Un tam tam sul web per evitare che si spengano i riflettori sulla marea nera in Sardegna. A un mese dall’incidente dello stabilimento E.On di Porto Torres, che ha causato lo sversamento in mare di circa 50mila litri di olio combustibile, non si ferma la mobilitazione dei comitati locali per attirare l’attenzione sul grave inquinamento da petrolio che ha colpito alcune delle più belle spiagge dell’isola: da Stintino, nella riserva dell’Asinara, agli splendi litorali della Gallura.

E-Off: spegni la luce, accendi i riflettori sul golfo dell’Asinara“, così si chiama l’appello lanciato su Facebook a spegnere la luce, venerdì 18 febbraio alle 20.00, per dieci minuti. Un gesto simbolico che, come dicono gli organizzatori, vuole sensibilizzare l’opinione pubblica sull’ombra “calata sulla nostra splendida terra e per accendere l’attenzione di tutti sull’accaduto”.

Domenica 20 febbraio è previsto invece il sit-in di fronte allo stabilimento di Fiumesanto per chiedere alla E.On più chiarezza sull’incidente e sui piani di manutenzione della centrale così come l’avvio di una bonifica accurata per ripulire i litorali. Due iniziative promosse per cercare di abbattere il muro di silenzio delle istituzioni e dei media nazionali su una vicenda di inquinamento ambientale che, agli occhi dei promotori, ha sofferto di una sottovalutazione che rischia di minimizzare i reali danni subiti dall’ambiente e a non sensibilizzare abbastanza affinché incidenti simili non si ripetano in futuro. Un coro al quale si sono uniti, attraverso dei video appelli diffusi su You Tube, anche la scrittrice e il trombettista sardi Michela Murgia e Paolo Fresu, oltre che il presidente della Federazione dei Verdi Angelo Bonelli, e i giornalisti Giulietto Chiesa e Gianluca Nicoletti.

“Entro un mese tutte le spiagge saranno ripulite” aveva affermato il 26 gennaio scorso in Parlamento il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo. Appena una settimana dopo è lo stesso ministero a diffondere le foto satellitari che dimostrano come i primi sversamenti dalla centrale idroelettrica di Porto Torres, siano avvenuti intorno alle ore 10 , smentendo di fatto la versione dei responsabili della E.On che avevano reso noto l’incidente solo alle 16.45, quando ormai l’insorgere dell’oscurità e le cattive condizioni del mare rendevano particolarmente difficile la gestione dell’emergenza. “Un piccolo sversamento senza conseguenze per il mare e il paesaggio” aveva concluso quindi il Ministro, aggiungendo però che i litri di olio sarebbero addirittura 55mila e che è ancora in corso da parte dell’Ispra una valutazione del danno ambientale. E se al Ministero “non risultano più presenti sui litorali ispezionabili da terra, grumi di olio combustibile solidificato”, le foto e i video che i cittadini hanno continuato a diffondere attraverso i blog o le pagine Facebook dedicate al disastro testimoniano di spiagge e calette ancora gravemente contaminate dal catrame. Perplessità sono state espresse anche riguardo alle operazioni di bonifica eseguite dalle ditte specializzate per conto della E.On, con scogli che verrebbero ripuliti a colpi di scalpello e quintali di sabbia che sarebbero stati prelevati dalle spiagge per essere lavati senza che sia però effettuata un’apposita differenziazione che permetta in futuro una loro ricollocazione nei lidi di origine.

“Attualmente dal mare non arriva più catrame e secondo le analisi diffuse dalla Capitaneria di Porto non ci sono stati depositi sui fondali né inquinamento della fauna ittica – dichiara Vincenzo Tiana, presidente di Legambiente Sardegna a ilfattoquotidiano.it – Si sono però registrati dei forti ritardi nella gestione dell’emergenza fra gli enti locali. L’organismo di coordinamento per gli interventi in corso è stato formato solo tre settimane dopo l’incidente e ciò non ha permesso di essere immediatamente operativi per affrontare al meglio la situazione. Allo stesso modo è inaccettabile che nel 2011 un incidente di natura così banale possa rischiare di creare un disastro ambientale”.

Se lo stesso incidente fosse avvenuto in estate le alte temperature del mare avrebbero reso più difficile l’asportazione del catrame con rischi maggiori per i fondali ed effetti devastanti per l’ambiente e il turismo di uno dei litorali più belli del Paese. Per la stagione 2011 sono già pronte campagne pubblicitarie per restituire la sua attrattiva alla costa nord della Sardegna, sperando che, una volta sotto l’ombrellone, non ci si dimentichi di pensare anche a se e come sia davvero possibile conciliare la presenza industriale con le riserve naturali.

Articolo Precedente

Una buona notizia

next
Articolo Successivo

Proposta choc di Lega e Svp
“Abbattere gli orsi non italiani”

next