Il ministro Tremonti avrebbe paragonato la situazione economica italiana e mondiale attuale a un videogame: appena sconfitto un mostro, ne appare un altro.

Tralascio il fatto che non può non tornare in mente il Tremonti-Guzzanti vestito da scolaretto che viene buttato fuori dal gestore di un bar perché prende a calci la macchinetta di un videopoker a cui continua a perdere – e anche il Tremonti-Guzzanti che discetta sul carattere ineluttabile della crisi con la metafora del cetriolo globale, che di tanto in tanto vola basso.

Mi è invece tornata in mente un’intervista a Helmut Schmidt (EUobserver.com, 7 dicembre 2010) in cui l’ex Cancelliere tedesco si scaglia contro gli attuali leader europei (e in particolare Angela Merkel) colpevoli, secondo lui, di non conoscere abbastanza la realtà economica globale in cui gli Stati si trovano ad operare (e il più delle volte ad arrancare). Con la conseguenza che questi leader devono imparare il loro lavoro strada facendo, e commettono troppi errori.

Purtroppo le ultime settimane di crisi danno ragione a Schmidt: con le loro dichiarazioni contraddittorie e azioni tardive (o mancanza di azione), i nostri leader continuano a porgere il fianco ai mercati, al punto da estendere i rischi a PortogalloSpagnaBelgio e magari anche Italia (vedi Debito, l’effetto Portogallo ora si sente anche in Italia sul Fatto di mercoledì 12 gennaio). La cacofonia è totale, non solo tra leader ma anche all’interno degli Stati (vedi per esempio German MPs clash on future of eurozoneFT.com del 15 dicembre 2010).

Tornando al videogioco, c’è un aspetto della metafora che Tremonti non ha probabilmente considerato ma che a me sembra invece calzante. Non si può mai vincere al primo giro. In un videogioco si vince dopo aver capito cosa bisogna fare ad ogni passo, e lo si capisce con il trial and error – cioè dopo qualche game over e con diverse vite a disposizione.

Nell’economia globale non sono sicuro che l’Italia (o chiunque altro) abbia molte vite a disposizione, e il trial and error, giustamente condannato da Schmidt, dovrebbe essere evitato attraverso l’esperienza e il più alto livello di competenza. Del ministro stesso, ma anche e soprattutto del suo entourage e dei suoi consiglieri.

Colpisce che, nell’intervista citata a Schmidt come in molte altre sulla crisi dell’euro, le poche lodi e attestati di stima vadano in genere a non eletti, a “tecnici” tra cui Trichet o il compianto Padoa-Schioppa. Ovviamente e giustamente però, le grandi decisioni necessarie non possono prenderle loro.

Perciò mi sento di lanciare un appello accorato: cari leader, non siate terrorizzati da cosa i giornali (non in Italia, dove non mordono, ma magari altrove) scriveranno di voi se prendete decisioni impopolari. Ascoltate gli esperti, fatevi consigliare da loro, ma da esperti di economia e non solo di immagine!

Perché quelli di immagine possono ritardare il game over per il vostro mandato, ma quelli di economia possono evitarlo per tutti noi, poveri sudditi.

Disclaimer: Come riportato nella bio, il contenuto di questo e degli altri post del mio blog è frutto di opinioni personali e non impegna in alcun modo la Commissione europea.

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