Il brand del Comune di Milano è finito su magliette fatte in Bangladesh, felpe stampate in Cambogia e gadget vari prodotti in Cina. Nulla di male, se non fosse che ad affidare marchio e dicitura “design 100% made in Milan” siano stati il sindaco, Letizia Moratti, e l’assessore comunale leghista, Alessandro Morelli. I due lo scorso 27 luglio scorso, presentando l’iniziativa, avevano annunciato che “i simboli che caratterizzano la città” sarebbero finiti su “prodotti di alto standard qualitativo”, scelti con “particolare attenzione ai tratti di creatività grafica e di design, agli aspetti innovativi dei materiali utilizzati, di processo di filiera, di attenzione all’ambiente e alle disabilità”. Non solo, Letizia Moratti si era spinta a garantire che “nella fase di realizzazione, un ampio spazio verrà dato alla valorizzazione delle eccellenze produttive presenti sul territorio, con il coinvolgimento di aziende milanesi e nazionali”. E invece, i prodotti sono tutto fuorché made in Italy e persino la gestione del merchandising è stata affidata a un’azienda di Torino, lontani da Milano e dalla Lombardia.

A denunciarlo è stato il giovane consigliere comunale del Pd, Pierfrancesco Maran che oggi ha chiesto le dimissioni dell’assessore leghista. “Per Morelli – ha spiegato Maran – valorizzare le eccellenze produttive presenti sul territorio significa andare a produrre in Cina, Cambogia e Bangladesh. La tradizione tessile lombarda, secondo la Moratti e Morelli, non è quindi in grado di produrre interamente nemmeno una felpa, tra l’altro venduta al costo di €39.90”. Morelli e Moratti sono stati costretti a correre ai ripari. L’assessore si è difeso sostenendo che “sono le regole del mercato”, mentre il sindaco ha dovuto fare un passo indietro promettendo che nel futuro presterà “maggiore attenzione al made in Italy”.

Rimangono senza risposte alcuni dei quesiti posti da Maran: “Siamo sicuri che sia un buon modo di promuovere la città di Milano vendere a milanesi e turisti prodotti realizzati nel Sud Est asiatico sbandierandoli per milanesi? Il Comune ha verificato il rispetto di standard accettabili di condizioni di lavoro e dell’ambiente da parte dei produttori di Bangladesh, Cambogia e Cina? Solo nella provincia di Milano – ha ricordato il consigliere del Pd – ci sono oltre 4mila imprese tessili che stanno cercando di resistere alla crisi, donne e uomini che con il lavoro rappresentano una delle eccellenze da difendere e valorizzare del nostro territorio”.

All’assessore, Maran chiede “dov’è finita la tanto sbandierata difesa della produzione lombarda da parte della Lega Nord? I manifesti della Lega “Basta produrre in Cina” sono solo chiacchiere per ingannare gli elettori. Possibile che l’Assessore Morelli se ne freghi? Certo, questa non è né la prima né l’ultima incoerenza della Lega Nord, ricordiamo che solo pochi giorni fa Luca Zaia ha brindato al capodanno in un ristorante giapponese gestito da ristoratori cinesi suscitando l’ira dei colleghi veneti”, ricorda Maran. “Di assessori come Morelli c’è più bisogno in Cambogia che a Milano”. Delle decine di prodotti con il marchio Milano, ha concluso Maran “siamo certi che sia al 100% italiano solo il panettone”. Ma anche il dolce tipico milanese con il brand della città è stato infatti prodotto fuori Milano, in una pasticceria vicentina.

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