Senza perder troppo tempo la rete ha già trovato la soluzione al “blocco” del Voip (Voice Over Internet Protocol) applicato ai piani tariffari base della telefonia mobile. Appresa la notizia che con i 3 euro settimanali di Vodafone, ad esempio, non sarebbe più stato possibile usare Skype, Viber, Tango e tutte le applicazioni che rendono possibili le chiamate sfruttando il traffico dati degli smartphone, oltre a chi ha protestato a gran voce, come spiega l’articolo di Federico Mello, c’è chi ha iniziato a fornire idee alternative. Per aggirare l’ostacolo, più fonti indicano lo sfruttamento di una Vpn (Virtual Private Network). I servizi che rendono possibile la creazione di questa rete privata sono alcuni gratis, altri in Trial (“prova e vedi se ti piace”) e altri ancora direttamente a pagamento.

Fioriscono guide all’installazione – con tanto di screen shot esplicativi – e link di siti pronti ad aiutare e placare la furia dei clienti dell’operatore, che continua tuttavia a precisare: “Non c’e’ nessuna variazione, nè modifica delle condizioni di contratto, nè alcun blocco ai servizi Voip”. Tanto rumore per nulla? “Già da tempo Vodafone offre ai propri clienti un’ampia gamma di servizi in grado di soddisfare le diverse esigenze di comunicazione” – replica Vodafone – “da quelle più evolute che includono anche servizi avanzati (quali il Voip) a quelle più elementari, con tariffe più economiche per quelli interessati solo ad alcune tipologie di servizio”. Fuori dai denti, secondo il colosso della telefonia chi usava il Voip prima con la tariffa base, faceva già ricorso a “magheggi”, il che presupporrebbe un’ abilità particolare con le nuove tecnologie di tutti i clienti.

Skype, dal canto suo, continua a rispondere con le dichiarazioni rilasciate da Jean-Jacques Sahel, Director Government and Regulatory Affairs, Europe di Skype, specificando tuttavia di non avercela con nessuno – in questo caso Vodafone – ma di rimanere fedele al principio della net neutrality nella quale da sempre si muove: “Skype è fermamente convinta che dovrebbero essere gli utenti a scegliere cosa fare online. In base alla nuova normativa dell’Unione Europea sulle telecomunicazioni, il cui recepimento nelle leggi nazionali è previsto entro maggio 2011, le autorità devono proteggere “le libertà di rete”, compresa la possibilità per gli utenti finali di accedere ed utilizzare le applicazioni, i contenuti e i servizi a loro scelta su Internet”.

La net neutrality è un principio che vorrebbe  internet libero e accessibile a tutti, difeso qualsiasi tipo di filtro che i provider potrebbero introdurre ad applicazioni poco gradite (il Voip ne è un esempio) e che genererebbe uno squilibrio nell’accesso ai contenuti.  “E’ l’utente invece – come rimarca Skype – a dover scegliere cosa scegliere dal web”. Se questo diritto è tutelato negli Stati Uniti, in Italia si aspetta di vedere come il Parlamento recepirà la normativa dell’Unione Europea (entro il 30 giugno del 2011).
Alla stilettata di Skype, Vodafone risponde che “L’attuale offerta, perfettamente in linea con il quadro regolamentare, rispetta la neutralità della rete, consentendo al cliente di scegliere in maniera chiara e trasparente la tipologia di offerta e i servizi inclusi” . In America, come ricorda Mello, le direttive sono più restrittive che in Europa:  non a caso la questione non è certo nuova nel vecchio continente. Nel 2009 alcune compagnie telefoniche europee, da Duetsche Telekom a Telefònica, avevano bloccato categoricamente l’uso del Voip.
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