Ho troppi motivi per scendere in piazza domenica 13. Mi si sta creando un ingorgo mentale. Provo a procedere con ordine: stanchezza, nausea, rifiuto di questa subcultura sessista e decrepita, il berlusconismo da bunga-bunga, che, da mesi, ci rimanda, ossessivamente, un modello scadente di relazione. L’uomo che paga, promette, regala. Le regazze carine che si offrono, si prestano, chiedono, ricattano. L’urgenza di dire “basta”. Se non ora, quando? Ora, appunto. Subito.

Ma non c’è solo la nausea. Mandare via Berlusconi: è una precondizione per ricominciare a parlare di politica, di economia, di welfare, di cultura. Di debito pubblico. Di infrastrutture. Di scuola. Di Tutto. Quindi certo, sì, mandarlo via. E poi, mandarlo via noi, noi donne. Tutte in piazza. Moltissime piazze e moltissime donne. Farci vedere, anche questo è urgente. Far vedere quanto siamo diverse dal modello gradito dal premier, ma soprattutto quanto siamo diverse tra noi. Quanto siamo persone, non funzioni, non cose. Persone. E le persone sono diverse fra loro.

Per le donne-persone, questo governo non ha fatto niente. Sono ammortizzatori sociali, martiri della crisi. Del taglio dei servizi, dell’indifferenza verso drammi come la disoccupazione giovanile, l’invecchiamento della popolazione. Le Donne-persone, sono costrette al lavoro di cura, per coprire le carenze dello Stato… Perché Berlusconi se ne infischia, deve organizzarsi le camionate di carne fresca per la soirée, deve difendersi dalla legge… E intanto le Donne non entrano nella classe dirigente politica o ci entrano selezionate per avvenenza e disponibilità. Anche questo deve finire. Deve finire perché mette in stallo la meritocrazia. E la meritocrazia è la base della democrazia.

In piazza per distinguerci dalle puttane? Ma neanche per sogno. In Piazza per invitare i maschi a distinguersi dai puttanieri. Perché le ragazze dell’Olgettina sono delle poveracce, anche se si sentono padrone del mondo perché “siedono sulla propria fortuna”. Il problema sono gli uomini che le affittano, le promuovono, le cercano. Il problema è la miseria dell’immaginario maschile, come viene rappresentato da Berlusconi e dai suoi procacciatori di svago. Io spero in una massiccia presenza maschile, in piazza, il 13. Li voglio vedere con un cartello in mano. “Io non ho paura delle donne intelligenti”. “Io mi prendo il rischio di una relazione fra pari”. “ Io non invidio Berlusconi , lo trovo squallido”.

Noi donne, femministe e non, giovani o vecchie, abbiamo sempre riflettuto sulla sessualità, sull’amore, sulle emozioni. Gli uomini no. La manifestazione del 13 è anche questo, un invito a riflettere su quanto una convivenza civile incomincia lavorando su se stessi, ciascuno a partire dal suo desiderio, dalla sua paura, dalle sue ossessioni. Ecco un altro motivo per andare alla manifestazione: invitare gli uomini a riflettere sul rischio-miseria emotiva che il berlusconismo orizzontale fa correre a tutti noi. Ma soprattutto a loro.

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