Gandosso è un grazioso comune situato sulle alture della Val Calepio in provincia di Bergamo da cui si gode un ampio panorama che arriva fino al lago d’Iseo. Il suo primo cittadino è Alberto Maffi, che con i suoi 27 anni è il sindaco più giovane di tutta la Lega nord. E’ indagato dalla procura di Bergamo per concorso esterno in associazione a delinquere assieme all’assessore lombardo al territorio Daniele Belotti e ad altre 103 persone, tra cui diversi ultrà dell’Atalanta.

Maffi è accusato di essere stato la loro vedetta durante un incontro di calcio tra Inter e Atalanta a Bergamo nell’ottobre 2009. Un sms con scritto “C’è puzza di blu” spedito a Claudio Galimberti detto il “Bocia” capo degli ultrà già raggiunto da una diffida a mettere piede in provincia di Bergamo, serviva secondo il sostituto procuratore Carmen Pugliese, ad avvertirlo del sopraggiungere della polizia intenta a sedare la guerriglia urbana innescata per le strade di Bergamo da decine di scalmanati dopo la partita.

Impossibile, per ora, raggiungere Alberto Maffi per chiedergli un parere sulla vicenda. Al municipio di Gandosso dove veste la fascia tricolore, all’ospedale di Sarnico dove lavora, ma anche alla sua abitazione ripetono che non c’è.

A Gandosso la gente è sbigottita, sorpresa e anche un po’ incredula di fronte all’indagine che investe il loro giovane sindaco leghista. Partito di cui fa parte il ministro dell’Interno Roberto Maroni, promotore del Daspo, la misura restrittiva della Questura che vieta agli ultrà colpiti dal provvedimento di assistere alle partite di calcio in trasferta. Non proprio una misura “ideale” per chi come l’assessore Belotti viene ritenuto l’ideologo degli ultrà atalantini.

Il processo è alle porte. Venerdì sono attesi per la deposizione in aula a Bergamo i primi tre indagati. E magari, chissà, qualche dichiarazione di Alberto Maffi.

di Daniele Martinelli

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