Veglia funebre per Antoine De Leocour e Vicent DeloryL’ultimo rapimento (7 gennaio) e uccisione (8 gennaio) in Niger a opera dei terroristi di Aqmi (Alain Juppé, ministro francese della difesa è assolutamente sicuro che si tratti dei seguaci di Al Qaeda) è un vero colpo al cuore. Coglie di sorpresa e fa doppiamente paura perché le due vittime, i francesi Antoine de Léocur e Vincent Delory, non viaggiavano su remote piste sahariane, in aree a rischio, né lavoravano per Areva, la multinazionale dell’uranio, il “nemico”, come i cinque francesi sequestrati con un togolese e un malgascio il 16 settembre scorso ad Arlit, città mineraria a 1.200 chilometri dalla capitale.

Sabato prossimo, 15 gennaio, Antoine de Léocur, francese di Linselle (Lille) e Rakia Hassan Kouka, nigerina, avrebbero dovuto sposarsi a Niamey. Antoine, 25 anni, aveva lavorato fino allo scorso marzo in Niger come cooperante per l’Ong tedesca Help, da sei mesi era responsabile dei progetti di Aide Médicale Internationale nella Repubblica Centrafricana. Era tornato a Niamey per il matrimonio con Rakia, conosciuta nel luglio 2008: un classico colpo di fulmine, a detta degli amici.

Grande amico di Antoine – si conoscono dall’asilo – Vincent Delory, ingegnere informatico, era arrivato da poche ore nella capitale nigerina. Doveva essere il testimone di nozze dello sposo.

La sera di venerdì 7 gennaio i due venticinquenni sono a cena a Le Toulousain, nel quartiere centrale di Plateau. Non sono i soli expat: ai tavolini bassi del popolare locale c’è il responsabile in Niger di Oxfam, Ong britannica, ci sono dei cooperanti spagnoli. Non sono mai stata a Le Toulousain, però conosco Niamey e non mi è difficile immaginare suoni, colori, la birra ghiacciata, gli spiedini di capitaine, l’ottimo pesce del Niger – il fiume che attraversa la città.

Niamey è cresciuta molto negli ultimi anni. Ha però conservato l’atmosfera, calma e rallentata, di un grande villaggio; non c’è il traffico caotico di Bamako o Dakar. La città, in clima elettorale per le prossime municipali e presidenziali (8 e 31 gennaio), è tranquilla: i militari francesi hanno festeggiato Capodanno con le loro famiglie all’hotel Gaweye, qualche poliziotto pattuglia le strade.

Una serata felice per i due giovani francesi, molte cose da raccontarsi, altri amici devono raggiungerli per queste nozze in terra africana.

Poi un film che non c’entra nulla con le loro vite. Il sequestro, la fuga nella notte verso il confine con il Mali. Gli elicotteri francesi entrano in azione, l’Eliseo vuole impedire che anche questi rapiti vengano inghiottiti dalle sabbie dell’Adrar des Ifoghas, rifugio di Aqmi. La morte. Stamattina, 12 gennaio, i corpi di Antoine e Vincent sono stati rimpatriati a Parigi all’aeroporto Charles de Gaulle.

Avevo in programma di tornare a Niamey a fine gennaio. Con alcuni amici sosteniamo un piccolo comune saheliano, Abalak, a nord di Niamey. Ci sono stata l’ultima volta nel marzo 2009, ora la zona è a rischio, così ci saremmo incontrati con i responsabili dell’Ong nigerina Pdr e con le persone della municipalità nella capitale. Che fino a venerdì scorso era considerata zona verde per le ambasciate occidentali. Dal 9 gennaio la Farnesina alla voce Niger annuncia “sono sconsigliati viaggi a qualsiasi titolo nel Paese, compreso il transito”.

(Nella foto, una donna firma il “libro delle condoglianze” durante la veglia funebre per Antoine De Leocour e Vicent Delory in Francia)

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