Un manifestante è morto e due sono rimasti feriti nel corso degli scontri tra dimostranti dell’Onda Verde e forze di sicurezza a Teheran. Lo hanno riferito i siti web d’opposizione ‘Peykeiran‘ e ‘Herana‘. Secondo questi siti, che citano testimoni oculari nella capitale iraniana, gli scontri tra la polizia e oppositori del governo si sarebbero intensificati e la polizia avrebbe aperto il fuoco vicino a piazza Tohid, uccidendo un manifestante e ferendone altri due.  

Violenti scontri anche in piazza Enghelab a Teheran, secondo quando riferisce la Bbc. Il centro della capitale è “piombato nel caos totale”. Durante gli scontri le forze dell’ordine iraniane hanno sparato diversi lacrimogeni e avrebbero arrestato diversi manifestanti. Nonostante il divieto delle autorità, l’opposizione iraniana è scesa in piazza in segno di solidarietà con il popolo egiziano e per sfidare il governo di Teheran. Si tratta della prima manifestazione dopo quella del dicembre 2009 quando otto persone furono uccise.

“Non c’è alcun programma di cancellare la manifestazione”, ha detto Ardeshir Amir Arjomand, consigliere del leader dell’opposizione Mir Hossein Moussavi, in un commento pubblicato sui siti dei movimenti anti-regime. Il governo di Mahmoud Ahmadinejad non ha dato il via libera al corteo e nei giorni scorsi ha attuato una stretta sull’Onda Verde riformista, mettendo agli arresti domiciliari un altro leader dell’opposizione, Mehdi Karroubi, e arrestando decine di giornalisti. Stamani, in vista della manifestazione, la polizia iraniana ha bloccato in casa Mir Hossein Mousavi, leader dell’opposizione.

Manifestanti dell’opposizione si sono radunati in diverse piazze di Teheran ma anche di altre città iraniane, in particolare Isfahan e Shiraz. Secondo le testimonianze, gli oppositori stanno cercando di dare vita a manifestazioni sulle piazze Imam Hossein, Enghelab, Ferdowsi, Haft-e-Tir e Sadeghieh, ma vengono affrontati da uno schieramento molto ingente di forze dell’ordine in tenuta antisommossa.

Gli scontri sono cominciati a Teheran, in piazza Azadi, quando la folla ha cominciato a gridare “morte al Dittatore”, lo slogan usato dai manifestanti contro il presidente Mahmoud Ahmadinejad dopo le contestate elezioni del 2009: sono stati usati gas lacrimogeni, ma anche gavettoni di vernice.  Ci sono migliaia di persone che marciano. Le forze dell’ordine hanno lanciato gas lacrimogeni vicino piazza Imam Hossein. Il corteo è un test importante per misurare la forza dell’opposizione riformista.. Numerosi agenti inoltre perlustrano in coppia sui motorini le strade della città. Secondo testimoni sul posto, ci sono stati numerosi scontri di minori entità in vari punti della città.

Nella zona delle proteste, i collegamenti dei telefoni cellulari sono interrotte. “C’erano migliaia di persone in cammino verso piazza Azadi, ci sono stati alcuni tafferugli. Ho visto il fumo ma non sono sicuro che fossero gas lacrimogeni”, ha raccontato un testimone. I manifestanti hanno marciato lungo i viali Enghelab e Azadi, diretti verso piazza Azadi, un luogo di ritrovo tradizionale delle proteste nel centro di Teheran. Le forze di sicurezza hanno anche circondato le case dei leader dell’opposizione, Mirhossein Moussavi e Mehdi Karroubi, riferiscono i siti web. “Mirhossein Mousavi e Zahra Rahnavard (la moglie, ndr) stanno ancora cercando di uscire dalle loro case e unirsi alle proteste. Ma le forze di sicurezza glielo impediscono. Le forze dell’ordine hanno minacciato le guardie di Moussavi che non lo facciano uscire per nessun motivo”.

Ex Primo Ministro della Repubblica e del Consiglio per il Discernimento,  Mir Hossein Mousavi, fin dalla Rivoluzione Islamica del 1979, ha ricoperto importanti cariche politico-istituzionali. La partecipazione attiva alla vita politica iraniana di Mousavi in trent’anni di Repubblica Islamica gli era valsa fino alle elezioni del 2009 appoggi bipartisan, anche per un programma politico che conteneva elementi graditi a una parte dello schieramento conservatore. Dopo la sconfitta del 2009, Mousavi non ha cessato di chiedere al governo una profonda revisione della Costituzione in vigore in Iran, auspicando una liberalizzazione dei media, oggi quasi tutti sotto controllo statale, e un maggiore controllo dei poteri del presidente. Accusato dai suoi detrattori di essere l’espressione più feroce del governo religioso di Teheran, Mousavi ha però dimostrato con i fatti negli ultimi due anni di meritare il ruolo di leader dell’Onda Verde che gli è riconosciuto all’estero, avendo pagato con il sangue dei suoi familiari e l’arresto la sua sete di giustizia. Data spartiacque nella vita politica, e non solo, di Mousavi è l’11 giugno 2009, giorno delle elezioni presidenziali in Iran. Al termine delle consultazioni, si dichiarò nuovo presidente della Repubblica Islamica, venendo subito smentito dal ministero dell’Interno che sancì la rielezione di Ahmadinejad. L’opposizione, di cui divenne guida, denunciò brogli e scese in piazza nella capitale e nelle altre città del paese. L’ondata di proteste che seguì le accuse di brogli fece piombare l’Iran fino al dicembre 2009 nella più grave crisi politica della sua storia recente.

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