Allargare i numeri della maggioranza in Parlamento e, subito dopo, riprendere in mano il ddl sulle intercettazioni fermo alla Camera dei deputati, tornando però al testo originario e cioè alla versione precedente le modifiche imposte anche da finiani e centristi. E’ questa, secondo quanto riferito da fonti parlamentari del Pdl, la linea decisa dal premier Silvio Berlusconi con i dirigenti del partito per riformare quello che il Cavaliere ha più volte definito un sistema “barbaro”.

Proprio Berlusconi oggi, nel corso del Consiglio dei ministri, parlando con alcuni membri del governo è tornato sulla necessità di attuare un giro di vite negli ‘ascolti’.

A tal proposito una road map, riferiscono fonti della maggioranza, è stata già decisa pur se suscettibile di cambiamenti. “Non appena sarà completata l’operazione di allargamento della maggioranza, che noi prevediamo si compia con l’arrivo di altri esponenti di Futuro e libertà e l’innesto di alcuni parlamentari del gruppo misto nel gruppo dei “responsabili’, provvederemo a riformare il sistema delle intercettazioni riproponendo il testo originario del ddl che attualmente giace alla Camera”, riferisce un parlamentare di via dell’Umiltà.

Al momento tuttavia non è ancora chiaro se il ritorno al testo precedente le modifiche volute dalla finiana Giulia Bongiorno comporti la necessità di emendamenti che facciano tornare il provvedimento così come era stato approvato dal Senato oppure se, pur modificandone l’impianto, il testo debba comunque essere sottoposto a un nuovo voto a Palazzo Madama.

La volontà di tornare al testo originario è confermata anche dalle dure critiche che lo stesso premier aveva rivolto al provvedimento frutto della mediazione con il partito di Gianfranco Fini: così come era, la riforma era del tutto inutile, ha più volte sostenuto Berlusconi. Ecco quindi che, una volta ottenuti i numeri in Parlamento, il premier è intenzionato a ritornare al testo originario eliminando di fatto le modifiche volute da Fli.

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