Se ne è andato così, all’improvviso. E’ la fine, forse, di polemiche ed ironie che hanno popolato il “conto alla rovescia” seguito da tanti americani che tornavano a casa di sera, dopo una lunga giornata di lavoro. Keith Olbermann, il popolare conduttore della trasmissione Countdown, ha salutato i fedeli telespettatori in maniera asciutta, un poco commossa. Non tornerà, non sul canale MSNBC almeno. Non è stato un divorzio consensuale, ma le polemiche sono rimaste interne, finite sulla stampa solo all’ultimo momento.

Olbermann parla svelto, impone le sue idee, non le manda a dire. Si incorna con tutti, repubblicani e tea parties in primis, ma anche politici più a sinistra, a lui più vicini. E’ un Michele Santoro in salsa americana, con le dovute differenze: niente piazze televisive o dibattiti infuocati.

C’è solo lui, seduto alla scrivania, la lingua tagliente come un rasoio, magari in collegamento con il politico di turno, e le litigate non mancano. Duelli dove il mattatore è sempre lui, Keith.

Durante l’America di George W. Bush, il conduttore – che “contava alla rovescia” fino alla notizia più importante – era un centravanti di sfondamento. La sua specialità? Sbertucciare i repubblicani, magari offrendo ai democratici uno o due assist. Col veterano Chris Matthews e con Rachel Maddow, giornalista giovane e combattiva, apertamente omosessuale, erano un tridente aggressivo che ha accompagnato Obama verso la Casa Bianca e nei primi anni di presidenza.

Ma ora il 2008, l’anno della svolta politica degli Stati Uniti, sembra lontano. Il presidente, più che elettrizzare, suscita frustrazione e disillusione. Come se non bastasse, è uscito indebolito dalle elezioni dello scorso novembre, che hanno portato i repubblicani ad avere la maggioranza alla Camera.

Anche per Olbermann le cose sono cambiate. Proprio da novembre dell’anno scorso era iniziata la guerriglia con i vertici del canale, che non gli perdonavano di avere donato soldi a politici democratici senza avvertirli. Da buon testardo, lui non ha voluto piegarsi. Sembra che abbia minacciato di non presentarsi davanti alla telecamera, mentre loro brandivano il possibile licenziamento. La vicenda si è chiusa una decina di giorni fa. La MSNBC pagherà 7 milioni di dollari (un anno di stipendio) a patto che Olbermann non vada a condurre altre trasmissioni e non si faccia intervistare nei prossimi mesi. Al suo posto ci sarà Lawrence O’Donnell, che occupava la fascia delle 22.

Cambia così il panorama televisivo americano, con una vittoria del volto più intransigente e conservatore di Fox News, Bill O’Reilly (con le dovute differenze del caso, una sorta di Emilio Fede a stelle e strisce). Il “dirimpettaio”, mattatore di uno show che andava in onda alle 20 come Olbermann, chiedeva da tempo lo scalpo dell’avversario.

La domanda è se l’uscita del Santoro americano sia dovuta solo all’irruenza, la testardaggine, la faziosità. O, magari, a qualcosa di più grande ed inquietante. La MSNBC, assieme alla sorella maggiore NBC, è recentemente passata di proprietà: dalla General Electic alla Comcast, gigante della tv via cavo. Il nuovo responsabile del colosso dell’immagine si chiama Stephen Burke, definito un “repubblicano leggermente patrizio” dal New York Times. Viene da Philadelphia, dove la Comcast ha il quartier generale. E’ figlio di un uomo d’affari, ha studiato ad Harvard.

Olbermann è stato sacrificato sul suo altare? Forse sì, forse no. Burke non parla. Lo farà giovedì, con un discorso rivolto alle migliaia di dipendenti della Nbc. Per il momento non rilascia interviste. Una cosa, però, si sa già: è un repubblicano un po’ anomalo, che ha votato per Barack Obama.

di Matteo Bosco Bortolaso

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