Tom e Gerri sono una coppia inossidabile, hanno un figlio che adorano e hanno avuto una vita felice. Geologo lui, psicologa lei, a vent’anni andavano all’isola di Wight e ora coltivano assieme l’orto. Ma attorno a loro le cose non vanno granchè e i loro amici non posso dirsi altrettanto appagati. La collega di Gerri, Mary, è un concentrato di nevrosi. Ha superato “i quaranta”, è sola e infelice ma cerca in ogni modo di non mostrarlo, non riesce a comprendere il prossimo e la realtà che la circonda, tenta di fingere che tutto vada bene e per farlo si aiuta con molti bicchieri di vino. Ma anche l’amico di gioventù Ken se la passa malissimo. E pure il fratello di Tom non è stato altrettanto “fortunato” con la sua famiglia. Nel trascorrere di un altro anno, a far da controcanto a tutti loro ci sono Tom e Gerri. Come il gatto e il topo di Hanna&Barbera: indivisibili ma assai meno litigiosi.

L’ultimo film del grande Mike Leigh, Another year, sembra il lato oscuro del precedente La felicità porta fortuna. Lì, la protagonista Poppy era una specie di “Terminator” del buonumore, la cui attitudine ottimista e sempre giusta faceva da specchio riflettente agli altri personaggi portatori, spesso, di mille problemi tenuti nascosti sotto il tappeto. Lei, però, alla fine trovava l’amore mentre chi non le “dava ascolto” continuava a vivere nella negazione, tristemente. Tom e Gerri, al contrario di Poppy, non danno consigli. Non dicono a nessuno cosa fare. Alludono semmai, e danno l’esempio. Poppy parlava tantissimo. Loro assai meno.

Infatti La felicità porta fortuna è una commedia dalle striature tristi mentre Another year è oscuro e silente fin dal fotogramma di apertura, il primo piano struggente di Imelda Staunton (già, per Leigh, splendida Vera Drake), una donna depressa che non sa di esserlo, un’anziana signora che non dorme più ma si rifiuta di andare dalla psicologa. E oscuro, Another year, lo è fino all’ultima immagine. Un altro primo piano, ma di una Mary fatalmente e disperatamente consapevole che, alla fine, nelle relazioni umane si raccoglie quel che si semina. E la fortuna o la sfortuna, in questo campo, sono un’invenzione dei codardi.

Per questo uscirete dal cinema con il groppo in gola. Perché Tom e Gerri, con la loro gioia onesta, fanno emergere il non detto delle vite degli altri e anche delle nostre. L’autunno di questa coppia, impegnata ogni giorno a conquistare e mantenere una vita felice, è una figura severa. Di fronte a loro nessuno può reggere la propria meschinità o campare sulla propria verità romanzesca. Il teatro dell’umanità si mostra come una finzione facile da scoperchiare. A ben vedere, però, forse Poppy (che sembra “reincarnarsi” nella fidanzata del figlio dei protagonisti di Another year), così come Tom e Gerri, sono forme perfette o stati transitori che ci ricordano quanto può essere bella la vita, come possiamo essere giusti e armoniosi in alcuni momenti dell’esistenza. Tutti gli altri sono la massa magmatica che si nasconde nei “per lo più” della quotidianità.

Perciò Another year è un film doloroso. E magistrale. Le presentazioni dei personaggi sono precise (conosciamo Mary al bar mentre spera che l’uomo che sta adocchiando la noti, ma non sarà così), gli sviluppi delle loro vicende necessarie. I dialoghi trasudano verità, gli attori sono straordinari. La prima scena del film è da manuale. Perché? Perché vediamo il primo piano di una donna disperata; sentiamo la voce fuori campo di una dottoressa che le chiede quali siano i suoi sintomi; poi la risposta della donna nell’insistita inquadratura del volto. La macchina da presa resta immobile mentre la dottoressa entra nell’inquadratura. Ma solo con il busto, poichè è in piedi vicino alla sua paziente. Tanto bast, però, per ricevere l’informazione cruciale:  la dottoressa è incinta. E creare così, con due elementi (una faccia e una pancia), un contrasto, quindi un’azione. Vi pare poco? Nella prima scena c’è tutto il film, con le sue opposizioni essenziali, la sua eleganza nel dire, la sua sobrietà nel narrare.

Ogni tanto bisogna essere “talebani”: se non vi piace questo film tastatevi il polso. Forse siete morti.

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