e mezzo di euro in arrivo dal premier.  Le cifre di cui si ha riscontro nelle carte, erano già venute fuori durante una conversazione telefonica quando Ruby aveva raccontato al padre: “Io ho parlato con Silvio e gli ho detto che ne voglio uscire con qualcosa: 5 milioni. Cinque milioni a confronto del macchiamento del mio nome…”. E ancora: “Non siamo preoccupati per niente perché Silvio mi chiama di continuo. Mi ha detto ‘cerca di passare per pazza, racconta cazzate’“. E in cambio? “Lui mi ha chiamato – racconta la giovane marocchina in un’altra telefonata – dicendomi ‘Ruby, ti do quanti soldi vuoi, ti pago, ti metto tutto in oro, ma l’importante è che nascondi tutto. Non dire niente a nessuno’”.

Ecco che cosa è successo nella seconda visita ad Arcore, secondo il racconto di Ruby. “Quella sera, dopo la cena consumata con Berlusconi e con tutte le ragazze che stavano là, il presidente mi propose di dormire a casa sua dicendomi che non mi avrebbe chiesto nulla in cambio. Dopo cena ci siamo recati tutti nella sala al piano inferiore dove si è tenuto il bunga bunga. Io ero tranquilla in quanto Lele Mora aveva garantito la mia estraneità a qualsiasi attenzione sessuale. Nel bunga bunga tutte le ragazze erano nude ed ebbi la sensazione che vi fosse un effetto emulativo tra di loro per farsi notare da Berlusconi con atti sessuali sempre più spinti”. Nel rito dell’harem “io  –  mette a verbale Ruby  –  non mi sono spogliata e non ho fatto esibizioni sessuali. L’unica ragazza vestita ero io, guardavo e giusto per darmi un atteggiamento, ogni tanto servivo il presidente e gli ho portato del Sanbitter. Molte ragazze mi interrogavano su questo atteggiamento e io rispondevo che ero una ‘novizia’ e che non intendevo assecondare subito tali prassi”. La ragazza marocchina prosegue: “Dopo il bunga bunga che durò circa tre ore ci fu un bagno collettivo in una piscina coperta. Tutte le ragazze si sono buttate nude nell’acqua mentre io, dopo aver indossato dei pantaloncini e un top bianco fornitomi dal presidente, ho fatto l’idromassaggio sola nella vasca. Quella sera, su invito di Berlusconi, rimasi a dormire ad Arcore”.

Ruby parla anche della notte passata in questura. Era il 27 maggio 2010, e la ragazza era stata portata lì accusata di furto. Ecco il racconto: “Michelle Coicencao informò Silvio Berlusconi che mi trovavo in questura, e quest’ultimo le dette il numero della Nicole Minetti dicendole che si sarebbe occupata lei della mia delicata questione. Per come ho saputo in seguito, Silvio Berlusconi era molto preoccupato che potessero emergere i rapporti con lei e le serate trascorse presso la sua abitazione. La stessa Michelle mi disse in seguito ‘non pensare che abbia fatto questo solo per i soldi che mi ha dato Berlusconi, l’ho fatto più per te’. E da questa frase ho compreso che il presidente la remunerò per quanto fatto da lei e per l’ospitalità che mi dette non appena dimessa dalla questura. Lo stesso Berlusconi telefonò a Nicole Minetti mentre ancora eravamo in questura dicendole di chiamarlo non appena la questione fosse stata risolta. La Minetti, una volta fuori, chiamò il presidente rassicurandolo sull’esito positivo della vicenda e a quel punto me lo passò e Berlusconi, scherzando mi disse che nonostante gli avessi detto che ero egiziana e maggiorenne lui mi voleva bene lo stesso. Dopo questa occasione ho solo risentito telefonicamente Berlusconi ma non l’ho più visto. Il presidente mi disse che mi avrebbe potuto rivedere solo una volta che avessi compiuto la maggiore età e che disponessi di documenti di identità essendo lo stesso sovraesposto ad attacchi mediatici”.

Il Cavaliere quindi era a conoscenza dell’età di Ruby. E anche Nicole Minetti. La consigliera regionale, afferma Ruby, “sapeva che ero minorenne già prima del 27 maggio 2010, ovvero era consapevole della mia età sin dal mio primo ingresso presso la villa Berlusconi”.

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