Le parole pronunciate sabato scorso da David Cameron alla conferenza sulla sicurezza di Monaco stanno suscitando feroci polemiche in Gran Bretagna. Facendo eco a quanto disse pochi mesi fa Angela Merkel, e richiamandosi idealmente al discorso pronunciato nel 2005 da Tony Blair all’indomani degli attentati alla metro di Londra, Cameron ha affermato che “il multiculturalismo è fallito”, invocando la fine di quello che potremmo chiamare un atteggiamento “buonista” nei confronti tanto delle manifestazioni dell’estremismo islamico, quanto delle radici che esso avrebbe piantato all’interno delle democrazie occidentali.

Mentre il primo ministro marcava con le sue parole una pietra miliare nella costruzione ideologica della nuova destra europea, a Luton, in Inghilterra, l’English Defence League teneva la più grande manifestazione anti-islamica della storia del Paese, suscitando indignazione tra i movimenti antirazzisti e i musulmani moderati. L’inopportuna sincronia dei due eventi ha spinto il laburista Tariq Khan, politico di origini pakistane e braccio destro di Ed Miliband, ad accusare il premier di fomentare il razzismo. Anche dentro la coalizione di governo, il lib-dem Nick Clegg, fautore in campagna elettorale di una sanatoria pro-immigrati, e la baronessa Warsi, indiana e musulmana, capogruppo conservatore alla camera dei Lord, sembra non abbiano gradito.

Le argomentazioni del leader conservatore mettono in gioco elementi troppo complessi per essere liquidati con gli argomenti della schermaglia politica, che pure il Labour non poteva evitare di usare. Il rispetto delle leggi di un Paese da parte degli immigrati di prima o seconda generazione non va certo messo in discussione, di questo anche la sinistra “buonista” deve prendere atto. Tuttavia, l’attacco ai gruppi estremisti, che pure non mancano, e l’esaltazione della britishness come valore di coesione nazionale, segnalano in realtà la debolezza della politica di fronte alla sfida dell’integrazione, la stessa che ha spinto verso destra fin dalla sua nascita politica l’ex gaullista Sarkozy o, recentemente, Angela Merkel.

Se il razzismo avanza non è perché “il multiculturalismo ha fallito”, come ha sostenuto erroneamente il premier britannico, quanto piuttosto perché non si è mai davvero realizzato. E’ nell’emarginazione economica, sociale e politica che si annidano le ragioni dei rigurgiti radicali, i quali generano poi, specularmente, posizioni islamofobe. Cameron si atteggia a statista, ma rischia di imboccare una scappatoia: integrare nel conservatorismo moderato gli istinti profondi, non raramente razzisti, di quella che nel suo Paese si chiama middle Britain.

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