“Se il cammino del federalismo verrà fermato si tornerà a votare”. La Padania ribadisce la linea della Lega. E la giornata è cominciata con lo slittamento dell’inizio dei lavori in commissione bicamerale: Bossi, dopo aver incontrato Fini, ha convocato una riunione con Roberto Calderoli. Un altro vertice è in corso a Palazzo Grazioli, dove Berlusconi ha riunito lo stato maggiore del partito. La giornata si conferma cruciale.

Roberto Calderoli ieri ha aperto al finiano Mario Baldassarri, che possiede il voto determinante in commissione bicamerale per il via definitivo alla legge simbolo del Carroccio. Ma oggi Baldassarri ha detto che non basta. In sede di dichiarazione di voto ha infatti ribadito che “la mia valutazione non può essere positiva”. Se il risultato segnerà un pareggio (15 a 15) il senatùr saluterà il governo Berlusconi per portare il paese alle urne. Lo ha detto lo stesso Umberto Bossi stamani, dopo un vertice notturno con il premier a Palazzo Grazioli, cui ha partecipato l’intero stato generale della Lega. Il Cavaliere ha già avuto esperienza dell’irremovibilità del leader in canotta e il pareggio, al momento, è il risultato migliore cui la maggioranza può aspirare. E immediatamente dopo il termine dei lavori della commissione bicamerale, in aula arriverà il voto sul caso Ruby. Se il federalismo non otterrà il via libera, come si comporterà alla Camera la Lega?

I contatti proseguono senza sosta. Lo ammette lo stesso presidente della commissione, Enrico La Loggia, sostenendo che quelli in corso “potrebbero portare a un esito positivo del voto”. Ma è certo che il tempo a disposizione è ormai finito. E non è bastata la settimana aggiuntiva alla discussione, chiesta e ottenuta dal Pdl, per far quadrare i conti e serrare le fila. Anche perché tutti sanno che, per quante promesse possano essere fatte, i cordoni della borsa sono sigillati dall’intransigente cassiere governativo, Giulio Tremonti. Così anche i roboanti annunci fatti dal premier nel video messaggio ieri sera, travestito da intervista dal Tg1 (guarda il video), si sono scontrati immediatamente con il realismo tremontiano. Berlusconi promette in tv riforme economiche? Il titolare del tesoro lo gela: sì, ma a costo zero.

Il margine d’azione è quindi nullo. Il Cavaliere può promettere posti da sottosegretario per allargare la maggioranza in aula, ma nulla può per cambiare gli equilibri in commissione. E senza federalismo municipale la Lega ha annunciato chiaramente che romperà le righe, al grido di tutti a casa. La prima occasione utile? Alla Camera alle 15 sul caso Ruby.

La proposta della Giunta delle autorizzazioni a procedere sulla richiesta di perquisizione degli studi di Giuseppe Spinelli, di pertinenza della Presidenza del Consiglio e quindi di Silvio Berlusconi, arriverà alla Camera alle 15. Gli interventi saranno limitati nell’arco di quattro ore e alle 19 si svolgeranno le operazioni di voto, che sarà espresso in forma palese e non segreta. Un voto comunque viziato dal contenuto dell’interrogatorio di Nicole Minetti, indagata per favoreggiamento e induzione della prostituzione.

La giunta per le autorizzazioni a procedere, infatti, ha motivato l’incompatibilità della procura di Milano sostenendo che l’indagine spetta al tribunale dei Ministri perché Berlusconi telefonò alla Questura milanese nel pieno delle sue funzioni. In sostanza riteneva che Ruby fosse realmente la nipote del presidente egiziano Mubarak. Ma Nicole Minetti, sentita dagli inquirenti domenica scorsa, ha detto che il Cavaliere mai le disse della parentela della ragazza marocchina. Neanche quando la chiamò, la sera del 27 maggio, per mandarla in questura a prendere in consegna la minorenne marocchina fino ad accettarne l’affidamento.

Il risultato a favore del premier appare scontato, ma sarà occasione per contare i numeri della maggioranza. Berlusconi da giorni sostiene di aver ampliato i propri consensi di almeno altri cinque deputati. Ma la caccia ai transfughi che si è aperta a Montecitorio, come già era accaduto il 14 dicembre per la fiducia e il 26 gennaio per Sandro Bondi, ancora non porta a nomi e cognomi certi. Il gruppo dei radicali assicura che voterà in blocco contro la richiesta della maggioranza.

Italo Tanoni, esponente dei liberaldemocratici, ha smentito di essere in procinto di passare in maggioranza. Mentre sulle decisioni di Luca Barbareschi, Fli in sofferenza, ancora nessuno si sbilancia. Un altro Fli, Giuseppe Consolo, componente della Giunta per le autorizzazioni, non ha partecipato al voto della scorsa settimana sulla richiesta di perquisizione ma si era espresso a favore della linea difensiva della maggioranza. Dal gruppo Mpa assicurano che a loro non risultano deputati in bilico. Tra i Responsabili qualcuno azzarda che ci siano nuovi deputati in arrivo e si parla addirittura di un risultato di 321 sì, rispetto ai 315 certi. Si parla per esempio di deputati Pd e Mpa. I diretti interessati interpellati negano decisamente ogni tentazione di disertare il voto. Sulla carta la maggioranza dovrebbe avere 315 voti, cioè i 314 ottenuti in occasione della fiducia più il sì di Silvano Moffa che a dicembre non partecipò al voto, ma ora è entrato in pianta stabile nel gruppo dei Responsabili.

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