Per capire il senso ultimo dell’esperienza politica di Futuro e libertà bisogna fare e farsi una sola domanda: qual è la posta in gioco? Solo così si riesce a uscire da una palude di interpretazioni congiunturali che non riescono a trovare il bandolo della matassa. Nessun discorso sui sondaggi, ad esempio, può aiutare a dare una risposta: quel che conta oggi non è il punto in più o in meno. E nemmeno elucubrazioni su organigrammi interni: un nuovo partito non è una nuova burocrazia. Tanto meno possono venire in aiuto le pigre analisi che tanto piacciono ai quotidiani su quanta destra o quanta sinistra c’è nel nuovo soggetto politico: quel che conta, oggi più che mai, è il giusto e lo sbagliato. Del tutto inutili alla bisogna anche i soliti giochetti sulla cultura di riferimento, sulla biblioteca di famiglia, sul Pantheon più o meno aggiornato: oggi è il giorno delle decisioni, non delle disquisizioni.

Qual è la posta in gioco, allora. Quale è il vero motivo per cui oggi c’è un’urgenza politica che impone il coraggio della azione, il coraggio della rivoluzione, il coraggio di farsi avanguardia? La risposta è sotto gli occhi di tutti e ha il gusto dolce di un nuovo patriottismo, repubblicano, trasversale, inclusivo: una grande nazione come la nostra per essere ancora tale, per dimostrare che i suoi centocinquanta di storia unitaria non sono passati invano, ha l’obbligo etico e morale di ribellarsi a chi l’ha fatta diventare zimbello del mondo.

Tutti coloro che hanno a cuore il buon nome dell’Italia non possono che fare qualcosa, non possono che fare la cosa giusta: scendere in campo per fermare quello che non si può più sopportare, l’abuso di potere, l’occupazione privata dello stato, l’immoralità che occupa le istituzioni, la bugia fatta sistema. Futuro e libertà o serve a questo o non serve a nulla. O serve a fare da collante di tutti quegli italiani (di destra, di sinistra, di niente) che vogliono alzarsi in piedi e urlare basta oppure è come se non fosse mai nato.

Qual è la posta in gioco? È il futuro della patria. E per il bene della patria, destra, sinistra, sondaggi, organigrammi, ruoli, sezioni, responsabili, commissioni, delegati, zerovirgola, deputati, scrivanie non contano davvero nulla. Per il bene della patria conta l’impegno di chi sa mettersi in gioco. Senza paura. Senza tentennamenti. Senza compromessi.

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