”Ieri abbiamo sancito che se non passa il federalismo, si va al voto. Berlusconi è d’accordo. Ma passa al 100%”. Tiene l’asse tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, ma il Carroccio pone come condizione per far proseguire la legislatura ed evitare il voto anticipato il via libera ai decreti attuativi del federalismo. Il vertice a Palazzo Grazioli fra il premier e lo stato maggiore della Lega Nord non offre grandi sorprese. Da una parte il Cavaliere, insieme al Guardasigilli Angelino Alfano, al sottosegretario Gianni Letta e dall’avvocato-deputato Niccolò Ghedini. Dall’altro il Senatur con i ministri Roberto Calderoli e Roberto Maroni, i presidenti di Veneto e Piemonte Luca Zaia e Roberto Cota, i capigruppo Marco Reguzzoni e Federico Bricolo e Rosy Mauro, vice presidente del Senato. Assente Giulio Tremonti, solitamente presente durante i vertici fra Pdl e Lega. Nessuno lo conferma ufficialmente, ma fonti parlamentari del Pdl riferiscono che il titolare del ministero dell’Economia non era invitato. Prova – secondo le stesse fonti – della ‘distanza’ fra il premier e il titolare di vie XX settembre. Durante l’incontro i protagonisti hanno parlato del caso Ruby. E questa mattina Bossi ha invitato il Cavaliere a “essere più cauto”. E ha aggiunto: “Tutti insieme devono abbassare i toni. Anche i magistrati”.

Nel corso dell’incontro, riferiscono alcuni presenti, Berlusconi ha ripercorso le argomentazioni svolte nell’ultimo video-messaggio ai Promotori della Libertà, compresi i passaggi sul ‘caso Ruby’, come conferma la presenza di Ghedini. Il premier, oltre a ripercorrere tutte quelle che considera incongruenze dell’inchiesta, ha nuovamente attaccato i magistrati di sinistra, ribadendo che l’unico intento di questa indagine è quello di eliminarlo. Bossi, probabilmente, è d’accordo con lui, almeno stando alle dichiarazioni rilasciate ai cronisti entrando a palazzo Grazioli: ”L’hanno massacrato: non si è mai sentito un presidente del Consiglio massacrato in quel modo”. Poi, questa mattina, torna sul caso: ”Berlusconi deve essere più cauto. Tutti insieme devono abbassare i toni. Anche i magistrati”.

Sul piano politico, il Cavaliere ha confermato di voler procedere con la riforma della giustizia per porre un freno alla ‘magistratura politicizzatà. Ma soprattutto ha rassicurato gli alleati sui numeri in Parlamento, citando come prova i venti deputati di vantaggio registrati sul voto sulla relazione sullo stato della giustizia. Ma Bossi ha chiesto garanzie sul federalismo, ribadendo la “necessità assoluta che i decreti attuativi passino. Berlusconi si è detto sicuro che i numeri ci saranno, nonostante il caso Ruby abbia spinto il Terzo Polo a riconsiderare l’ipotesi del voto anticipato. Cosa che ha reso più complessa la mediazione avviata da Calderoli per ottenere il sì di finiani e centristi al federalismo.

Il premier, però, ha chiesto garanzie a Bossi sul dopo federalismo. Ottenendole. Tanto che, se passasse la riforma cara al Carroccio, Pdl e Lega intendono aprire una fase costituente – come ha spiegato Calderoli – con 6 o 7 importanti riforme “condivise” che saranno annunciate dal presidente del Consiglio, previa discussione con i vertici della Lega e nell’Ufficio di presidenza del Pdl. E fra queste, ovviamente, la riforma della giustizia tanto cara al premier, nonostante più di un leghista sia scettico sulla possibilità di approvarla senza il consenso delle opposizioni.

Opposizione che si fa sentire dopo il no dei comuni (leggi). Il Terzo Polo chiede infatti “una proroga della delega” sul federalismo. Lo fa in una nota congiunta a firma Baldassarri (Fli), Galletti (Udc) e Lanzillotta (Api). “Non siamo contrri alla riforma – si legge – ma il testo del decreto sulla fiscalità municipale così non va”.

Bossi e lo stato maggiore della Lega nord, arrivano a palazzo Grazioli. Presenti anche Alfano e Ghedini.

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