I “laicisti intransigenti” lo fanno sorridere, ma anche gli “apostoli del Capo sregolato e licenzioso“. Voi di sinistra “parlate sempre di libertà sessuale e poi vi scandalizzate per come passa le serate il presidente del Consiglio?“. E non siete proprio voi di destra a sostenere di solito che “va contenuto il pansessualismo nichilista”? Pierluigi Battista, di professione corrierista terzista – in realtà, eredità semplificata e ripetitiva del Corriere della Sera mielista (Mieli era ed è più furbo e più tattico, diciamo pure più sofisticato, capace persino di improvvise torsioni ed endorsement) – non si limita a sorridere, per come centrodestra e centrosinistra vanno maneggiando, senza “cura, delicatezza e discrezione“, una “materia infiammabile” come l’etica. Considera “patetica” questa corsa ad usarla come “l’ennesima arma per infilzare gli avversari e denudare la loro ipocrisia“. Di più: “assiste impietrito” – cioè sbalordito, sconcertato, sgomento, allibito – a “una delle più raccapriccianti messinscene dell’ipocrisia politica contemporanea, con i libertini che predicano dai pulpiti e i bacchettoni che fanno propaganda alla trasgressione“. Insomma, “la questione morale, degradata a comizio“.

Alcune recenti apparizioni televisive del commentatore sub-mielista del Corriere della Sera – con qualche accenno persino critico, se non pur scetticamente seccato per le ultime rivelazioni sul degradante e per molti versi scellerato stile di vita del capo del governo italiano – avevano aperto il cuore a qualche speranza. Non tanto a proposito di una possibile fuoruscita di Battista dal suo cliché di “terzista sempre e comunque” (tra due schieramenti o interessi contrapposti, così come tra le malefatte di Berlusconi e le ragioni della giustizia, il rispetto della legge, la dignità delle persone e delle istituzioni), quanto sull’effettiva imminenza della caduta del satrapo. Se persino uno come Battista comincia a ragionare non sui due supposti “schieramenti” rispetto ai quali porsi in posizione terza ma sulla gravissima sostanza dello scontro in atto – questa sembrava legittimare quella speranza – allora forse ha capito e ha notizie più o meno certe che questa volta per il potere berlusconiano è veramente cominciata la fine…

Invece, leggi la rubrica del lunedì di Battista e capisci che non è così: la parabola politica di Berlusconi potrebbe anche essere al tramonto, ma non è dalle posizioni di Battista che potremmo capirlo. Lui rimane lì, inchiodato al suo stereotipo di terzista a prescindere da tutto e da tutti. In questo, bisogna riconoscergli una coerenza praticamente inossidabile. Lui non cambia solo perché un vergognoso, disonorato e disonorevole uomo al potere possa essere lì lì per abbandonare la scena. Anzi, questa ipotesi farebbe venir meno improvvisamente uno dei due poli in mezzo ai quali egli dà il meglio di sé. Di più: in mezzo ai quali “è” e senza i quali “non è”. Per questa ragione il battistismo non può essere un indicatore di eventi in formazione. Si nutre di due schieramenti contrapposti, è capace di tradurre e ridurre a “due schieramenti contrapposti” la più complessa delle situazioni, ha bisogno di conservarli così come sono (due e contrapposti) nel proprio schema ideologico anche quando uno dei due “schieramenti” fosse con un piede nella fossa, salvo poi naturalmente a prendere atto di una nuova situazione (determinata e intuita da altri) nella quale andrebbe a individuare nuovamente “due schieramenti contrapposti” (quali che fossero) e a collocarsi nuovamente in posizione “terzista”.

Rimanendo all’oggi, Battista non entra nel merito del comportamento di Berlusconi; non dice se sia un criminale che va rimosso o un perseguitato; si inventa due blocchi contrapposti fra chi dice (per interesse di parte) che è un criminale e chi (per interesse di parte) che è un perseguitato; definisce senz’altro il primo blocco “sinistra” e il secondo “destra”, facendo strame di qualsiasi distinzione morale, etica, giudiziaria, istituzionale e politica.

Quello che la politica non capisce dell’etica” è il titolo di quest’ultimo frutto dell’astrattezza e dello schematismo concettuale di Battista, che s’intrufola fra questioni politiche, giudiziarie ed etico-morali, avvoltolandosi nella indifferente fissità della sua pretesa neutralità (simulata? strumentale? ipocrita? teorica?). Un’operazione consentita anche dal fatto che, effettivamente, ogni aspetto politico, giudiziario ed etico-morale della vicenda berlusconiana si presta a strumentalismi, manipolazioni e a differenti “interpretazioni”, per definizione piegabili a questa o a quella posizione precostituita da parte di politici e commentatori. Ma c’è un quarto aspetto della vicenda, artatamente o colpevolmente sottovalutato, anzi taciuto che riguarda una colpa di Berlusconi oggettiva, inequivocabile, non casualmente sorvolata dagli stessi scherani e avvocati di Berlusconi, anche solo per respingerla, e che da sola esige le dimissioni o il dimissionamento di Berlusconi (e forse anche, anzi senz’altro una più netta e pubblica censura e una doverosa, determinante iniziativa da parte del Presidente della Repubblica): l’offesa alla dignità delle istituzioni repubblicane. E’ appena il caso di ricordare almeno l’art. 54 della Costituzione italiana: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore…“.

Non è forse questo, Battista, “quello che il terzista non capisce” o fa finta di non capire? La dignità delle istituzioni. E forse anche quella del libero pensiero e della libera informazione.

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