“Capitano d’industria” è un termine nato in Inghilterra nell’800 per indicare un uomo d’affari che accumula una considerevole ricchezza personale contribuendo al suo paese tramite: incremento della produttività, espansione dei mercati, creazione di nuovi posti di lavoro e atti di filantropia.

Il concetto di capitano d’industria ha avuto un successo enorme. La DC Comics, uno degli editori di fumetti più prolifici negli Stati Uniti, nel 1988 creò un gruppo di supereroi chiamati Capitani d’Industria: superuomini e superdonne di business che però, col proseguire della storia, confluivano in un altro gruppo di supereroi detto Squadra Suicida, fino ad estinguersi dalle pubblicazioni DC Comics.

La realtà è che i capitani d’industria costituiscono la classe dirigente, anche e soprattutto per scelta dei cittadini, che hanno visto in loro i promotori del vero progresso.

Ecco nel dettaglio le caratteristiche dei capitani d’industria italiani, visto che in ogni nazione i capitani d’industria hanno sviluppato superpoteri diversi e specifici.

Le ultime vicende riportate dai giornali descrivono capitani d’industria che tengono in mano le redini del paese e portano avanti progetti di sviluppo, presiedono comitati e consigli di amministrazione, gestiscono iniziative editoriali e dirigono organi d’informazione nazionali, in alcuni casi hanno ruoli istituzionali con necessità di partecipare ad assemblee e oneri di rappresentanza. Come trovano il tempo per fare tutte queste cose al meglio? Ci riescono.
Non solo, oltre a tutti questi impegni sono in grado di gestire alla perfezione anche il loro tempo libero.

Nel tempo libero i capitani d’industria italiani amano decomprimersi con attività di gruppo che necessitano di un’organizzazione fitta e continuativa. Ci sono holding finanziarie da gestire, approfondimenti giornalistici da portare avanti per, a titolo di esempio, il telegiornale del canale TV Rete4, impegni istituzionali di ogni sorta, assemblee da presiedere. Ci sono soprattutto progetti a medio-lungo periodo fondamentali per l’Italia, come il Ponte sullo Stretto di Messina. Nonostante questo carico di lavoro, grazie ai loro superpoteri, i capitani d’industria riescono a passare il loro tempo al telefono a rispondere a persone che hanno bisogno di aiuto. Sono tante, per lo più ragazze giovani, visti i tempi di crisi che colpiscono l’occupazione giovanile e femminile.

Un vero capitano d’industria italiano, con i superpoteri che si ritrova, trascorre le giornate a rassicurare le ragazze, che chiamano chiedendo di ricevere somme che vanno dai 500 euro ai 10.000 euro e più. Sono ragazze che hanno bisogno di aiuto e che toccano le corde della filantropia dei nostri supereroi. Alcune chiamano per dire che la sera prima non hanno ricevuto soldi, altre per dire che ne vogliono di più o che non è stato sufficiente il braccialettino con la farfallina.

Loro, i capitani d’industria, le ascoltano, poi chiamano i vertici e poi le richiamano. Decine e decine di chiamate al giorno che, con autentici superpoteri, i capitani riescono ad accordare ad una vita di profonda concentrazione, fatta di impegni per creare valore, generare occupazione, incrementare la ricchezza complessiva del paese. Del tutto al di fuori delle ridicole accuse di rendita di posizione e di cura dell’interesse personale che vengono mosse dagli invidiosi perdenti dell’opposizione. Gente che superpoteri di questo genere passa la notte a sognarseli. E si vede.

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